Stefano Zamagni, illustre economista, apprezzato in tutto il mondo per i suoi studi in materia di economia sociale, è stato il protagonista dell’ultimo appuntamento della rassegna “Autori di oggi, capolavori di ieri” dove la sua rilettura del capolavoro di Daniel Defoe, Robinson Crusoe, è diventata l’occasione per una riflessione profonda sul ruolo e sul senso dell’economia nella civiltà moderna.
A questo punto potrei continuare riportando fedelmente l’intervista che Zamagni, oggi docente all’Università di Bologna e nominato da Papa Francesco presidente della Pontificia accademia delle scienze sociali, ha concesso a noi di Intoscana.it a margine della sua conferenza nella sala del palazzo comunale di Poggio a Caiano. Potrei. Ma non lo farò.
Invertendo l’ordine, parto dicendo che ad intervista conclusa ho avuto la sensazione di aver riscattato il mio cinque in matematica. L’economia non è un mostro a nove teste. L’economia non è un buco nero che tende all’infinito mentre risucchia numeri, calcoli, parentesi, integrali… l’economia di Zamagni, “L’economia del bene comune” (che è anche il titolo di uno dei libri del professore), ha a che fare con NOI: con me, con te, con lui e con lei e con tutti noi nelle nostre relazioni. Ha a che fare con la felicità.
Per spiegare questo concetto Zamagni ha scelto il protagonista del capolavoro di De Foe, quel Robinson Crusoe sbarcato su un’isola deserta e lì costretto a vivere per ben 27 anni solo, dedito a soddisfare prioritariamente i propri bisogni.
Ma come può esistere una qualsivoglia forma di economia su di un’isola abitata da un solo uomo?
“Siamo abituati a pensare all’economia come alla scienza dei mercati ma non è corretto. Il problema economico è il problema di come utilizzare le risorse a disposizione per i nostri bisogni. Anche Robinson, solo sull’isola deserta, deve affrontare un problema economico che poi è il primo problema che dovettero affrontare anche Adamo ed Eva nel Paradiso Terrestre: è sempre un problema di scelta”.
“Robinson – spiega Zamagni – ci fa capire che la natura propria del problema economico è quella di soddisfare dei bisogni che possono essere di scarsità o di abbondanza. Robinson è un soggetto economico che ha nell’individuo la propria ragione d’essere ma dobbiamo tenere presente che Defoe scrive all’alba della Rivoluzione Industriale inglese: il suo naufrago incarna perfettamente tutti quei principi che si sarebbero poi affermati cinquant’anni dopo e che sono alla base dell’individualismo. Quando Robinson incontra Venerdì, infatti, dopo la gioia iniziale lo sottomette, ne fa un suo schiavo”.
Robinson è un modello economico perseguibile?
“Oggi non possiamo seguire o imitare la figura di Robinson perché l’individualismo origina dei paradossi. Il primo è il paradosso della Felicità. Per questo paradosso quando aumenta il reddito aumenta anche la felicità. Ma non è così: oggi siamo più ricchi ma meno felici. Lo confermano anche le Nazioni Unite: ogni anno l’indice sintetico di felicità è in calo. Inoltre (e questo è il secondo paradosso, ndr) la ricchezza aumenta in modo proporzionale alle diseguaglianze quando invece dovrebbero accorciarsi.
Infine “per avere accentrato tutta l’attenzione sull’individuo ci stiamo scavando la fossa da soli”. Perché questa situazione di abbondanza l’abbiamo ottenuta anche (soprattutto?) a discapito del nostro pianeta. “E – precisa Zamagni – questo è il massimo della stupidità: a cosa serve darsi da fare per migliorare efficienza e produttività se ciò rischia di accorciarci la vita anziché migliorarla?”.
Il Robinson di Defoe, dunque, diventa l’anti-modello. Dobbiamo cambiare tutto. Per il professor Zamagni dobbiamo mettere la persona e non l’individuo al centro. La persona non sfrutta gli altri perché è un essere che ha bisogno della relazione con l’altro.
Come possiamo allora invertire il paradigma, passare da individuo a persona?
“Occorre investire in cultura. Oggi si pensa di poter eliminare la storia dai licei, non si i segna più la filosofia. A livello politico si fa di tutto per delegittimare il terzo settore quando, in realtà, le associazioni ci mostrano che un modo alternativo per vivere questo nostro tempo c’è. A livello europeo, insieme alla moneta unica, al fiscal compact, dovremmo affiancare anche un “civil compact” ed intendere la città nel senso della Civitas di Cicerone: un agglomerato non solo urbano ma anche umano! Per fare tutto ciò è fondamentale sensibilizzare le persone. Eventi come questa rassegna aiutano proprio in questa opera di sensibilizzazione.”
E a tal proposito i Comuni medicei si preparano ad accogliere l’ultimo appuntamento della rassegna “Autori di oggi, capolavori di ieri”, sabato prossimo, 8 giugno, alle 21 il filosofo Massimo Cacciari regalerà una sua personale interpretazione de La Visitazione del Pontorno all’interno della chiesa in cui l’opera è conservata, la Chiesa di San Michele Arcangelo a Carmignano. Sarà Cacciari, infatti, a concludere questa rassegna che ha portato sul territorio di Poggio e Carmignano ospiti di grande spessore letterario ma soprattutto umano!