Ricordare gli orrori del nazifascismo come antidoto contro il razzismo di oggi: questo lo spirito con cui lunedì 27 gennaio la Toscana celebra il Giorno della Memoria a Firenze. Sono 7mila gli studenti da tutta la regione che arriveranno al Mandela Forum per ascoltare le voci dei sopravvissuti e testimoni delle deportazioni che colpirono non solo gli ebrei ma anche i rom, gli oppositori politici e anche i soldati italiani che dopo l’8 settembre rifiutarono di arruolarsi per la repubblica di Salò. Un’iniziativa della Regione di sensibilizzazione delle nuove generazioni che va avanti dal 2006: da allora negli anni pari si tiene il meeting e in quelli dispari il Treno della Memoria che conduce gli studenti toscani a visitare il lager di Auschwitz.
Oggi in occasione della presentazione delle iniziative del 27 gennaio è stato anche reso noto il rapporto sul fenomeno dei nuovi razzismi in Toscana, elaborato dall’Università di Siena, Università di Firenze, Università di Pisa, Istituto storico della Resistenza in Toscana e Istituto Sangalli. Il presidente della Regione Enrico Rossi ha annunciato metterà in campo una task force di professionisti della comunicazione per rispondere colpo su colpo sui social a chi diffonde pensieri razzisti e neofascisti.
“La Toscana ha una storia importante di iniziative contro il razzismo e la discriminazione. Adesso credo che sia opportuno aggiungere un altro tassello un altro passo – ha detto Rossi – la Regione si doterà di un gruppo di esperti che, con gli adeguati strumenti, risponderà ai messaggi discriminatori, xenofobi, razzisti che apparirà sui social. Questo è il terreno sui cui combattere quello che rischia di diventare un pensiero egemone, e su questo terreno noi dobbiamo stare. Oggi e ancor più nel prossimo futuro la questione razzismo sarà il tema e non è pensabile eluderlo”.
Tra i testimoni che parleranno sul palco del Mandela Forum Tatiana Bucci, deportata a sei anni con la sorella Andra a Birkenau, Kitty Braun, finita a nove anni nel lager di Ravensbruck e Bergen Belsen con la madre, e Vera Vigevani Jarach, che perse il nonno ad Auschwitz e fuggì con la famiglia in Argentina, dove affrontò un’altra tragedia: la perdita della figlia, una dei 30mila desaparecidos vittime della dittatura di Videla.
La seconda parte del meeting sarà incentrata sul razzismo di oggi, con testimoni come Irving Mujcic, bosniaco musulmano sopravvissuto al massacro di Srebrenica, dove l’esercito dei serbi guidati di Milosevic massacrò oltre 8mila musulmani bosniaci. La Regione quest’anno dedica il meeting ai testimoni dello sterminio venuti a mancare di recente: Pietro Terracina, Vera Michelin Salomon, Marcello Martini e Antonio Ceseri.