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Alla scoperta di Galileo Chini: viaggio nei luoghi dell’artista

Galileo Chini ha lasciato una traccia indelebile del suo genio artistico in molti luoghi toscani, da edifici storici ad alberghi, passando per palazzi comunali, terme, residenze private, soffitti e facciate decorate con il suo tocco inconfondibile

Gran Caffè Margherita

Nato a Firenze il 2 dicembre 1873 e morto sempre a Firenze nel 1956 Galileo Chini è stato un artista rivoluzionario che oltre ad aver viaggiato a lungo in Oriente da cui ha riposrtato il suo squisito gusto per le decorazioni, ha spaziato in ogni campo dell’arte: dalla pittura, alla cercamica, dal teatro all’architettura. 

L’artista, maestro dello stile LIberty, ha lasciato una traccia indelebile del suo genio artistico in molti luoghi toscani, da edifici storici ad alberghi, passando per palazzi comunali, terme, residenze private, soffitti e facciate decorate con il suo tocco inconfondibile.

In provincia di Arezzo, proprio nella città capoluogo, troviamo Palazzo Albergotti, oggi sede dell’Archivio di Stato. Nel 1905 Chini ne curò l’intera decorazione, dai dipinti murari alle parti in pietra serena e in ceramica.

Anche la provincia di Pisa ha un‘importante testimonianza chiniana, vale a dire il Museo del Palazzo Comunale e del Loretino di San Miniato. Nella Sala delle Sette Virtù, dove anticamente si riunivano i governanti della città, incontriamo un Chini restauratore: fu qui che nel 1897-98 si cimentò per riportare a nuova vita le decorazioni a tempera su muro eseguite tra XIV e XV secolo.

In provincia di Firenze sono molti i luoghi che testimoniano il suo estro artistico, a partire dall’Accademia delle Arti del Disegno. Fondata da Cosimo I de Medici e Giorgio Vasari, nel 1563 è diventata la prima accademia d’arte pubblica al mondo. Chini partecipò attivamente alla vita dell’Accademia, ai dibattiti ed ai progetti culturali e fu eletto “accademico residente” nel 1926, ovvero il più alto grado, rimanendo legato all’Istituto fino alla sua morte.

Sempre nel capoluogo di regione troviamo Palazzo Grifoni Budini Gattai, uno fra i più eminenti esempi di architettura fiorentina rinascimentale. Il piano nobile, preziosamente decorato e affrescato, fra gli altri, da Galileo Chini, ospita oggi la Fototeca del Kunsthistorisches Institut ed è da annoverare fra le più importanti e meglio conservate testimonianze della cultura rappresentativa delle élites fiorentine tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento.

Sempre a Firenze, in Via de’ Malcontenti, si trova la Pia casa di lavoro di Montedomini, ex lazzaretto che dal 1905 accoglie due grandi opere di Chini: le “Rimembranze garibaldine” in Sala Ballerini, e “Mater dolorosa e soldato” nel Guardaroba Storico.

Oltre ai suoi meravigliosi dipinti, nei quali emerge tutta la suggestione e l’incanto per i luoghi visitati, Galileo Chini riportò dal Siam anche una collezione di cimeli orientali che nel 1950 donò al Museo di Antropologia e Etnologia di Firenze. La collezione comprende numerosi manufatti pregevoli per rarità e raffinatezza di esecuzione, rivelatori della sua sensibilità artistica.

Villa argentina

A Borgo San Lorenzo troviamo Villa Pecori Giraldi, oggi sede del Chini Museo e Contemporary: l’edificio custodisce un ricco patrimonio di opere d’arte chiniane e gran parte della decorazione pittorica è opera dei vari componenti della sua famiglia, come decorazioni murarie, estese su tutto il corpo centrale dell’edificio, ceramiche, bozzetti di scenografie per il teatro, vetrate e disegni preparatori che attestano la poliedricità dell’artista.

Infine a Bagno a Ripoli troviamo il Cimitero Monumentale della Misericordia dell’Antella, considerato tra i più rinomati e importanti cimiteri monumentali d’ Italia sia per le dimensioni, sia per le opere d’arte che vi sono raccolte. Ed è proprio all’interno di questo cimitero, nella Cappella di San Silvestro, che riposano Galileo Chini, la moglie Elvira e la figlia Isotta.

