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Al Glue il rock romantico ed educato di Umberto Maria Giardini

Sabato 23 marzo il cantautore in concerto a Firenze presenterà il suo ultimo disco ‘Forma Mentis’

A due anni da “Futuro Proximo”, e dopo il felice esordio con il progetto Stella Maris alla fine del 2017, Umberto Maria Giardini torna con un nuovo disco: “Forma Mentis” uscito a febbraio per Ala Bianca Records (distribuzione Warner – Fuga). “Forma Mentis” è un nuovo tassello nel percorso del cantuatore, e ne conferma lo stile elegante e sempre molto personale: ricercatezza, cura estrema delle parole e dei suoni, battiti in crescendo, suono ‘hard’ per un coinvolgimento totale per chi ascolta e guarda. Ad anticiparlo il singolo “Pleiadi in un cielo perfetto”, pensato e scritto dall’artista, il cui video con regia e montaggio di Nicola Santoro, è stato girato sull’altipiano di Asiago, negli spettrali scenari naturali della tempesta che lo scorso novembre ha devastato le foreste del territorio, con oltre cinque milioni di alberi abbattuti. Ecco la nostra intervista.

Ciao Umberto! Ruggiscono le chitarre in ‘Forma Mentis’! Si può parlare di un ritorno agli inizi, una nuova giovinezza musicale?
Molto relativamente, nel senso che io ho consapevolezza di quello che sono e ho la fortuna di poter fare quello che voglio. Avrei potuto fare un disco acustico o con un sapore vagamente più pop, ma c’era la volontà di far tornare protagoniste le chitarre come negli anni ’90. Ho deciso di spingere e ho spinto.

Amo molto la qualità della tua scrittura, ogni volta con le parole riesci a creare immagini che mi colpiscono moltissimo. La scrittura è una ‘buona abitudine’, quindi volevo chiederti, quando e come scrivi, come funziona per te.
Ho da sempre un metodo di lavoro, in genere scrivo solo ed esclusivamente quando ho già la musica. Tutte le mie produzioni, tutti i miei brani, tutto quello che io faccio passa sempre prima da una base musicale. Praticamente prendo la penna in mano solo ed esclusivamente quando il brano è già finito. Il testo è come cesellare, raffinare, definire, chiudere un cerchio. La musica ispira tantissimo il testo, che è molto condizionato dall’atmosfera del brano. Ti faccio un esempio in ‘Argo’ il nuovo singolo che sta per uscire, il testo è così perché è stato condizionato dall’atmosfera ‘hard’ della produzione del pezzo. ‘Le colpe dell’adolescenza’ o ‘Tenebra’ che sono brani più contemplativi hanno quel testo perché l’atmosfera è così, il testo segue il solco già tracciato della musica.

Non hai mai pensato a scrivere un romanzo?
Ci ho pensato, potrei scriverlo eccome, ma con la consapevolezza che non potrei mai cantarlo.

Si potrebbe dire che sei un po’ il simbolo che fregarsene di quello che va ‘di moda’ e andare avanti per la propria strada è sempre la scelta migliore in campo artistico?
Sì, molte cose si fanno anche in maniera istintiva. Io me ne sono sempre fregato. Forma Mentis come disco è veramente fuori moda. In Italia progetti che hanno fatto più strada di me non avrebbero mai fatto un disco del genere, non se lo possono permettere. Io non ho mai avuto paletti, non me ne frega niente di niente, sono un cane sciolto. Faccio quello che mi pare a volte anche sbagliando perché non ci ragiono, mi fido del mio istinto, mi ha portato sempre bene. Poi miro alla qualità non alla moda del momento. Non potrei mai mettermi a fare musica rap, da scorcio metropolitano.

Hai dei fan molto fedeli, ti hanno sempre seguito in tutte le tue ‘incarnazioni’. Una volta in un’intervista hai detto che il tuo fan tipo te lo immagini ‘romantico ed educato’, mi ha molto colpito questa tua affermazione.
Può darsi, non lo so, di certo il mio fan non può essere un punkabbestia o uno che va ad ascoltare i concerti di Vasco Rossi.

