Sarà l’effetto del turn over, sarà che quello della mancanza dei docenti è un per l’Italia un problema strutturale, fatto sta che anche nell’anno accademico in partenza non ci saranno professori sufficienti a coprire la domanda di cattedre.
Un problema di procedure, troppo lente per preparare concorsi e relative assunzioni. Un problema di precariato, un problema tanto più urgente in questa scuola post Covid, che dovrà fare i conti con le distanze in classe. E mentre le scuole si preparano per la prima campanella dopo il lockdown, a Prato insegnanti, alunni e genitori, con il supporto della Provincia di Prato, ente di competenza per le scuole superiori, hanno lanciato una petizione online su Change.org per chiedere alla Ministra Azzolina azioni concrete per “garantire un adeguato numero di cattedre e classi dai numeri ridotti, che favoriscono una migliore didattica, a beneficio di studenti e insegnanti e assicurare alla scuola pratese, che registra una continua crescita della popolazione scolastica, un futuro dignitoso”.
Prato, tra l’altro, è una realtà giovane con una costante crescita demografica ed ha saputo tadattare l’offerta formativa alle nuove esigenze del mondo lavorativo. Le scuole superiori pratesi raccolgono, ogni anni, sempre più adesioni di studenti anche dall’hinterland fiorentino e pistoiese, complici alcuni corsi che hanno introdotto laboratori sperimentali legati al fiore all’occhio della città, il tessile chimico-tintorio. I vero catalizzatori però sono i corsi di cinese e in cinese parte integrante dell’offerta formativa cittadina.
Nei giorni scorsi i genitori sono scesi in piazza, hanno alzato a voce, i ragazzi hanno scritto in massa alle istituzioni e hanno trovato nella Provincia un interlocutore che ha fatto propria la loro causa: “No alle classi pollaio”. In pochi giorni la petizione ha già raccolto 1000 firme e rimbalza nelle chat di Whatsapp.
“Come è possibile che si accorpino le classi in un anno in cui dovrebbero aumentare le distanze tra i banchi?”. Questa, in soldoni, la domanda che i firmatari vorrebbero porre alla Ministra.
“La scelta dell’accorpamento delle classi, benché in linea con la normativa vigente, risulta del tutto incoerente anche con le indicazioni del governo in merito al distanziamento fisico necessario a fronteggiare la situazione sanitaria segnata dal coronavirus, che ci accompagnerà sicuramente anche nei prossimi mesi”. E in effetti, guardandosi un po’ in giro, gran parte delle amministrazioni si stanno attivando con soluzioni flessibili per garantire più spazi e quindi più sicurezza. A Scandicci, ad esempio, alla media Spinelli hanno ultimato proprio recentemente l’abbattimento di una parete in cartongesso per allargare un’aula.
“Investire sugli insegnanti, sul personale di supporto e, in generale, sul mondo della scuola rappresenta un modo concreto per investire sul futuro del Paese” si legge in conclusione della lettera.
In realtà la stessa Ministra è sulla stessa linea tanto che con decreto del 3 giugno ha confermato e ampliato il numero di docenti, o potenziali tali, che potranno partecipare al concorso straordinario per coprire le cattedre nei prossimi anni accademici.
Le domande resteranno aperte fino a fine mese (31 luglio). In Toscana sono 2592 i posti da assegnare tra scuole di primo e secondo grado.