Parlare tutte le lingue del mondo, per aiutare i piccoli pazienti e i loro genitori a superare le barriere linguistiche nel percorso di cura. Nulla di miracoloso, ma di tecnologico. Da qualche settimana, all’ospedale pediatrico Meyer di Firenze è a disposizione di medici, infermieri e genitori un robot capace di offrire servizio di mediazione linguistica che in pochi minuti collega on line un interprete. Un bisogno che si rivela urgente quando si tratta, come accaduto di recente, di medicare una brutta ustione su un bambino piccolo e il padre parla solo la lingua urdu.
Il dispositivo rientra in una fase di sperimentazione che, come si afferma dall’Aou, “ha già dato ottimi risultati”. Spesso, si spiega, gli operatori del Meyer devono comunicare con famiglie che arrivano da ogni parte del mondo e che conoscono soltanto la loro lingua madre. Con pochi semplici genti, medici e infermieri possono richiedere l’intervento di un interprete online che aiuta i genitori a capire il percorso terapeutico intrapreso dal figlio.
“Un alleato prezioso soprattutto in tempi di pandemia, quando le presenze fisiche in ospedale devono essere ridotte al minimo”, aggiunge il Meyer. L’ultimo caso, proprio in questi giorni: gli operatori hanno utilizzato il robot per comunicare con un padre che parla solo la lingua urdu. Il suo bambino, che aveva riportato alcune ustioni, doveva essere medicato e l’interprete ha aiutato i medici e gli infermieri a far comprendere al genitore tutti i passi necessari per curare il piccolo. Piccoli gesti che aiutano i bambini e le loro famiglie a sentirsi accolti e a sostenerli nei periodi di ospedalizzazione spesso lunghi e difficili.