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Produzione olio toscano con luci e ombre: bene la costa, male l’interno

La stima di Fedagri Confcooperative Toscana registra una produzione in calo del 20%, ma la situazione potrebbe migliorare

Olio

Un calo della produzione del 20% rispetto al 2018, soprattutto nell’entroterra toscano. Meglio invece sulla costa, che da Livorno e Grosseto lascia intravedere un’annata niente male. Sono le due facce della Toscana dell’olio emersa da una prima indagine fatta da Fedagri Confcooperative Toscana tra i produttori locali per avere una prima fotografia dell’annata 2019.

Previsioni che tengono conto anche del maltempo dei giorni scorsi che ha causato seri problemi alle coltivazioni. “Dove ha grandinato abbiamo riscontrato danni che se non recuperati possono mettere a rischio almeno il 50% della produzione in alcune zone”, spiega Ritano Baragli, vicepresidente Fedagri Confcooperative Toscana e presidente della Cantina Sociale Colli Fiorentini.

“Ovviamente si parla di stime e sappiamo che in agricoltura l’ultima parola la dice il tempo – continua – L’anno scorso le nostre stime erano al ribasso, poi grazie alle condizioni meteo diventate favorevoli la situazione è decisamente migliorata. Speriamo sia così anche quest’anno, perché la situazione appare complicata soprattutto dopo la conta dei danni in seguito al maltempo della settimana scorsa”.

Maltempo ora, caldo intenso prima e “proprio nel momento delicato della allegagione, che ha avviato una cascola prematura e intesa nelle olive”. Ma se vogliamo guardare il lato positivo, precisa Baragli, “le temperature alte bloccano il proliferare della temuta mosca”, garantendo la qualità alta del prodotto.

“La Toscana non ha una situazione omogenea, lo sappiamo, ci sono zone che soffrono caldo e siccità e altre più piovose – continua il vicepresidente – abbiamo tante e diverse zone climatiche in una sola regione e la differenza si vede. Da una parte, nell’entroterra, abbiamo coltivazioni tradizionali, obsolete, dove c’è difficoltà di rinnovamento e in evidente sofferenza, e dall’altra le colture intensive, come nel grossetano, dove c’è stato un progetto, una strategia, che ha consentito un rinnovamento serio della coltivazione, con una produzione moderna e meccanizzabile. Andrebbe fatto ovunque, ove possibile, ma ci vuole volontà”.

Male sul fronte dei prezzi dell’olio Igp toscano. “In riferimento alla produzione 2018 – spiega ancora Baragli – ci sono ancora giacenza che si collocano con difficoltà sul mercato. I dati di imbottigliamento e quindi del venduto vanno a rilento: non credo che raggiungeremo i 30mila ettolitri di olio imbottigliato, che rispetto alla produzione è meno del 50% di olio dichiarato atto a diventare Igp. Per il prossimo anno ci aspettiamo un ulteriore calo, a causa dell’aumento di produzione nelle zone costiere che hanno impianti nuovi e meccanizzati. Servono nuovi sbocchi importanti di mercato”. Che però non ci sono, ed è un problema non solo toscano, ma italiano. “Parlano i numeri. Nel 2018, l’Italia ha prodotto poco più di 200mila tonnellate di olio, la Spagna quasi 2milioni. Contiamo sempre meno a livello internazionale, in un mercato già difficile dove un consumatore medio non è disposto a spendere tanto per una buona bottiglia di olio, cosa che non accade ad esempio per il vino“.

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