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Made in Toscana /

Dal mare di Piombino ai mercati di tutta Italia: il caso di Agroittica Toscana

Abbiamo fatto visita all’azienda specializzata nell’allevamento di orate e branzini e che vanta una produzione annua di 2500 tonnellate. Il presidente Claudio Pedroni: “L’acquacoltura è un settore strategico in cui investire”

C’è un’area della Toscana considerata particolarmente vocata all’acquacoltura. È la zona compresa tra il golfo di Follonica e l’Arcipelago Toscano. Qui, dal 1992, è attiva Agroittica Toscana una delle più importanti in Italia nel settore e specializzata nell’allevamento di orate e branzini. Basti pensare che la sua produzione annua è di 2500 tonnellate.

L’azienda gestisce due impianti: uno situato a terra nel comune di Piombino e l’altro situato a mare nel Golfo di Follonica, a circa 4 miglia dalla costa. La produzione è affiancata da continui controlli per offrire alla clientela un prodotto sano, privo di sostanze nocive e 100% made in Toscana.

Il tema della freschezza

Agroittica Toscana – © Marta Mancini

“La nostra produzione è di orate e spigole, siamo il secondo produttore nazionale – ci spiega Claudio Pedroni, presidente di Agroittica Toscana -. Serviamo tutte le più importanti catene di distribuzione, in tutto sono undici; i mercati generali delle grandi città (come Roma, Milano, Genova, Venezia, Firenze) e 54 clienti distribuiti in tutta Italia.

Serviamo il pesce che viene pescato quotidianamente perché noi peschiamo dal lunedì al venerdì tutti i giorni e tutti i giorni, il pomeriggio, dopo avere confezionato il pesce per le varie destinazioni, spediamo a destino in modo che la notte sia presso i centri logistici o i luoghi di destino dei vari ordini. Dal momento in cui viene prelevato al momento in cui il pesce arriva sulle tavole degli italiani non passano nemmeno 24 ore”.

Pedroni ci fa strada all’interno del “sea factory” in cui avvengono le varie fasi di preparazione e imballaggio, dal controllo al confezionamento, fino all’etichettatura.

Le sfide del settore

Allevamento orate e spigole nel Golfo di Folllonica

“Il pesce fresco italiano è un valore. Purtroppo l’80% del prodotto consumato nel nostro Paese viene dall’estero. E questo la dice lunga. Quello italiano è il mercato di consumo più importante in Europa, eppure è anche uno dei più grandi importatori di pesce. Questo gap dovrebbe essere colmato. La Turchia, ad esempio, ha 8000 km di coste e 155 concessioni demaniali marittime. L’Italia con 8300 km ne ha solo 20 operative. Credo sia necessaria una pianificazione di spazi a mare affinché si possa sviluppare il settore dell’acquacoltura”.

Ambiente e sostenibilità

Negli ultimi anni il consumo di pesce è stato interessato da una crescita consistente che ha comportato una maggiore pressione sugli ecosistemi marini in tutto il mondo.
In questo contesto, l’acquacoltura può rappresentare una risposta per soddisfare la richiesta di pesce di una popolazione globale sempre più numerosa.

La sfida è quella di ridurre al minimo l’impatto sull’ambiente e per farlo occorre che il processo sia gestito in modo responsabile.

La visita della vicepresidente Saccardi a Piombino – © Marta Mancini

Quello di Agroittica Toscana è anche uno dei primi casi di economia circolare. “L’azienda agli inizi degli anni Novanta aveva una produzione a terra che consisteva in un recupero ambientale di un’area che era lo stoccaggio dei fanghi di risulta delle acciaierie che fu interamente bonificata – continua il presidente -. L’attività nasce sull’idea di un recupero di un refluo di un processo siderurgico, cioè l’acqua calda della centrale dell’Edison al servizio dell’altoforno.

Questa acqua calda che veniva prelevata dal mare veniva usata per raffreddare le parti elettriche. Fu pensato di riutilizzarla in parte per la produzione alimentare, ovvero la produzione di pesce. Agroittica Toscana è stata, da questo punto di vista, un esempio di economia circolare: da un recupero di uno scarto si otteneva una produzione alimentare”.

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