Ciò che è scritto rimane, dicono. Un po’ come le esperienze del vissuto che ci portiamo dentro, attaccate alla pelle tutta la vita. E’ così anche per le lettere, quelle lettere d’amore universale che dovremmo tornare a scrivere, tornare a leggere, conservare, tirar fuori dai cassetti quando serve. Perché sulle parole scritte il pensiero ha tempo di sedimentarsi, assimilare il senso delle cose, dare sostanza al significato.
Le parole sono compagne di viaggio leggere, di quelle che non escono dal perimetro, piuttosto sanno bene dove stare, quando farsi sentire, quando rimanere lì, a lasciare che tu le accolga
Dovremmo tornare a scrivere lettere perché le parole sono compagne di viaggio leggere, di quelle che non escono dal perimetro, piuttosto sanno bene dove stare, quando farsi sentire, quando rimanere lì, a lasciare che tu le accolga. Ti conducono verso strade inesplorate, ti aiutano a sceglierle, a volte. Oppure semplicemente ti accompagnano, ti seguono, ti abbracciano nella loro pienezza nei momenti in cui rimani da sola con loro.
Lo sa bene anche la giornalista Cristina Manetti, prima donna Capo Gabinetto della Regione Toscana, ideatrice del progetto “La Toscana delle Donne”, iniziativa nata nell’ultima legislatura per sostenere, difendere, promuovere i diritti, i meriti e i talenti femminili. Manetti ha infatti scritto un libro dedicato alla figlia dodicenne e alle sue compagne, regalando loro 23 lettere che, incentrate su altrettante parole chiave, possano diventare lo strumento per affrontare il viaggio della loro vita, quello di “A Penelope che prende la valigia”, edito da Giunti, 172 pagine di sollecitazione, energia, spinta a cogliere il presente e scrivere il domani che verrà.
Un viaggio al femminile nel coraggio e nella libertà, che invita anche ad andare controcorrente, quando serve, per inseguire i sogni e costruire, percorrendo strade e incrociando persone, il proprio posto nel mondo.
La paura altro non è che quel lago di fango che inghiotte gli orizzonti
E’ una strada in salita, sicuramente piena di scale e con poche discese. Ma nel suo libro Cristina Manetti sprona “le sue giovani donne” all’esercizio dell’immaginazione, della curiosità, della creatività, alla pratica degli sbagli, quelli che non bisogna aver timore di commettere perché la paura è la prima delle sabbie mobili da cui rifuggire, per proseguire il cammino. In fondo la paura altro non è che quel lago di fango che inghiotte gli orizzonti.

“A Penelope che prende la valigia” è anche un inno alla consapevolezza. La consapevolezza del cosa abbiano rappresentato le donne nel mondo, con i loro talenti, la visione e la voglia di cambiamento, di evoluzione.
Un desiderio così forte, quello del cambiamento, che ha permesso alle donne di non aver mai timore del futuro, piuttosto sono state capaci non solo di immaginarlo ma anche di costruirlo, con la loro forza, la speranza, la memoria e l’orgoglio. Donne straordinarie che Manetti racconta, ancora una volta, attraverso le loro storie e le loro stesse parole, tra le altre quelle di Frida Kahlo, Narges Mohammadi, Alda Merini, Anna Frank, Florence Nightingale, Oriana Fallaci. Ma richiama anche alle voci degli uomini da Don Milani fino a Groucho Marx, Lewis Carroll, Antoine De Saint-Exupéry o ancora Gandhi.

Sono le “piccole storie” comuni che diventano le prime fondamenta edificanti sulle quali si regge la grande Storia, anche quella delle donne
E’ il senso di un impegno comune, un cambiamento esortato dalle donne ma che si allarga indiscutibilmente e necessariamente a tutta la società. Perché i cambiamenti più importanti sono determinati dal collettivo dunque non solo da chi della Storia ne diventa simbolo ma anche da coloro che invece quella stessa storia la costruiscono con la somma dei comportamenti individuali, altrettanto indispensabili, solidi, percepiti.
In fondo sono le “piccole storie” comuni che diventano le prime fondamenta edificanti sulle quali si regge la grande Storia, anche quella delle donne.
E’ anche per questo che “A Penelope che prende la valgia”, dedicato ad una figlia e altre giovanissime ragazze, diventa energia pura che sprona a muovere passi verso la conquista continua della propria condizione di donna, individuale e collettiva. Una condizione che non deve conoscere limite agli obiettivi, che invita a conquistare la bellezza del sogno, a camminare sulle strade non asfaltate con coraggio e coerenza, che spinge a rialzarsi con determinazione anche quando c’è chi prova ad abbassarti al suolo.

Un libro, quello di Cristina Manetti che certifica la forza delle donne, oggi sicuramente più unite per difendere i propri diritti
Un libro, quello di Cristina Manetti che certifica la forza delle donne, oggi sicuramente più unite per difendere i propri diritti. Un po’ come Penelope stessa. Il mito narra che alla nascita venne gettata dal padre in mare e salvata da uno stormo di anatre che la portarono a riva. Un gruppo, appunto. Perché non ci si salva mai da sole, serve la forza della condivisione per rimanere a galla e arrivare ad una sponda salvifica. Serve la condivisione per tagliare il traguardo, scorgere gli orizzonti, alzare lo sguardo e arrivare alla meta.
Serve la bellezza dell’insieme, quella che la Toscana sta costruendo con una Capitana che guida ogni giorno la sua squadra di donne verso nuove conquiste, cammini, traguardi. Con una valigia in mano piena di parole e di esperienze, in un viaggio che è in pieno corso e che cresce, ogni giorno, con donne orgogliosamente convinte di riuscire a scrivere il tempo che verrà.