Chi sono davvero i nostri genitori? Pensiamo di saperlo eppure conosciamo così poco della loro vita prima della nostra nascita. Spesso ai figli si raccontano episodi di quando ancora erano piccoli, ricordi che fanno sorridere mamma e papà, ma raramente si approfondisce il racconto di quando anche i nostri genitori erano adolescenti.
In questo “mondo sconosciuto” si è tuffata la scrittrice Ivanna Rosi quando ha scoperto, dopo la morte del padre, una preziosa e ricchissima documentazione da lui scritta in forma di lettere e memorie.
Grazie a tutti questi manoscritti Ivanna ha ricostruito nel libro “Aida e Umberto” (pubblicato da Le Lettere) una vicenda familiare che è di fatto una microstoria toscana, e in particolare senese, tra gli anni Venti e Cinquanta del secolo scorso.
Nel libro si possono ritrovare passioni, pregiudizi, sofferenze, ambizioni, conflitti talvolta drammatici con il potere fascista e con le difficoltà del dopoguerra.
Al centro la bella storia d’amore di Aida e Umberto, nel piccolo mondo di Vescovado di Murlo, sotto l’occhio inquisitore dei gerarchi locali, alla vigilia della guerra.
Ivanna racconta il lontano passato della famiglia riscoprendo la storia dei suoi genitori: la giovane, dolce, affettuosa e bellissima di Aida che si scontra con la complessità malinconica di Umberto.
Ecco la nostra intervista a Ivanna Rosi
Buongiorno Ivanna com’è nata l’idea di raccontare questa storia?
Dopo la morte di mio padre ho trovato una serie di suoi scritti, ha scritto tanto perchè fin da giovane voleva diventare uno scrittore, un poeta. Anche se la maggior parte delle cose che ha scritto non sono riuscita a leggerle perchè usava una scrittura terribile, indecifrabile, c’erano però delle parti che si leggevamo meglio e quelle le ho salvate. Leggendole ho scoperto delle cose che non sapevo e quanto davvero mio padre avesse doti letterarie.
Come si sono conosciuti i suoi genitori: Aida e Umberto?
Mia mamma quando conobbe mio padre aveva 16 anni, il mio babbo era un uomo maturo per l’epoca, ne aveva 15 più di lei cioè 31. C’era tra loro anche un dislivello di tipo sociale. Si conobbero perchè mio padre arrivò a Vescovado di Murlo, un paesino vicino a Siena, come segretario comunale. Mia mamma Aida era figlia di boscaioli, una famiglia povera con 5 figli tra cui uno disperso in Russia. Lei era l’ultima nata, era un po’ la “cocca” di casa, ha potuto andare a scuola. Quando mio padre arrivò a Murlo portò con sé sua madre che era molto malata di cuore e poco dopo morì. Lui era molto legato alla mamma perchè il padre era morto quando era molto giovane. A Murlo abitavano in una villetta poco fuori dal paese e mia madre andava lì a fare le faccende di casa e ad assistere la madre. Lì nacque la loro storia, il loro amore.
1938 Vescovado di Murlo, Aida a quindici anni
Come si ricorda suo padre?
Mio padre ha avuto rapporti difficili con le donne. Dieci anni prima di conoscere mia madre ha una storia con Lea una ragazza che lui ha abbandonato con la loro figlia. C’è questa ombra gravissima su di lui. Scrive che l’ha abbandonata perchè temeva di essere tradito, da qui proviene un suo atteggiamento nei confronti delle donne molto diffidente. Aida ha avuto questo grande merito nei suoi confronti: essere riuscita a dargli l’equilibrio in campo affettivo perchè era una creatura molto gioiosa e molto serena. Io ho percepito mio padre sempre come una persona molto affettuosa sia con noi figli che con la mamma, il loro matrimonio è stato senza dubbio felicissimo. Però c’erano delle ombre che aleggiavano, storie di cui si parlava pochissimo. I documenti che ho trovato mi hanno fatto scoprire il lato tormentato di mio padre, quanto abbia sofferto per tutta la vita di questa sua colpa giovanile.
Come si lega la storia di Aida e Umberto alla Toscana?
Mio padre facendo il segretario comunale ha girato per tantissimi comuni della Toscana: Murlo, Radicondoli, Casole d’Elsa, San Casciano dei Bagni, Capoliveri nell’isola d’Elba. Viaggia portandosi dietro la famiglia quindi la sua è una storia profondamente toscana. Quello che è interessante dal punto di vista storico secondo me è il rapporto che a Murlo ha con le gerarchie locali fasciste. Lui è un funzionario e non è proprio anti-fascista o partigiano, ma dal punto di vista psicologico non sopporta il “controllo” dei fascisti sulle vite private dei cittadini. Umberto è un personaggio fuori delle regole, si sente addosso sempre l’occhio dei gerarchi locali, soprattutto durante la storia con mia mamma. Tutti cercano di convincerlo a mandarla via, lui si sente a disagio. A me pare interessante perchè è il disagio di un uomo che non si oppone al fascismo ma individualmente ne sente il peso.
Molto interessante a questo proposito è il capitolo sul processo
Mio padre era segretario a Radicondoli nel ’44 e c’era un medico condotto fascista che quando vide la mala parata scappò abbandonando il comune. Dopo due anni nel ’46 tornò a farsi vivo pretendendo dal comune di essere rimborsato per gli anni di latitanza. A questo punto si accorgono che c’è qualcosa che non è stato fatto secondo le regole. Doveva essere affisso un atto alla sua porta e il medico attaccandosi a questo dettaglio sostiene che non è stato affisso niente. In conclusione mio padre e la guardia comunale vengono accusati di falso in atto pubblico perchè avrebbero scritto una menzogna in un documento ufficiale. Mio padre viene condannato, perde il lavoro e viene allontanato per 5 anni dai pubblici uffici. Viene fuori l’atmosfera del ’44.
Lei parla moltissimo di suo padre, ma sua madre come ha vissuto questi avvenimenti non facili?
Mia mamma era molto serena, non ha mai dato un minimo cenno di paura, era positiva. Era una donna molto diversa dal modello femminile attuale. Lei era una casalinga, si è realizzata totalmente nella famiglia. ha avuto un rapporto molto bello con mio babbo e ha amato moltissimo i suoi figli. Nei momenti in cui mio padre aveva delle difficoltà, lei lo ha sostenuto moltissimo. Mia madre è la figura di una donna fiduciosa, serena e gioiosa. Io e mio fratello abbiamo sempre sentito il suo amore molto chiaro e semplice. C’è una fotografia nel libro in cui io e mio fratello Lucio piccoli siamo appoggiati alla sua testa. Quella è una foto molto eloquente perchè si vede la felicità di mia mamma.