La terza puntata del format InToscana InCucina che si è tenuta il 29 maggio nello spazio di Eataly a Firenze ha visto protagonisti i vini dell’azienda Podere Alberese che arrivano da Asciano, in provincia di Siena, nel cuore delle Crete. L’azienda è nata nel 2003, le prime due annate sono state prodotte in collaborazione con le Tenute Silvio Nardi di Montalcino, ma dal 2006 ogni singolo acino d’uva è stato lavorato dal Podere Alberese. L’agricoltura biologica è stata da subito un importante aspetto della produzione, strettamente legato alla voglia di recuperare la tradizione di fare Chianti in una zona immeritatamente trascurata negli ultimi decenni. Dopo tre anni di conversione la certificazione bio è arrivata nel 2007. L’azienda si distingue anche per un processo di vinificazione delle uve senza stravolgere la loro essenza e per le particolarissime etichette dove troviamo versi di poesie.
Ecco la nostra intervista a Lucia Bozzano originaria di Monza, ormai toscana d’adozione, proprietaria ed enologa dell’azienda Podere Alberese.
Ciao Lucia quado nasce il Podere Alberese?
L’idea è nata dai miei genitori che si sono innamorati della Toscana negli anni ’90 e hanno comprato questo rudere in epoca non sospetta, prima che ci fosse il boom degli anni duemila. Io all’epoca ero una bambina, non sapevano ancora bene come si sarebbe concretizzato il progetto. Poi dopo il liceo ho deciso di studiare viticoltura ed enologia a Milano. I pezzi del puzzle sono stati messi insieme casualmente, ho fatto un po’ di esperienza a Montalcino e nel 2010 sono entrata a far parte attiva dell’azienda affiancando mio cognato che aveva avviato il progetto. Negli ultimi anni lui ha lasciato il posto a me e adesso siamo io e mio marito che ci occupiamo dell’azienda.
Che tipo di vini producete? Quali sono i vostri prodotti di punta?
Principalmente si parla di vini rossi, nella fattispecie Chianti e Chianti riserva e un IGT toscana accumunati dalla presenza di sangiovese in purezza. Noi usiamo solo varietà autoctone, per i bianchi abbiamo trebbiano e malvasia, mentre per i rossi oltre al sangiovese usiamo canaiolo da vigne vecchie fogliatonda che abbiamo piantato nei nel 2004, vigne che ora hanno 15 anni e iniziano a dare buoni risultati e che noi usiamo per il nostro chianti giovane.
Come descriveresti i vostri vini?
Un termine che uso tantissimo è ‘tradizionale’. Per quanto riguarda le vinificazioni e tutto ciò che facciamo in cantina, seguiamo dei processi molto naturali, poco forzati e che si ispirano a un concetto di vino vecchia maniera. Fermentazioni spontanee, legni grandi, affinamenti molto lunghi sia prima dell’imbottigliamento che dopo. Anche in bottiglia i nostri chianti trascorrono n anno, un anno e mezzo il chianti base, fino a tre-quattro anni la riserva. Comunque sono vini molto classici sicuramente si ispirano a un’idea di vino che appartiene più al passato, una cosa che oggi giorno fa più presa sul pubblico.
A che tipo di pietanza potrebbero essere abbinati, forse a delle carni?
Non necessariamente, uno dei nostri cavalli di battaglia è il nostro Chianti, un blend di sangiovese e foglia tonda che fa solo acciaio. Noi lavoriamo cercando di mantenere la sua freschezza con macerazioni corte, estrazioni limitate che lo rendono abbinabile anche con un pesce o con delle pietanze molto più semplici e di facile consumo. Questo vuole essere un vino consumabile facilmente con tantissime pietanze. Infatti una cosa che noi facciamo sempre presente a chi acquista i nostri prodotti è che questo vino pur essendo un Chianti rosso può essere consumato un po’ più freddo della temperatura ambiente soprattutto d’estate, anche 15-16 gradi, invece che 18-20, e quindi tendiamo a proporlo con abbinamenti più inusuali.
Rivedi la puntata di InToscana InCucina del 29 maggio:
Per informazioni:
http://www.poderealberese.it/