Un pacchetto di provvedimenti per migliorare aspetti importanti del sistema sanitario toscano, dal contenimento delle liste di attesa per le prestazioni chirurgiche ed ambulatoriali, al pre-accordo con la medicina generale – per fronteggiare la carenza di medici di assistenza primaria nelle aree interne e disagiate – fino all’istituzione di un numero unico per le prestazioni non urgenti, il 116117.
Il presidente della regione Eugenio Giani e l’assessore al diritto alla salute Simone Bezzini puntualizzano: “La sanità pubblica ha bisogno di più risorse nazionali. Come Toscana non stiamo comunque ad aspettare e siamo al lavoro, per quanto di nostra competenza e possibile, per diffondere buone pratiche e mettere in campo tutte quelle riforme ed innovazioni in grado di migliorare i servizi erogati e garantire la sostenibilità del servizio sanitario pubblico”.
Abbattere le liste di attesa
Per contenere le liste di attesa, sia quelle chirurgiche che ambulatoriali, la Regione ha approvato due nuove delibere che si aggiungono a quelle già approvata lo scorso il 6 marzo, ossia la creazione di una pre-lista per l’inserimento delle richieste a cui non era stato possibile rispondere per una successiva evasione e l’attivazione di un sistema di monitoraggio.
Le nuove disposizioni individuano un coordinatore, un medico con formazione manageriale per ogni azienda, nominato dal direttore generale su proposta del direttore sanitario, che dovrà vigilare sulla gestione delle liste di attesa. “Si tratta di una grande novità – commenta il presidente Giani – perché ci consentirà di intervenire in modo più tempestivo e con azioni ancora più efficaci nel dare risposta ai bisogni dei cittadini”. “Per non essere costretti ad intervenire sempre a posteriori era necessario un governo continuativo delle liste di attesa – aggiunge Bezzini -, con un’attenzione quotidiana tra domanda ed offerta. E la nomina di questi nuovi responsabili serve a questo”.
La seconda delibera permetterà invece di impiegare le risorse autorizzate dal Milleproroghe, di recente approvato dal Parlamento, per contenere le liste di attesa: per la produttività aggiuntiva degli specialisti ad esempio o l’acquisto di prestazioni dal privato convenzionato, in deroga ai tetti di spesa. Non si tratta di risorse aggiuntive, ma di una parte del Fondo sanitario nazionale pari allo lo 0,3 per cento, che per la Toscana vale 23 milioni di euro, di cui dieci saranno destinati all’attività chirurgica e tredici a quella ambulatoriale.
Ogni azienda, entro il 30 aprile 2023, dovrà adottare il piano di rientro nei tempi massimi di attesa: per gli interventi chirurgici programmati e per le visite e le prestazioni diagnostiche ambulatoriali, dove i settori con maggior sofferenza sono stati nel 2022 cardologia, dermatologia, ortopedia e otorinolaringoiatra ed ecografie, risonanze magnetiche ed endoscopia (non le Tac).
A breve sarà pronta anche una delibera sulla riorganizzazione dei Cup, con il potenziamento delle prenotazioni on line, e sull’appropriatezza delle prescrizioni per vigilare sul corretto utilizzo dei codici di priorità o evitare la sovrapposizione tra prime visite e visite di controllo.
Un numero unico da chiamare
La Regione attiverà anche una centrale unica operativa regionale a cui rivolgersi chiamando il numero europeo armonizzato 116117, già operativo per la continuità assistenziale in Lombardia, Piemonte e provincia di Trento.
Il progetto è stato assegnato per il suo sviluppo all’Asl Toscana Centro, che già gestisce la centrale regionale del 112 (e il servizio sarà svolto non a caso in stretta sinergia con la centrale del 112: condividerà anche gli stessi locali, a Firenze nel presidio Palagi). Serviranno dai cinque ai sette mesi perché sia operativo ed ottenere nel frattempo il via libera dal ministero. Per la fase di avvio del progetto l’Asl Toscana Centro riceverà dalla Regione 4 milioni e 270 mila euro.
Il cittadino potrà infatti rivolgersi al 116117 per richiedere assistenza e prestazioni non urgenti, ma anche come supporto per chi è affetto da patologie croniche o per i soggetti fragili a domicilio, magari attraverso teleconsulto. Il nuovo servizio sarà anche molto tecnologico ed utilizzerà sistemi oggi in uso al 112: oltre alla telemedicina la geolocalizzazione della chiamata, app dedicate, il trasferimento di tutti i dati al medico di continuità assistenziale. Ci sarà anche un servizio di interpretariato, a vantaggio di stranieri.
Medici di famiglia
Per agevolare l’adeguata copertura territoriale del servizio di assistenza primaria da parte dei medici di famiglia, nelle more dell’accordo collettivo nazionale che seguirà, si è deciso di dar corso ad un pre-accordo in base a cui i medici di famiglia disponibili ad arrivare fino a 1800 assistiti – oggi il limite è di 1500 – potranno godere di un’indennità per l’infermiere di studio.
La deroga, su base volontaria, si applica solo ai medici che operano nelle forma associative della medicina generale. Le aziende sanitarie dovranno anche predisporre una revisione degli ambiti territoriali e delle aree disagiate e disagiatissime, previa interlocuzione con le organizzazioni sindacali.