Sono stati riaccesi i rivelatori di onde gravitazionali: l’americano Ligo della National Science Foundation e Virgo dell’Osservatorio Gravitazionale Europeo (Ego) che si trova a Cascina, al quale l’Italia partecipa con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn). Entrambi sono tornati ad ascoltare l’universo dopo una lunga pausa tecnica nella quale sono diventati più potenti ed efficienti, al punto da poter osservare il cielo a una distanza doppia e a un volume otto volte superiore rispetto al 2018.
Quello che è appena cominciato è il terzo periodo di attività dei rivelatori ed è destinato a scrivere una nuova pagina della cosiddetta astronomia multimessaggera, ossia della nuova astronomia basata su segnali di tipo universo, messaggeri di fenomeni differenti. Il primo messaggero cosmico sono le onde gravitazionali: scoperte nel 2016, hanno permesso di confermare l’esistenza dei buchi neri.
Il secondo messaggero è stata la luce: nel 2017 i rivelatori di onde gravitazionali hanno indicato il punto del cielo dal quale proveniva un segnale e 70 telescopi in tutto il mondo sono stati puntati su quella stessa area. In questo modo è stato possibile studiare le stelle di neutroni che, entrando in collisione, avevano generato il segnale. I due messaggi, insieme, hanno permesso per la prima volta di scoprire di che cosa sono fatte queste stelle estremamente dense, nelle quali la materia raggiunge concentrazioni incredibili.
Dopo il miglioramento tecnico frutto della nuova fase di manutenzione, i due rivelatori sono diventati così potenti da poter scoprire altre sorgenti di onde gravitazionali, come l’esplosione di supernovae e le pulsar, ossia le stelle di neutroni che ruotano su se stesse con una velocità incredibile. Non è escluso che oggetti cosmici come questi arrivino nuovi messaggeri, come i neutrini, capaci di rivelare aspetti dell’universo finora sconosciuti.