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La regista Cinzia TH Torrini raccontata da Marco Cocci

L’attore e cantautore toscano ci racconta il suo rapporto con la ‘regina’ delle serie tv made in Italy

La regista Cinzia TH Torrini raccontata da Marco Cocci

La regista toscana Cinzia TH Torrini ha frequentato il liceo a Firenze e poi ha studiato cinema presso l’Accademia di Cinematografia (la Hochschule für Fernsehen und Film) di Monaco di Baviera. Ha mosso i primi passi sul grande schermo fin da giovanissima debuttando alla Mostra di Venezia nel 1982 con “Giocare d’azzardo” e girando nel 1986 “Hotel Colonial” con John Savage, Robert Duvall e Massimo Troisi. Ma è in televisione che il suo talento è emerso con maggiore forza. Il suo nome è infatti legato indissolubilmente a quello di Elisa di Rivombrosa spregiudicata eroina settecentesca interpretata da Vittoria Puccini protagonista della serie tv trasmessa su Canale 5 dal 2003 al 2005 che è arrivata a toccare il 41% di share con oltre 12 milioni di telespettatori, rappresentando il più grande successo televisivo degli anni 2000. Recentemente Cinzia TH Torrini ha realizzato la serie tv ‘Pezzi Unici’ un trhiller ambientato nella realtà degli artigiani toscani a cui hanno partecipato gli attori: Sergio Castellitto, Giorgio Panariello, Irene Ferri, Fabrizia Sacchi e il giovane cantautore Marco Cocci. Proprio a lui siamo andati a chiedere di raccontarci questa grande donna toscana.

Ciao Marco! Hai partecipato a ‘Pezzi unici’ di Cinzia TH Torrini, una regista che è emersa in modo molto forte nel panorama televisivo italiano, qual è stata la tua impressione su di lei?
Cinzia è una regista preparata che sa quel che vuole, che è giustamente severa per tenere le redini della troupe e degli attori. Questo va in contrasto con la sua fisicità, lei è una donna minuta che però ha un’energia incredibile. È questo che la rende sicuramente unica. Avrà le sue insicurezze come tutti, ma probabilmente è molto brava a mascherarle, è sempre presente. Pezzi unici è stata una produzione con tanti attori, molto serrata, con riprese fuori Roma, molto complicate a livello organizzativo. Cinzia non ha mai perso un colpo, da domandarsi ma dove la trova tutta questa forza?!

Come avete lavorato insieme?
Giustamente è esigente in quello che chiede e non si accontenta, com’è giusto che sia. Io personalmente come attore devo avere la sicurezza che il regista ha molto chiaro quello che vuole, altrimenti mi sento perso, lasciato a me stesso. E secondo me un attore non va mai lasciato a se stesso per quanto bravo possa essere. Quando sento questa sicurezza da parte del regista riesco a lavorare bene.

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Cosa ti ha colpito di lei?
Cinzia è anche una donna che vuole bene alle persone con cui lavora, anche fuori dal set. È una persona che ti fa capire che se magari a volte è un po’ dura, un po’ scontrosa, è perché ha le sue tensioni i suoi pensieri, perché vuole che le cose vadano come desidera lei. Ti ‘bacchetta’ un pochino ma è giusto! In realtà è una donna dolcissima e adorabile. Se ti ha scelto, ti ha scelto, non so come spiegartelo.

In Italia, come nel resto del mondo, ci sono purtroppo molti casi di femminicidio, un problema sottovalutato, cosa manca per migliorare questa situazione e fare un passo in avanti?
La donna ha una forza non maggiore ma diversa da quella dell’uomo. In questo momento storico donne e uomini sono entrati in competizione forse per la prima volta. Esistono frustrazioni che portano esseri umani di sesso maschile a trovare una soddisfazione personale rivalendosi con violenza sulle donne. Purtroppo è una cosa che io non riesco a concepire. Non voglio neanche sentire dire che ‘sono persone malate’ no, non è una malattia. Da parte della donna ci deve essere una forza immediata e reattiva nel momento in cui vede il pericolo. Non puoi continuare a subire la seconda volta qualcosa che ti ha fatto male la prima, non deve accadere. Purtroppo però io credo che ci siano delle persone che rimangono incastrate in una situazione psicologica di sottomissione, a volte è una co-dipendenza. Una relazione malata riguarda spesso anche la persona che si fa aggredire. Le donne vittime di violenza devono trovare la forza per reagire. Si può aiutare chi vuole essere aiutato. Se non parte una richiesta d’aiuto, tu non potrai aiutare nessuno. Ci sono donne che subiscono per anni abusi e violenze, si decidono a denunciare solo quando non percepiscono più l’amore e visualizzano solo una routine di violenza fine a se stessa. Finchè la persona abusata penserà che uno scatto d’ira è fatto ‘per amore’ non denuncerà mai, è impossibile che riesca a chiedere aiuto. Ma la violenza non è mai in nessun caso e per nessun motivo amore.

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