Alla Biblioteca Ernesto Ragionieri di Sesto Fiorentino è ospitata la mostra “Archeologia svelata a Sesto Fiorentino. Momenti di vita nella piana prima, durante e dopo gli Etruschi”, che presenta il corredo principesco della Tomba della Montagnola, uno dei monumenti etruschi più importanti dell’Italia centrale, e ricostruisce la storia di questo territorio, esponendo reperti unici, dal Neolitico all’età romana.
Fino al 31 luglio 2024 l’esposizione racconterà momenti di vita nella piana prima, durante e dopo gli Etruschi, una mostra con straordinari reperti provenienti dal territorio di Sesto Fiorentino, testimonianze di una storia lunga millenni, dal Neolitico all’età romana.
Un’occasione unica per ammirare cimeli solitamente non visibili perché conservati nei depositi.
Il tesoro della Tomba della Montagnola
La Tomba della Montagnola fu scoperta nel 1959 da Giacomo Caputo tra i pionieri dell’archeologia del Novecento, che con il suo lavoro diede impulso alla ricerca sia in Italia che nel Mediterraneo.
Lo studioso capì subito di trovarsi di fronte ad un sito unico e la definì, insieme al vicino sepolcro detto “della Mula”, “il segno più alto toccato dall’architettura etrusca nel senso dell’edificare”.
La struttura, un monumento funerario a tholos, caratterizzato cioè da un’ampia camera circolare coperta da una falsa cupola di blocchi di pietra e rivestita all’esterno da un tumulo di terra.
La Montagnola è una delle poche tombe che si sono mantenute inalterate fino ad oggi, con le tracce ancora visibili di un ricco apparato di affreschi e graffiti, che presentavano iscrizioni e altri segni, quali elementi zoomorfi e fitomorfi.
Nonostante sia stata più volte depredata, durante gli scavi del sito condotti alla fine degli anni ‘50 furono ritrovati molti reperti di straordinaria fattura, un vero e proprio tesoro.
La Tomba infatti è stata costruita nella seconda metà del VII secolo a.C. per ospitare le spoglie di una nobile famiglia etrusca esponente della classe più alta che deteneva il controllo del territorio, delle attività e delle strade e che, commissionando la costruzione di queste architetture monumentali, esibiva il proprio prestigio sociale ed economico.
Allo stesso modo il corredo funebre, costituito da oggetti rari e preziosi, aveva la funzione di mostrare i numerosi privilegi personali, militari e politici dei defunti.
Il nucleo principale dell’esposizione mette in mostra proprio il tesoro: diversi unguentari, o alabastra, i piccoli vasi utilizzati per la conservazione di profumi e oli da massaggio; una fibula in oro a forma di sanguisuga e una tenia, elemento decorativo, con rosette applicate; statuette e placchette in osso decorate e incise; numerosi avori e alcune pissidi; una porzione di sgabello pieghevole, tipico del mondo etrusco; infine, di particolare pregio, un uovo di struzzo finemente decorato, con tutta probabilità corpo centrale di un recipiente più ampio, e la sua base in avorio.
L’Età del Rame e l’Età del Bronzo
Archeologia svelata prosegue mostrandoci vestigia dell’Età del Rame, dell’Età del Bronzo.
Dell’età “Campaniforme” – così chiamata perché con essa, tra il III e il II millennio a.C., si diffuse l’uso di contenitori dalla forma, appunto, di campana – l’esposizione permette di ammirare alcuni frammenti di ceramica decorata nello stile caratteristico di questa fase, strumenti di selce e una splendida pintadera, uno stampino che serviva per decorare il corpo, il pane o i tessuti, in questo caso dal motivo a zig-zag.
A testimonianza della frequentazione nell’età del Ferro, sono esposti alcuni materiali della cultura “Villanoviana”, ovvero la fase più antica della civiltà etrusca, che si sviluppò dall’inizio del I millennio fino all’VIII secolo a.C.
Peculiarità del periodo villanoviano era l’uso di conservare le ceneri dei defunti all’interno di vasi dalla forma di doppio cono, spesso chiusi da una ciotola-coperchio. Ecco quindi, in mostra, due cinerari biconici, dei quali uno decorato a traforo, provenienti dalle necropoli di Val di Rose e Madonna del Piano.
Un gocciolatoio a testa di pantera e una figura maschile in bronzo, indizi della presenza di un edificio di culto nella zona, aprono la sezione dedicata a “Gli Etruschi nel territorio”.
Oltre alle abitazioni e ai siti produttivi, dovevano essere presenti a Sesto Fiorentino anche necropoli di un certo rilievo, come ci racconta il ritrovamento di alcune stele decorate, tra cui quella esposta in mostra con una figura maschile, forse l’effigie di un guerriero.
Il percorso espositivo si conclude con alcuni oggetti risalenti all’età romana: una brocca, lucerne, monete in bronzo e una collana d’oro emersi dalla villa romana di Petrosa, oltre ad una testa marmorea di Hermes proveniente dal ninfeo di Settimello, i cui resti, ritrovati nei pressi dell’omonima chiesa, sono probabilmente ascrivibili ad un complesso termale di pertinenza di una dimora o di una statio della via Cassia.