L’Orchestra della Toscana anche quest’anno festeggia il Natale regalando a tutta la regione cinque indimenticabili concerti. Un rito che si ripete ogni anno il pomeriggio della vigilia al Teatro Verdi di Firenze e nei giorni precedenti in vari luoghi della Toscana. Si inizia giovedì 19 a Piombino, per poi proseguire a Livorno, Figline Valdarno, Poggibonsi per concludere a Firenze. Sul podio il giovane direttore cileno Paolo Bortolameolli, solista al pianoforte il virtuoso siberiano Dmitry Masleev.
La serata si apre con il Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 in si bemolle minore, op. 23 di Pëtr I. Čajkovskij, uno dei concerti pianistici più eseguiti al mondo. Curiosamente ha una storia che lo lega proprio alla vigilia di Natale. È il 1874, Čajkovskij ha 34 anni, è un compositore già maturo ed ha in quel giorno così particolare un appuntamento importante con Nikolaj Rubinštejn, direttore del Conservatorio di Mosca e pianista virtuoso. Vuole fargli ascoltare la sua nuova composizione che è a lui dedicata. Le cose non vanno come Čajkovskij si sarebbe aspettato. L’accoglienza è decisamente negativa. “Il suo Concerto non vale assolutamente nulla, non è possibile suonarlo”. Offeso Čajkovskij lascia la stanza. “Non cambierò neppure una nota e lascerò il pezzo nella sua forma attuale” è la sua risposta, decidendo di dirottare la sua dedica su di un altro grande interprete dell’epoca, il celebre pianista e direttore d’orchestra Hans von Bülow.
Il concerto fu eseguito per la prima volta a Boston nel 1875 con Bülow al pianoforte. Il successo fu immediato e travolgente. Curiosamente von Bülow eliminò in seguito il concerto dal proprio repertorio, mentre Rubinštejn finì col dirigerne la première moscovita e ad eseguirne la parte solistica in numerose occasioni. Scherzi del destino. L’opera conserva in buona parte forme e timbri della musica popolare russa cui spesso Čajkovskij fa riferimento. Echi della tradizione nazionale e popolare che sono ancor più evidenti nell’opera di Antonín Dvořák. La Sinfonia n. 7 in Re minore, Op. 70, B. 14, composta nel 1885, è considerata la sua opera più romantica. Esponente centrale della musica nazionale ceca, è colui che meglio rappresenta il tentativo di integrazione fra tradizione colta e spirito popolare slavo.