Dopo la ghiotta anteprima con il chitarrista Marc Ribot, tenutasi lo scorso 14 settembre in Piazza del Carmine in occasione del Firenze Jazz Festival, la rassegna curata da Simone Graziano e Fernando Fanutti prende il via sabato 19 ottobre con il trio Aarset/Rabbia/Petrella, sul palco della Sala Vanni per presentare l’album “Lost River”, recentemente benedetto dalla etichetta ECM. In “Lost River” disco spontaneamente improvvisato la batteria di Rabbia è liberamente creativa e propulsiva, e incanta attraverso l’uso dell’elettronica; i suoni di Aarset deliziano coloro che hanno apprezzato il progetto Dream Logic ed il suo contributo al disco con Nils Petter Molvӕr, Tigran Hamasyan e Andy Sheppard. Il ruolo di Petrella è quello di strumento principale. Il concerto del trio sarà introdotto dal solo inedito della cantante Camilla Battaglia.
Specialista del Fender Rhodes, con numerosi album acclamati da pubblico e crtitica, è invece Jozef Dumoulin in concerto il 26 ottobre. Ricercatissimo come sideman, Jozef Dumoulin ha inciso e viaggiato in tour con i musicisti più fini nell’ambito del jazz, del rock, della musica improvvisata e della musica tradizionale. In apertura di serata il duo O-Janà formato dalla cantante Ludovica Manzo e dalla musicista elettronica/pianista Alessandra Bossa.
Nel terzo appuntamento di AJS l’8 novembre si esibirà il quintetto Frontal, ensemble guidata da Simone Graziano considerato uno dei migliori pianisti e compositori emersi recentemente nel panorama italiano. Tra i talenti che lo affiancano Gabriele Evangelista al contrabbasso e Stefano Tamborrino alla batteria. Che dire poi del chitarrista olandese Reinier Baas, tra i più rappresentativi musicisti della nuova generazione del jazz europeo. C’è poi anche Dan Kinzelman al sax tenore, americano naturalizzato in Italia, oramai voce tra le più autorevoli nel panorama europeo. In questa occasione i Frontal presenteranno il nuovo album “Sexuality”, in uscita per l’etichetta Auand Records, interamente dedicato alla polifonia e poliritmia africana. In apertura l’ensemble Nerovivo, capitanato da Evita Polidoro a cui si aggiungono Davide Strangio, Nicolò Faraglia e Adele Russotto.
Al calendario della rassegna si aggiunge quest’anno il 15 novembre il nome di Aaron Parks, pianista che debutta sulla prestigiosa etichetta Blue Note a soli venticinque anni con “Invisible Cinema”, seguito da altri tre dischi sempre su Blue Note con il trombettista Terence Blanchard. Little Big è la sua nuova band, che in qualche modo continua la traiettoria tracciata nel 2008 da “Invisible Cinema”, con una particolare attenzione alla scrittura melodica, ai ritmi moderni e alla narrativa. I compagni Greg Tuohey alla chitarra, DJ Ginyard al basso elettrico e Tommy Crane alla batteria (già nota conoscenza del Musicus) portano la loro esperienza non solo dall’improvvisazione, ma anche dall’elettronica, dall’R&B, dall’indie pop (15 novembre). In questa occasione il concerto di Parks sarà introdotto da She’s analog, trio composto da Stefano Calderano, Luca Sguera e Giovanni Iacovella dedito all’improvvisazione radicale.
Il 23 novembre il Piano trio, concepito come “nucleo operativo” rispetto ad una visione musicale in cui il materiale oscilla tra atto performativo e “compositività”, è l’ingrediente principale del Giampiero Locatelli Trio che presenta il disco “Right Away”, uscito lo scorso anno per l’etichetta Auand. Nella stessa sera sul palco della Sala Vanni ClarOscuro, la nuova formazione diretta dal contrabbassista pugliese Matteo Bortone, vincitore del Top Jazz 2015 come Miglior Nuovo Talento e già leader dei ‘Travelers’, quartetto franco/italiano che si muove tra sonorità d’avanguardia e atmosfere rock, secondo uno schema ben rodato e composizioni a metà tra songwriting e improvvisazioni taglienti. Tutt’altra direzione qui, già a partire dalla strumentazione: il piano trio.
Nel penultimo appuntamento di AJS il 29 novembre spazio alla Tower Jazz Composers Orchestra, ovvero l’orchestra residente del Jazz Club Ferrara. L’ampio organico, che prevede la possibilità di turnover tra vari musicisti, è nato come naturale evoluzione di due progetti didattici (The Unreal Book e The Tower Jazz Workshop Orchestra), portando queste diverse esperienze a una rinnovata sintesi forte di una formazione più stabile e un repertorio incentrato su composizioni e arrangiamenti originali. È possibile definire la TJCO come un’esperienza orizzontale a dimensione variabile e con un regime partecipativo. Ogni componente più o meno stabile dell’organico, in veste di compositore e improvvisatore, contribuisce alla ricerca a tutto campo che è propria dell’attitudine artistica di questa formazione. Riuscendo a dar vita a un simile progetto, incluso tra i dieci migliori gruppi dell’anno al Top Jazz 2018 di Musica Jazz, il Jazz Club Ferrara conferma di essere tra i club più intraprendenti sulla scena non soltanto nazionale bensì europea.
Chiude la terza edizione di AJS il 6 dicembre “Mappe per l’Eden”, un progetto di ricerca musicale che unisce due dei gruppi più significativi della scena jazz italiana degli ultimi vent’anni. Si tratta infatti di una fusione tra Dinamitri Jazz Folklore e Open Combo, due gruppi che, oltre a condividere alcuni dei propri musicisti, condividono lo stesso approccio alla ricerca privilegiando la natura sociale della pratica musicale. “Eden” ricostruisce e rielabora il percorso dell’evoluzione musicale dalle origini dell’uomo, svelando quel filo rosso che collega musiche di popoli e di epoche apparentemente distanti tra loro, traendo ispirazione dagli studi di Cavalli Sforza sulla deriva genetica e linguistica, applicati poi da Grauer (allievo di Alan Lomax) in ambito musicale, e ammirando quelle mappe genetiche, linguistiche e musicali che disegnano gli spostamenti delle popolazioni primitive svelando legami inaspettati tra culture e popoli agli antipodi del mondo.
A JAZZ SUPREME – terza edizione
Sala Vanni, Piazza del Carmine 14, Firenze