Il 30% dell’agricoltura in Toscana è biologica, circa 217mila ettari di superficie agricola. Ci sono soprattutto oliveti, vigneti e frutteti, ma anche nuovi comparti che si stanno convertendo, come i vivai. Una tendenza cresciuta negli ultimi anni e che colloca la Toscana tra le regioni più attive in questo campo.
Un quadro delineato da Coldiretti Toscana, in occasione della presentazione del “PIF: Organica Toscana, la Rete di agricolture biologiche, etiche e sociali”, il Progetto integrato di filiera che coinvolge oltre 50 soggetti, tra aziende agricole toscane, enti di ricerca e formazione, a cui hanno partecipato – moderati da Angelo Corsetti, direttore di Coldiretti Toscana – Stefania Saccardi, vicepresidente e assessora Agroalimentare della Regione Toscana, Antonino Mario Melara, responsabile autorità di gestione FEASR della Regione Toscana, Francesco Giardina, segretario Associazione produttori biologici Coldiretti, Carlo Boni Brivio dell’azienda agricola Il Cerreto, capofila del PIF, Aldo Galeotti, responsabile tecnico CAA Coldiretti Toscana, Francesco Di Iacovo, professore di Economia Agraria presso l’Università di Pisa.
Una locomotiva, quella del biologico, alimentata anche dalle misure regionali che hanno incentivato questo tipo di agricoltura: si conta che dal 2010 al 2015 sono state 3.486 le aziende che hanno beneficiato dei finanziamenti regionali, il 30% in più in soli 5 anni. E che si pensa possano aumentare ancora, considerando che i fondi dell’ultima programmazione PSR quinquennale, dal 2014 al 2020, sono cresciuti da 95 a 124 milioni di euro, e che potranno contare su altri 100 milioni di euro grazie all’estensione della programmazione per il biennio 2021-2022. Intanto, con le economie nel precedente Piano, ha annunciato l’assessora Saccardi, “partirà nelle prossime settimane, con una dotazione di 20 milioni di euro, un nuovo bando che coinvolgerà tutte le realtà e che verrà poi implementato appena possibile con altre risorse. Abbiamo deciso di partire anche con il biologico, dando un segnale importante su dove vogliamo andare”. Tra le altre iniziative intraprese dalla Regione, anche stanziamenti, circa 3 milioni di euro, per la predisposizione di piattaforme logistiche dedicate al bio e le attrezzature per la partecipazione a mercati che sostengono la filiera corta.
L’attenzione al bio rispecchia anche l’andamento dei consumi che, soprattutto da inizio pandemia, hanno virato verso una maggiore tracciabilità e sostenibilità dei prodotti locali. Si parla di un incremento dell’1,7% dei prodotti bio, con un aumento che ha coinvolto molto anche il comparto dei vini: il Chianti Classico DOCG (+1,7%), il Chianti DOCG (+3,8%) e il Toscana IGT (+3,1%) e per i bianchi con il Toscana IGP (+0,6%).
Il welfare verde dell’agricoltura: dalla terra una nuova opportunità di vita
Ma l’agricoltura biologica è soprattutto uno stile di vita che coinvolge e caratterizza diversi aspetti del tessuto toscano, non solo produttivo. L’attenzione all’ambiente e alla comunità di riferimento diventano lo sbocco naturale di attività ad alto valore sociale. Si chiama agricoltura sociale, una sorta di welfare “verde” che nasce dall’avvio di percorsi di riabilitazione e di reinserimento sociale in attività agricole tradizionali come la coltivazioni, l’allevamento, l’agriturismo e le fattorie didattiche.
In Toscana sono oltre 60 le fattorie impegnate nell’agricoltura sociale, con un aumento di 7 volte dal 2013 e con oltre 5mila le famiglie che hanno usufruito dei servizi nati dall’impegno sociale degli agricoltori, attraverso azioni di aiuto e sostegno a disabili motori e cognitivi, a persone con autismo, a detenuti ed ex detenuti, a minori disagiati o con difficoltà di apprendimento, a donne vittime di abusi, ad anziani, a persone con problemi relazionali oppure con dipendenze fino ai disoccupati e agli stranieri.
Si parla, quindi, di organizzazioni di attività dedicate come i centri estivi rurali per i bambini, gli agriospizi per gli anziani, la cura delle dipendenze e il reinserimento lavorativo, l’ortoterapia e la pet therapy, l’assistenza sanitaria, psicologica e l’integrazione culturale.
“Il numero delle fattorie sociali è in aumento come le superfici biologiche in Toscana, un chiaro segnale di quanto sia gli agricoltori che i consumatori credano fortemente nel valore aggiunto dell’agricoltura sostenibile a 360 gradi – ha detto il presidente di Coldiretti Toscana, Fabrizio Filippi – È necessario incentivare il consumo dei prodotti biologici e il ricorso all’agricoltura sociale con azioni incentivanti e un quadro normativo di riferimento che in Toscana ancora manca”.