Passando alla provincia di Lucca, troviamo a Viareggio un’importante testimonianza chiniana, vale a dire il Gran Caffè Margherita di Viareggio, uno dei luoghi di villeggiatura più importanti della Bella Epoque italiana ed europea.

Nella ‘Perla del Tirreno’, come era chiamata la Viareggio che fu, il Margherita con le cupole orientali testimonia la grande passione orientalista diffusa all’epoca, che in musica si ritrova in Madama Butterfly e Turandot di Giacomo Puccini. Al suo interno la sala principale conserva nel soffitto, decorato da Tito Chini così come la loggia aperta sull’esterno, dipinti con cornucopie, putti e uccellini in stile Decò e lucernari in vetro.

Molti degli edifici della passeggiata di Viareggio sono decorati dalle ceramiche della Manifattura Fornaci San Lorenzo di Galileo Chini, un vero e proprio museo a cielo aperto dello stile eclettico del tempo.

A Viareggio si trova anche Villa Argentina, un meraviglioso gioiello artistico ed architettonico in stile liberty e modernista del primo novecento, di cui Chini decorò la parte superiore con il più grande paramento ceramico della città, un susseguirsi di putti, festoni e rami intricati, popolati da splendidi uccelli multicolori.

Villa Museo Giacomo Puccini

A Lido di Camaiore troviamo La Casa delle Vacanze, un edificio bianco, semplice, in cui richiami alla secessione viennese si uniscono a echi d’oriente, con un giardino rigoglioso e un interno arioso. Chini vi tornò ogni estate, fino alla fine dei suoi giorni, dipingendo moltissimi paesaggi dei dintorni che costituiscono un’elegia pittorica in onore del mare, delle montagne, delle pinete e della luce della Versilia.

Spostandosi a Torre del Lago troviamo Villa Museo Giacomo Puccini, che contiene al suo interno un grande pannello ceramico (che ora si trova sopra il camino della sala) decorato da Galileo Chini. Fu l’artista Plinio Nomellini, amico di entrambi, a presentare Chini al Maestro Giacomo Puccini.

A Lucca troviamo il Palazzo delle Esposizioni della Fondazione Banca del Monte di Lucca che ospita l’Archivio Galileo Chini di Lido di Camaiore, che è stato oggetto di un complesso lavoro di riordino e inventariazione triennale, curato da Promo PA Fondazione e realizzato in collaborazione con l’Istituto Storico Lucchese, grazie al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca.

In provincia di Pistoia la Città di Montecatini conserva molte e importanti testimonianze del genio creativo di Galileo Chini. Nel centro storico cittadino, il primo edificio in cui interviene è il Padiglione dei Sali, progettato da Giulio Bernardini nel 1903 per essere adibito alla vendita dei famosi Sali Tamerici. Bernardini chiamò Chini per decorare anche uno dei primi alberghi della città, l’albergo La Pace, che prometteva la pace in un periodo di continui conflitti. Nel grande soffitto del salone principale, egli dipinse fluttuanti figure femminili, putti e alberi su un fondo blu brillante di grande raffinatezza e più tardi realizzò anche la vetrata d’ingresso.

Altra testimonianza della poliedrica attività di Chini sono le Terme Tamerici, all’interno delle quali realizzò decorazioni murarie, vetrate, ceramiche, lucernari, pavimenti e pannelli in maiolica policroma e a lustro, sviluppando in maniera personalissima la simbologia acquatica. Grazie alle sue Terme nei primi anni del ‘900 Montecatini viveva un grande fermento ed era diventata una città alla moda e molto frequentata.

Nel 1911 il Consiglio Comunale deliberò la costruzione di un nuovo Palazzo Municipale. Inaugurato nel 1920, in questo Palazzo Chini lascia una testimonianza importante: è da poco finita la guerra e nelle pitture sul soffitto dello scalone principale l’artista dà forma alle sue aspettative morali fondate sulla pace, il lavoro, la sapienza. Chini disegna anche il lucernario e i vetri che ornano l’edificio delle poste al piano terra del Palazzo.

Terme Tamerici

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