Fiona May nata nel Regno Unito da genitori giamaicani è un’ex lunghista, triplista e attrice britannica naturalizzata italiana. Si è trasferita in Toscana nel 1994 e nello stesso anno ha esordito nella nazionale azzurra con cui agli Europei di Helsinki ha conquistato la medaglia in bronzo nella sua specialità, cioè il salto in lungo. La sua carriera è costellata di successi: è stata due volte campionessa mondiale di salto in lungo, specialità in cui inoltre è salita due volte sul secondo gradino del podio olimpico. È tuttora la detentrice del record italiano di salto in lungo, sia outdoor che indoor. Avendo conquistato quattro medaglie ai campionati del mondo (due ori, un argento e un bronzo), Fiona May è l’atleta italiana che più volte è salita sul podio ai campionati del mondo di atletica leggera.
Abbandonata la carriera sportiva, è entrata nel mondo dello spettacolo, partecipando tra il 2006 e il 2007 alla trasmissione su Rai 1 Ballando con le stelle, condotta da Milly Carlucci. Fiona è stata anche protagonista della fiction Butta la luna, tratta da un best seller di Maria Venturi. Dal 13 aprile 2015 ha partecipato come concorrente alla seconda edizione del programma Si può fare! con la conduzione di Carlo Conti.
Il 2020 è l’anno del suo debutto teatrale con la pièce “Maratona di New York” di Edoardo Erba. Una sfida fisica e verbale, una corsa emotiva nei meandri dell’esistenza, un percorso immaginario tra ostacoli, fatica, sudore, ricordi, memoria, tempo e spazio che ha interpretato in coppia con l’attrice Luisa Cattaneo e con la regia di Andrea Bruno Savelli. Proprio a lui siamo andati a chiedere di ‘raccontarci’ chi è Fiona May.
Ciao Andrea! Come e quando hai conosciuto Fiona May? Quando è scattata l’idea di coinvolgerla nel tuo progetto teatrale?
È una storia buffa su cui scherziamo sempre. L’ho vista la prima volta quando giocavamo in una squadra che raccoglieva fondi per beneficienza, credo siano passati 20 anni. Già lì mi era scattata l’idea, non avevo però un contatto diretto con lei. Le avevo fatto arrivare una proposta attraverso amici ed ebbi un ‘no’ secco, ci rimasi anche un po’ male. Quando venne poi fuori l’idea di produrre ‘Maratona di New York’ ci fu la spinta di Luisa Cattaneo per coinvolgerla, l’altra attrice coinvolta nel progetto. Io pensavo che non le interessasse. Invece le ho raccontato quello che avevo in mente ed è scattata subito una simpatia, lei si è presa una settimana di tempo per decidere però si capiva che era orientata per il sì. La fine di questa storia è che, dopo che abbiamo preso confidenza con le prove, le ho detto: “bella stronza 20 anni fa a dirmi un ‘no’ secco” e ho scoperto che la mia proposta non le era in realtà mai arrivata. Ci scherziamo spesso. All’inizio lei aveva più dubbi di me e anch’io dovevo capire se lei potesse essere in grado di stare su un palcoscenico, ma appena l’ho incontrata ho capito che non avrebbe avuto nessun problema. Ora spesso le dico che è stata sfortunata a fare l’atletica perché sarebbe diventata una star di Hollywood.
Fiona ha avuto una brillante carriera sportiva e poi ha fatto tante altre cose al cinema e alla televisione. Adesso per la prima volta debutta a teatro che sappiamo è una brutta bestia, non si può sbagliare, le scene non si possono rifare, si è davanti a una platea che osserva. Come avete lavorato insieme?
Molto bene. Io sapevo che sarebbe stata strepitosa ma all’inizio c’era un po’ di diffidenza. Non è un caso se lei è diventata una campionessa mondiale, ha una capacità e una forza incredibili. Tra l’altro la corsa non è il suo sport, correre per 50 minuti in scena e allo stesso tempo recitare non è una cosa semplice. Però l’attitudine ad allenarsi l’ha trasformata in una guerriera, non si è mai fatta spaventare dalle difficoltà che ci sono state, le ha affrontate con forza e capacità e insieme le abbiamo risolte tutte.
Hai detto che Fiona è una guerriera e questa è una cosa che traspare, sembra una donna fortissima, ma come ogni essere umano ha anche le sue fragilità, mi chiedevo se tu hai visto anche questo lato di lei?
Certo, non solo ogni donna, ma anche ogni uomo ha un lato fragile. Lei per tanti motivi credo che non abbia mai potuto esteriorizzare la sua fragilità. Io l’ho vista e questo non ha fatto che aumentare la stima che ho di lei.
Ogni giorno sui giornali leggiamo continuamente di femminicidi, forse alcuni uomini non sono ancora pronti per affrontare i cambiamenti in atto nella società, come mai è così difficile accettare che ci sia spazio per le donne anche in ruoli di potere, cosa ne pensi?
Io affronto da tanti anni queste tematiche, ho diretto anche uno spettacolo “Io ci sono” su Lucia Annibali l’avvocatessa sfregiata con l’acido dall’ex fidanzato. Credo che ci siano due piani separati. I cambiamenti della società gli uomini non li accettano per paura. È molto più comodo avere la donna a casa che prepara. Dall’altra parte non accettare le donne in ruoli di potere è una prassi soprattutto italiana e non lo accettano neanche i giovani. C’è un blocco generazionale e un blocco di genere anche perché le donne spesso riescono a risolvere le situazioni meglio di noi. Sarebbe curioso fare un’analisi della società, su come sarebbe stata guidata dalle donne, questo lo spossiamo fare solo con la fantasia. Le donne spesso hanno qualcosa in più perché sono abituate a risolvere tanti problemi contemporaneamente, sono più multitasking degli uomini. Forse un giorno riusciremo a giudicare le persone solo per la loro intelligenza e non perchè sono maschi, femmine, bianchi, neri o gialli. Ma per adesso siamo molto lontani, dobbiamo preoccuparci di non arretrare ulteriormente, più che andare in avanti.
Lo spettacolo “Maratona di New York” è in scena il 7 marzo al Teatro Crystal di Lovere (BG), il 10 marzo al Teatro Delle Arti di Gallarate (VA), il 12 marzo al Teatro Sociale Villani a Biella, il 18 marzo al Teatro Pax di Cinisello Balsamo (MI) e il 24 marzo al Teatro Alfieri di Asti.