La Divina Commedia di Dante, il viaggio nell’Oltretomba dall’orrore dell’Inferno alle luminose visioni del Paradiso ha da sempre stimolato la creatività degli artisti di ogni epoca.
Tra Otto e Novecento i pittori simbolisti, creatori di un immaginario sublime, mistico e onirico trovarono nella Divina Commedia un bacino di tematiche e spunti iconografici che ha dato vita a pitture, illustrazioni e sculture.
Al Museo Nazionale del Bargello dal 23 settembre 2021 al 9 gennaio 2022 la mostra “La mirabile visione. Dante e la Commedia nell’immaginario simbolista” a cura di Carlo Sisi con Ilaria Ciseri celebra questa fortunata stagione dell’arte con una selezione di 57 opere, tra pitture, sculture, stampe, incisioni e fotografie che vanno dalla vigilia del centenario del 1865,all’importante concorso bandito da Vittorio Alinari nel 1900per l’illustrazione della Divina Commedia.
Le opere provengono da musei, biblioteche e istituti di cultura internazionali, tra cui il Musée d’Orsay, il Museo del Prado, la Pinacoteca di Brera, le Gallerie degli Uffizi e il Museo Etrusco di Villa Giulia, oltre che da alcune collezioni private.
Tra le opere in mostra capolavori di artisti come Giovanni Dupré, Amos Cassioli, Gustave Doré, Auguste Rodin, Jean-Baptiste Carpeaux, Emile-Antoine Bourdelle.
Dante nel Risorgimento
Nel Risorgimento Dante è definito “precursore della unità e libertà d’Italia” e come tale è rappresentato nei monumenti ufficiali che cominciano a popolare le piazze italiane, come quella di Santa Croce a Firenze, avallando una sorta di processo di identificazione civica ed etica che riconosceva in Dante il padre della lingua italiana e per traslazione di tutta l’Italia.
Dante Gabriele Rossetti, Dante’s Dream
Dante e i preraffaelliti
Il gusto e il pensiero dei preraffaelliti invece si rivolgeranno soprattutto ai fatti della vita del poeta, con l’intenzione di incarnare il sogno medioevale. Dante Gabriel Rossetti, che nel nome aveva assunto l’eredità della devozione paterna per il poeta, dipinge Il sogno di Dante (1871) ispirandosi alla Vita nova e stabilendo da allora un canone di rappresentazione con la raffinata evocazione di luoghi, costumi e arredi che diverranno dominanti nelle opere dei pittori anglosassoni rapiti nel ‘sogno’ fiorentino.
Il concorso del 1900
Il 9 maggio 1900 venne bandito da Vittorio Alinari un concorso per l’illustrazione della Divina Commedia. Parteciparono trentuno artisti tra cui: Alberto Martini, Galileo Chini, Duilio Cambellotti, Adolfo De Carolis, Giovanni Fattori, Alberto Zardo.
Le loro opere furono esposte nel giugno del 1901 nei locali della Società fiorentina di Belle Arti e fu chiaro a tutti come esse costituissero una significativa rassegna delle espressioni artistiche presenti in Italia nel passaggio fra Otto e Novecento, con in più il vantaggio di vederle ben presto riunite nei tre prestigiosi volumi che videro la luce fra il 1902 e il 1903.
Gli apprezzamenti e le polemiche sollecitati da questa”impresa” coinvolsero non soltanto l’ambito artistico in un momento di revisione dell’eredità ottocentesca e di sguardo inquieto sui contemporanei sviluppi dell’arte europea, ma anche la compagine letteraria e degli studi storici.
La figura di Dante e le pagine del suo poema costituivano ancora, alla vigilia delle Avanguardie, un’attuale e spesso controversa materia di confronto.