Niente certificato medico per rientrare in classe dopo essere stati malati, neppure se la malattia durasse cinque giorni, il periodo di tempo che attualmente fa scattare l’obbligo di certificato. È questa la proposta di legge presentata dalla giunta regionale della Toscana che se sarà approvata dal Consiglio regionale andrà a semplificare la vita delle famiglie che hanno figli che vanno a scuola.
La proposta, presentata dall’assessore alla sanità Simone Bezzini, è stata licenziata ieri dalla giunta ed il Consiglio regionale potrebbe già discuterla nelle prossime settimane.
Ridurre la burocrazia per le famiglie e i medici
“Lo scopo è ridurre la burocrazia – spiegano il presidente Giani e l’assessore Bezzini – ma senza passi indietro sul fronte della tutela della salute all’interno della scuola e senza intaccare il sistema di sorveglianza della malattie infettive e contagiose”.
“Infatti – aggiunge l’assessore Bezzini – i medici di famiglia e i pediatri di libera scelta continueranno ad essere obbligati a segnalare le malattie diffusive e pericolose e i dipartimenti di prevenzione delle Asl continueranno ad attuare tutti gli interventi di profilassi necessari a fronteggiare i rischi per la salute pubblica, che sono del tutto autonomi dall’obbligo di presentazione del certificato per essere riammesso a scuola.”
Una semplificazione sollecitata dagli stessi medici, che chiariscono come la maggior parte delle malattie infettive si trasmettono già dal periodo di incubazione e, più raramente, durante la convalescenza. Ed è proprio infatti sulla base di questi studi e pareri della comunità scientifica che la giunta ha deciso di proporre l’abolizione del certificato. Rimane l’obbligo di denuncia dei casi da parte dei medici di famiglia e la possibilità da parte dei dipartimenti di prevenzione di adottare interventi di profilassi.
Il certificato medico per la riammissione a scuola è già stato cancellato in undici regioni e province autonome: Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Provincia di Trento, Provincia di Bolzano, Emilia-Romagna, Umbria, Marche, Lazio e Veneto. La materia rientra nella competenza legislativa concorrente delle Regioni.