Solki, Stres, Tribuna Ludu, Museo di Decandenza, i Siluri, Houyhnhnms sono solo alcune delle formazioni in cui collabora attivamente il musicista pistoiese Lorenzo Maffucci. Fondatore dell’etichetta indipendente Ibexhouse e braccio destro di altri artisti del panorama toscano come Serena Altavilla, Alessandro Fiori e Tommaso Tanzini dei Campos, con lo pseudonimo ‘Mangiacassette’ porta avanti dal 1998 un progetto solista che è arrivato al quinto disco.
Dopo “Il sacco si rovescia” (Ibexhouse 2017), “Non lo voleva sapere” (Ibexhouse 2015), “Disco interno” (Trovarobato 2011) e “Pianse per il cane Muscat Blanc” (autoproduzione 2007) a dicembre 2018 è uscito per Ibexhouse e Aloch Dischi ‘Scoprirsi stupidi’: 10 ballads malinconiche e riflessive che parlano con dolcezza e grazia della vita di tutti i giorni. Ecco la nostra intervista.
Ciao Lorenzo! Questo tuo suonare in molteplici formazioni da cosa dipende, è dovuto all’etichetta Ibexhouse che vi da molta libertà di sperimentare o è dovuto anche ad altri fattori?
È un po’ un misto, diciamo che lo spirito con sui si partecipa all’Ibexhouse è un po’ quello, ma io ho sempre avuto questa mania di mettere in cantiere progetti che poi magari si perdono un po’ per la strada, poi ritornano. Mi piace provare a far partire cose nuove anche per ragioni pratiche, non è semplicissimo dedicarsi il 100% a una cosa sola. E’ un modo di sostenersi a vicenda in un certo senso, poi via via sulla strada capisci quelli che sono più affini al tuo modo di fare, in quel momento. Non c’è molto calcolo in quello che faccio (ride).
Dopo aver ascoltato il tuo disco mi sembra che ‘Scoprirsi stupidi’ non è alla fine una cosa così brutta, anzi potrebbe essere anche una cosa bella, mi sbaglio?
(Ride) Sì infatti il punto è proprio quello, mi sono accorto a un certo momento della parentela molto stretta che c’è anche dal punto di vista etimologico tra le parole ‘stupidità’ e ‘stupore’ che si riferiscono a cose che stanno nello stesso ambito della scoperta. Quando uno dice ‘quello è stupido’ ti viene da pensare ‘è un poveraccio’ e invece la lettura che io ho provato a dare è stata questa: ‘quello è stupido ma è come se fosse abbagliato da una scoperta improvvisa su di sè o su qualcun altro che lo lascia come stordito, instupidito’. Ci si scopre stupidi ma non necessariamente scemi.
A me ha fatto tornare in mente il ‘So di non sapere’ di Socrate
Voli molto alto però è vero, è questa la mia idea. Non si pensa sempre alla possibilità di essere stupidi, è qualcosa che scopri di te, che non sapevi prima e non avevi preso in considerazione. Credo che sia capitato a tutti, quando ti succede qualcosa di bello o di brutto questo interrompe il flusso normale della tua vita, delle cose che si fanno tutti i giorni senza neanche pensarci.
Mi sembra che ‘Scoprirsi stupidi’ si contrapponga anche a chi è sempre sicuro di se stesso, in una canzone dici ‘Buon per chi non ha mai una crisi’ c’è un tono ironico. In fondo mica stanno così bene quelli che dell’esterno sembrano sempre perfetti
Sì è un po’ ironico, lo dico con sincerità, buon per loro se esistono persone così risolte da non aver bisogno di porsi delle domande, però dubito che ce ne siano. Credo che non sia così perché siamo tutti inguaiati chi più, chi meno e quindi prima poi tocca a tutti.
Hai un uso dei social molto creativo che mi fa molto ridere. Infatti l’uscita del tuo disco è stata preceduta da una campagna di sensibilizzazione sul campo in cui sei andato a far ascoltare il tuo disco a ragazzi in giro per strada, nelle università. Volevo sapere che feedback ti ha lasciato questa esperienza, se alla fine hai cambiato qualcosa in base ai loro commenti o semplicemente ti sei divertito
Non ho cambiato niente, perché gli ho sottoposto un oggetto che per me era finito. Al di la dell’esperienza divertente in sé mi piaceva il fatto di andare porta a porta a far sentire il mio disco, dire ‘senti ho fatto questa cosa, tu cosa ne pensi?’. Pensiamo di essere tutti più vicini tra noi per via di questi social network ma in realtà siamo più distanti. Questo era un modo per avvicinarmi alle persone e quello che hanno detto mi ha colpito molto. Alcuni in particolare hanno osservato delle sfumature a cui non avrei dato rilievo, anche solo un aggettivo. Erano persone che io non avevo mai visto e che non sapevano niente di me, e di sicuro erano più perplesse di me di fronte a questa azione un po’ strana.
La seconda parte del tuo uso originale dei social network la stiamo vedendo proprio in questi giorni con le tue ‘lezioni’ di musica su facebook molto divertenti in cui dai dei consigli ai musicisti. Quello che mi ha colpito in particolare oltre a quando insegni come comprare uno strumento usato senza farsi fregare è quando dici ‘se ti chiedono di suonare, tu non farti troppi problemi e vai’ mi sembra un bellissimo consiglio, no?
Quei video sono estremamente senza filtri, faccio discorsi infiniti. In quella cosa lì in particolare ci credo abbastanza: non ti fare troppe domande e buttati. Lo dico perché rispetto a quando ho cominciato io a suonare mi sembra che siano cambiate tante cose nel modo di avvicinarsi alla musica. In particolare mi sembra che ci sia un po’ più di titubanza nel buttarsi nell’idea adolescenziale di fare un gruppo. Il mondo intorno a noi è andato in un’altra direzione rispetto a quel tipo di socialità che si crea attorno alla musica suonata, non so se è perché sto invecchiando. Io ho cominciato così, mi sono fatto uno scrupolo iniziale ma poi mi sono buttato, un giovane oggi si farebbe qualche domanda in più, forse anche di troppo.
Mi ha colpito molto anche quando dici che secondo te l’anima di un musicista si trasferisce nello strumento che suona
È un concetto un po fricchettone, ma io ci credo. Mi piace usare strumenti di altri e mi piace dare i miei strumenti ad altre persone perché è bello e anche per una ragione pratica. Ci sono già tanti oggetti nel mondo, usiamo quelli che già ci sono, perché comprare una chitarra nuova? Io credo che gli strumenti siano oggetti che cambiano, che si muovono, che sono suscettibili anche solo dell’umidità e della temperatura del posto in cui abiti. Nel bene e nel male assorbono qualcosa della persona che li possiede e questo secondo me è bello perché dà una storia allo strumento.
Un’ultima domanda, hai date in Toscana?
Al Kansassiti di Grosseto il 20 gennaio.
Foto di Valentina Ceccatelli