A novembre 2018 è uscito per Woodworm Label il secondo album dei Campos trio pisano formato da Simone Bettin, Davide Barbafiera e Tommaso Tanzini dal titolo ‘Umani, vento e piante’. Prodotto da Andrea Marmorini (Fast Animals and Slow Kids, La Notte, Wu Ming Contingent) il disco è un lavoro di straordinaria solidità, in cui il sound riesce nel difficile compito di combinare melodie, ritmi e atmosfere. Il risultato è una tracklist fra le più coese e accurate dell’anno. I Campos hanno fatto un lavoro particolare sui testi, utilizzando un linguaggio metaforico che volutamente non ha mai il genere, né maschile, né femminile, in cui l’osservatore si pone in modo distaccato rispetto alla situazione che viene descritta.
I Campos nascono nel 2011 a Pisa dalla collaborazione tra Simone Bettin e Davide Barbafiera, nell’interesse di unire chitarra acustica, basso e percussioni elettroniche. Nello stesso anno Simone si trasferisce a Berlino e i Campos diventano un progetto a distanza. Ecco la nostra intervista al leader della band Simone.
Ciao Simone! Come avete iniziato a suonare insieme?
Nasco come bassista, ho iniziato a suonare con i Criminal Jokers il gruppo in cui ha suonato anche Francesco Motta, poi mi sono trasferito a vivere a Berlino dal 2011 fino all’anno scorso. Ho iniziato anche a suonare la chitarra con Davide, poi si è unita una bassista australiana che viveva lì (Dhari Vij). Il primo disco Viva è uscito in Italia e quindi abbiamo cominciato a suonare anche in Italia. Poi la bassista ha trovato un lavoro fisso ‘vero’ a differenza nostra e quindi Tommaso è entrato a far parte del gruppo, adesso siamo di base in Italia.
In ‘Umani, vento e piante’ è come si ci fosse sempre un rumore sotto che non si capisce bene cos’è, non so se ho reso bene l’idea, come avete registrato il disco?
Di solito si lavora a casa e si usano campioni registrati, cerchiamo di rendere organica l’elettronica, i suoni che tu hai sentito, i campioni sono fatti principalmente Davide ma cerchiamo di usare sonorità e influenze mescolate insieme per rendere un tutt’uno con gli altri strumenti e la voce.
Trovo che i testi siano molto belli, chi li scrive?
Principalmente sono cose venute fuori da me ma ci abbiamo lavorato anche in studio insieme. Cerchiamo di metterci le mani tutti.
Mi ha colpito molto ‘Madre moderna’ mi sembra un pezzo che avrebbe potuto scrivere Edda, parli di alcune tipologie di madre non proprio positive
Sì il pezzo parla del rapporto con la madre, il testo cozza un po’ con l’atmosfera della musica. Sono delle cose personali ma cerchiamo sempre di non metterci troppo noi stessi, ma di dare uno sguardo generale alle cose. Questo vale per tutti i pezzi. Sono cose che vengono fuori abbastanza di istinto. Cerchiamo di scrivere in maniera spontanea, le parole sono importanti, ci basiamo tanto sul tono delle parole.
Mi chiedevo se alcuni personaggi che sono protagonisti delle tue canzoni come ‘Colibrì’ o ‘Schiena di bue’ esistono veramente
Sì certo, Schiena di bue parla della metamorfosi, una situazione di stallo, un’impasse da cui non si riesce ad uscire, ma non è specificato cosa sia, o di chi si stia parlando, non c’è il genere, potrebbe essere un uomo o una donna. Descrive una situazione generale, non vogliamo specificarlo troppo, è importante che chi ascolta dia una sua interpretazione delle cose. In altre canzoni come per esempio ‘La notte e il giorno’ c’è una persona che non riesce ad uscire da una situazione in cui si è auto-rinchiusa. Sono situazioni che prendiamo da esperienze di altre persone e cercano di dare un’idea di come noi ci rapportiamo al mondo in cui viviamo.
Quali sono i vostri ascolti in questo periodo, cosa vi piace?
Sto ascoltando folk americano, Molly Brunch, una ragazza americana che fa folk rivisitato in chiave moderna, ma in realtà ascoltiamo un po’ di tutto dalla bossa nova, al rap, all’elettronica, dalla tecno di Detroit fino al funk. Noi tre abbiamo ascolti molto diversi che spesso condividiamo. Ultimamente Davide ascoltava la Trap.
No, cioè non puoi dirmi che ascoltate la Trap dai
Secondo noi è importante ascoltare tutto, non ci si può fossilizzare. Cerchiamo sempre di entrare nelle cose che vediamo succedere in giro.
Prossimi concerti?
Saremo a Livorno al Cage il 30 marzo, la data di chiusura del tour. Siamo tutti i weekend fuori e stiamo lavorando per l’estate.