Dopo aver ascoltato il tuo primo singolo ‘Pleiaidi in un cielo perfetto’ ho fatto una piccola ricerca e ho scoperto che queste sette stelle, chiamate anche le ‘sette sorelle’, sono state viste e riconosciute da tantissimi popoli anche molto lontani tra loro: dai Maori della Nuova Zelanda, dagli indiani Lakota d’America, in Giappone, in Cina, sono presenti nella mitologia Indù e sono citate anche nella Bibbia e nell’Odissea di Omero. Lo sapevi?
Non lo sapevo!

Come mai hai deciso si girare il video di questa canzone sull’altopiano di Asiago?
Volevo fare un video diverso perché ultimamente ho davvero poche idee. Visto che penso sempre a tutto io, ho pensato di mischiare, come spesso faccio, la natura alla mia azione personale. È venuto fuori senza uno storyboard, senza una storia precisa.

Una volta citavi vari artisti che ti hanno ispirato come Anna Calvi, St Vincent, Morrissey, mi sembra che ci sia qualcosa che li accumuna un po’ tutti, una certa…
Drammaticità direi.

Si, ma anche una sorta di ‘disperata sincerità’, forse, che mettono nella propria arte
Non lo so, quando nell’arte uno trova o riconosce un orizzonte non si fa troppe domande, anche la musica è così. A volte le cose accadono e non so fino a che punto vale la pena chiedersi perché sono accadute. La stessa cosa per l’arte, una cosa ti affascina, ti piace, ti rapisce, non sai perché. Tra l’altro hai nominato tutta una serie di musicisti e progetti da cui ero molto affascinato in passato, adesso sto ascoltando altro.

Cosa stai ascoltando? Sono curiosa
Molto metal, hard rock, anche i classici degli anni ’70 come Led Zeppelin e i Doors che è la mia band preferita. Come tutti vado a periodi.

Una delle frasi che mi ha colpito del tuo disco è ‘La fine arriverà su Instagram, mentre dormiamo’ fa un po’ paura…
Sì, è un po’ apocalittica, ma viviamo in una fase della civiltà globale che è apocalittica.

Forse adesso siamo nella pre-apocalisse, che ne pensi?
Sì è molto probabile, i segni ormai sono evidenti ovunque. L’essere umano che impazzisce, il clima che impazzisce. Come la vivo? Ne prendo atto. Non penso che ci si possa difendere più di tanto dal destino del mondo, sono un po’ fatalista. Si può cercare di combattere, di protestare, ma il ciclo delle cose, la storia dell’essere umano è pilotata degli stessi esseri umani. Alla fine quello che deve accadere, accadrà e se accadrà non penso che saremo capaci di fermarlo. Come Calcutta, per esempio, fa cagare a tutti ma riempie gli stadi.

Anche questo è un segno dell’apocalisse secondo te?
Sì, esatto tutti dicono che fa cagare Calcutta, tutti, però non è così perché fa 30mila spettatori a sera. È il cambiamento, penso che sia tutto riconducibile a questo. La società è cambiata, il linguaggio è cambiato, i giovani sono cambiati. Saremo sempre di meno quelli che pensano queste cose.

La musica bella esiste ancora però…
Certo, esiste ancora ma fa più pubblico Fedez che i Radiohead in Italia, si può accettare oppure no ma è un dato di fatto. In Italia è più importante Fedez che Thom Yorke e questo ti fa capire che c’è qualcosa che non va, ma saranno sempre di meno quelli che penseranno che c’è qualcosa che non va. Saremo quattro gatti, potremo andare tutti insieme in trattoria e parlarne. Non sono pessimista, credo di essere oggettivo, la realtà è questa, è un dato di fatto.

Biglietto 5 €
Ingresso con tessera Glue/US Affrico

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