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Andrea Bonfiglio, un mister pratese vince il premio Mondonico: “Vi presento il mio calcio sociale”

Riconoscimento promosso dal Coni che premia tecnici e dirigenti che vivono lo sport come strumento di inclusione e di integrazione. La nostra intervista all’allenatore pratese

Andrea Bonfiglio

“Cosa mi spinge? Quello che penso è che probabilmente molti di questi ragazzi non diventeranno calciatori professionisti da grandi, invece sicuramente tutti saranno adulti e tutti vivranno nella società civile”.

Andrea Bonfiglio è un allenatore toscano, di Prato, dopo aver militato in varie squadre giovanili del territorio, oggi fa il mister nel Paperino San Giorgio e nelle prossime settimane riceverà a Roma dal Coni il premio “Mondonico”, riconoscimento nazionale ispirato e dedicato alla memoria di Emiliano Mondonico, indimenticabile allenatore di Torino, Napoli, Fiorentina e Atalanta.

Promosso in collaborazione con FSN, EPS e DSA, il premio Mondonico è stato istituto per premiare tecnici, dirigenti o altri operatori che declinano lo sport come strumento di inclusione e di integrazione .

Andrea, classe 1985, da quindici anni allena giovani calciatori, li allena a segnare sia in campo che nella vita. È infatti per il suo impegno profuso nel promuovere iniziative contro il razzismo e a favore dell’inclusione che il Coni lo ha inserito tra i vincitori dell’edizione 2022 del premio . A valere al mister pratese il riconoscimento del Coni le numerose iniziative che organizza in sinergia con la dirigenza e le famiglie dei suoi allievi per stimolare in loro, attraverso il pallone, la curiosità e la conoscenza della memoria, insegnando ai ragazzi che non esistono avversari, che anche con indosso maglie di colori diversi, in campo come fuori dal campo, siamo tutti uguali. Viviamo tutti nella stessa società civile .

Nel 2015 insieme agli Esordienti (ragazzi intorno ai 12 anni, ndr) del Jolly Montemurlo eravamo in Germania per un torneo e fu l’occasione, in accordo con la dirigenza e i genitori, di portare i ragazzi in visita al campo di concentramento di Dachau”, racconta il mister. Una visita che si inserisce in un percorso che Bonfiglio porta avanti ogni anno con tutti i suoi giovani giocatori accompagnandoli  in visita al museo della Deportazione e della Resistenza di Figline di Prato.

Credo sia importante che lo sport, il calcio, non resti chiuso in se stesso ma che anzi apra ad orizzonti diversi e sociali, spiega.

Andrea cos’è per te il calcio?

Per me lo sport ha dà sempre una connotazione anche sociale. E noi allenatori prima di essere “maestri” di calcio dobbiamo essere educatori. Spesso purtroppo anche nel settore dilettantistico assistiamo a brutte scene in campo, insulti agli arbitri, parapiglia, e credo sia invece compito di noi allenatori dare un esempio diverso, io vado molto fiero del fatto che in quindici anni di attività da allenatore non ho mai ricevuto un provvedimento disciplinare o una squalifica. Forse questi ragazzi non diventeranno calciatori professionisti ma un giorno saranno adulti inseriti in una società, insegnare loro qualcosa di più oltre al gesto tecnico non può che fare del bene alla loro formazione”.

Questo tuo modo di insegnare un “calcio sociale” ha dato dei frutti?

Assolutamente si, nella partecipazione dei ragazzi e delle famiglie alle varie iniziative sempre accolte con grande entusiasmo. E poi c’è un ritorno anche in campo. Faccio l’esempio di uno dei miei ragazzi che ha ricevuto un cartellino verde durante la partita, una sorta di attestazione di fair play, poiché ha segnalato all’arbitro che aveva fischiato in suo favore che in realtà quel calcio d’angolo non c’era dimostrando grande correttezza e onestà”.

Veniamo al premio. Tra poche settimane riceverai il premio Mondonico, te l’aspettavi?

“Sinceramente non me lo aspettavo, sono rimasto sorpreso ma mi fa molto piacere, ripaga anche degli sforzi fatti in questi anni perché noi allenatori impegnati nel settore dilettanti, non alleniamo di professione ma ci districhiamo tra lavoro e campi da calcio, impegniamo le domeniche e i festivi per questa passione cui io ho sempre cercato di dare una certa impronta sociale e questo è un premio a questo impegno”

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