sfoglia la gallery
© Roberto Cavalli

Musica /

Alessandro “Asso” Stefana: il viaggio alle origini del folk di un esploratore del suono

Nella Sala Vanni di Firenze venerdì 28 febbraio arriva in concerto Alessandro Asso Stefana per presentare il suo ultimo progetto solista prodotto da Polly Jean Hervey, un viaggio tra folk e ambient, tra passato e presente

Venerdì 28 febbraio arriva in concerto alla Sala Vanni di Firenze, all’interno della rassegna Glorytellers a cura di Musicus Concentus, il chitarrista, compositore e produttore Alessandro “Asso” Stefana.

“Asso” Stefana è uno di quei musicisti capaci di muoversi con naturalezza tra mondi sonori diversi, intrecciando rock, blues, folk e sperimentazione in un linguaggio unico e suggestivo.

Nato in Italia, il suo talento lo ha portato a collaborare con artisti di fama internazionale, tra cui Vinicio Capossela, Mike Patton e i Guano Padano, il trio da lui fondato che mescola atmosfere cinematografiche, sonorità western e improvvisazione.

Tra strumenti vintage e sonorità evocative, Stefana è un esploratore del suono, capace di trasformare ogni nota in un racconto.

A Firenze Stefana presenterà il suo ultimo disco solista che può vantare la produzione di niente meno che la ‘divina’ Polly Jean Harvey.

Nell’album anche un omaggio a Roscoe Holcomb, figura fondamentale della musica folk americana del novecento, di cui Stefana ha recuperato le registrazioni dagli archivi della Smithsonian Folkways Recordings.

Chi è veramente Alessandro Asso Stefana? Lo scopriamo nella nostra intervista

Alessandro Asso Stefana – © Roberto Cavalli

Ciao Alessandro, ho letto che questo disco non volevi pubblicarlo, ci hai messo un po’ di tempo a lasciarlo andare, come mai?

Non ho un motivo vero e proprio ma è un disco a cui ho sempre tenuto molto e che trovo molto “fragile”. È un disco puro, senza tanti fronzoli e in controtendenza rispetto alle produzioni contemporanee. Volerlo tenere in un cassetto forse era un modo di proteggerlo da questi tempi in cui la musica viene fruita in una maniera che non mi trova molto d’accordo. Finché ho potuto me lo sono tenuto.

è un disco a cui ho sempre tenuto molto e che trovo molto “fragile”. È un disco puro, senza tanti fronzoli e in controtendenza rispetto alle produzioni contemporanee

Come mai nel tuo disco hai deciso di fare un omaggio a Roscoe Holcomb, cosa ti affascina di questo musicista-minatore?

Sono un amante del genere praticamente da sempre e un cultore del folk delle origini. La voce di Roscoe Holocomb l’ho ascoltata per la prima volta nella Antology of American Folk Music, una pubblicazione degli anni ’50 che è una miniera d’oro per gli amanti della musica folk. La voce di Roscoe mi ha fatto sobbalzare, è stato un colpo di fulmine. Da lì ho cominciato ad appassionarmi e approfondire la sua opera, è un amore che continua ancora oggi.

Non capita tutti i giorni di avere come produttrice PJ Harvey, hai suonato con lei a lungo, raccontaci qualcosa di come avete collaborato per questo disco, siamo troppo curiosi

Non capita spesso anche perché da quanto so, l’unica altra sua produzione sono stati cinque brani di Marianne Faithfull, in uno degli ultimi dischi che ha fatto. Non credo che abbia prodotto altri artisti, quindi è una cosa che mi fa davvero piacere. Io ho suonato e registrato con lei nel disco “The Hope Six Demolition Project”, da lì siamo sempre restati in contatto. Lei ha ascoltato la mia musica e mi ha chiesto di tenerla aggiornata quando avessi scritto cose nuove perché ci teneva molto. Quindi finito il tour ho ripreso in mano i canovacci di musica che avevo lasciato da parte e ho iniziato a mandarglieli in maniera molto informale, non c’era ancora nessuna idea di fare un disco. Abbiamo iniziato a scambiarci idee e alla fine mi sono accorto che il disco c’era, era lì sotto i miei occhi. Lei mi ha dato una mano enorme nella stesura dei brani, è andata così.

Alessandro Asso Stefana – © Roberto Cavalli

Hai registrato il disco in vari luoghi, si potrebbe dire che è un disco itinerante…

Un po’ si, itinerante perché quando ho iniziato a registrarlo avevo un piccolo studio dove ho cominciato ad abbozzare le prime cose, nel frattempo mi sono spostato in un altro posto. Un brano l’ho registrato in Irpinia, mi trovavo lì con Vinicio Capossela al festival che lui organizza lo “Sponz Fest”. Un pomeriggio avevo questo brano che volevo assolutamente registrare con un musicista a cui tenevo molto, Mike Kinney che suona il violino folk. Ci siamo appartati un’oretta ed il pezzo è nato così.

Ho letto che sei stato “scoperto” da Paolo Benvegnù, qual è il tuo ricordo di lui?

Sì, è vero, più che scoperto è stata la persona che davvero mi ha instradato nel vero senso della parola. Quando l’ho conosciuto ero ancora minorenne, fai te. Avevo fatto una piccola demo con il mio gruppo dell’epoca su cassetta, perché ancora si facevano le cassette. Gliela diedi alla fine di un concerto e dopo qualche giorno mi telefonò a casa, al fisso, dicendo che una musica così non l’aveva mai sentita e che ci avrebbe ospitati nel suo studio per registrare bene la demo. Registrammo in questa casa bellissima sul lago, in cui loro stavano finendo “Armstrong”. Paolo aveva già capito che ero predestinato a fare musica, così mi chiese se li volevo accompagnare in tour. Fu lui a convincere i miei genitori che non si fidavano a lasciarmi andare in tour con un gruppo rock in giro per l’Italia. Venne personalmente alla mia festa dei 18 anni. Lui è la persona che mi ha messo sulla buona strada.

Oltre alla tua carriera solista stai suonando anche in altri gruppi? So che sei un musicista infaticabile

Nei prossimi mesi suonerò con Vinicio, con lui è una collaborazione che va avanti da oltre vent’anni. Ultimamente sto lavorando con il cantautore americano Mika P Hinson, stiamo registrando cose nuove. A Firenze sarò in “solo” per modo di dire perché ci sono voci, chitarre acustiche, armonica. 

Alessandro Asso Stefana – © Roberto Cavalli

Informazioni sull’evento:

Tutti gli eventi nel calendario di
I più popolari su intoscana