Sarà estesa a un maggior numero di pazienti l’esperienza terapeutica sperimentata a Livorno sui positivi al Covid-19 e messa a punto da Enrico Capochiani, direttore dell’Unità operativa complessa ematologia dell’Asl Toscana nord ovest. È stato lui ad avere l’intuizione di utilizzare il Ruxolitinib, un farmaco già usato in ambito ematologico, sui pazienti positivi al Coronavirus per rallentare e bloccare gli effetti della severa reazione infiammatoria chiamata “tempesta di citochine” e che spesso obbliga al ricorso di terapie intensive e ventilazione meccanica.
Ora l’Agenzia italiana per il farmaco (Aifa) e la ditta produttrice del farmaco Novartis hanno definito un protocollo terapeutico specifico per estendere la cura a più malati.
“Sappiamo che la vittoria contro il Covid-19 sarà difficile e richiederà ancora tempo, ma iniziamo a essere fiduciosi che una parte di quel risultato positivo, che tutti indistintamente auspichiamo, passerà anche dalla nostra esperienza” ha commentato il dottor Enrico Capochiani.
“Abbiamo ad oggi 10 pazienti in trattamento a Livorno e 4 al Versilia di età compresa tra 25 e 75 anni, con caratteristiche demografiche sovrapponibili ai dati nazionali – spiega Capochiani – di questi 11 erano in rapida evoluzione verso procedure di ventilazione meccanica assistita e 3 avevano iniziato la ventilazione assistita da meno di un giorno. Nessuno degli 11 pazienti in evoluzione clinica ha avuto necessità di ricorrere alla ventilazione polmonare, e dopo circa 5-6 giorni di terapia la metà di loro è tornata in respiro spontaneo senza alcun supporto di ossigeno, mentre per l’altra metà le necessità di ossigenoterapia sono ad oggi assolutamente minime e a breve potranno essere avviati anch’essi a respirazione senza ossigeno. In un solo caso abbiamo visto una evoluzione più lenta, mentre tutti gli altri hanno mostrato un miglioramento vistoso già dopo pochissime somministrazioni comunque nelle 24-48 ore dall’inizio della terapia. Anche i pazienti che hanno iniziato il trattamento quando erano già intubati, hanno tutti potuto lasciare la ventilazione meccanica dopo soli 4-5 giorni, a differenza degli altri casi che invece richiedevano almeno 10-15 giorni di supporto rianimatorio. Questi dati favorevoli ci vengono confermati anche dai colleghi che in molti altri ospedali italiani hanno seguito la nostra esperienza, confermando la positività della nostra scelta”.
Adesso l’opportunità di offrire questa esperienza terapeutica “made in Livorno” è stata estesa ad un numero superiore di pazienti grazie al protocollo di Aifa e Novartis. “Saremo parte attiva e propositiva – conclude Capochiani – anche di questo ulteriore studio clinico. La nostra esperienza è stata accolta con notevole interesse in molti ospedali italiani ed esteri, che hanno voluto condividere con noi dubbi, speranze e aspettative, oltre che, come già detto, i medesimi risultati favorevoli. Mi permetto di sottolineare ancora una volta la collaborazione strettissima e continuativa con i colleghi rianimatori, infettivologi e internisti con cui quotidianamente ci confrontiamo e di cui sottolineiamo la straordinaria professionalità e impegno. Ed un ringraziamento particolare va alla direzione aziendale che ci ha sostenuto e a tutti i colleghi ematologi della nostra Azienda che in un momento così complesso della vita del Paese e della nostra professione, hanno deciso di impegnarsi testimoniando ancora una volta il motivo per cui l’ematologia italiana sia tra le più apprezzate nel mondo”.