L’edizione numero 97 di Pitti Uomo si è aperta a Firenze nel segno della sostenibilità ambientale. All’inaugurazione del salone della moda internazionale – che porta alla Fortezza da Basso oltre 1200 marchi di cui 540 provenienti dall’estero – ha partecipato attraverso un videomessaggio il principe Carlo d’Inghilterra, per appoggiare Campaign for Wool, il progetto mondiale di promozione della lana bio come fibra eco-sostenibile.
“I materiali naturali, non provenienti da combustibili fossili, non infiammabili e naturalmente biodegradabili, hanno un ruolo importante da giocare nell’enorme sfida del cambiamento climatico – ha sottolineato il principe di Galles – la gente comincia a fare domande minuziose circa la provenienza ed il contenuto della moda attuale e di tutto ciò che viene messo nelle loro case, e soltanto la lana fornisce rassicurazione finale di vera sostenibilità”.
L’attenzione per l’ambiente infatti non è solo la scelta più giusta per il pianeta ma può essere anche un affare, visto che i consumatori premiano sempre di più il fashion green. “Autorevoli studi dicono che nel giro di cinque anni i maggiori department store del mondo sceglieranno sulla base delle certificazioni ambientali almeno la metà dei loro fornitori, e che i due terzi dei consumatori mondiali sono disposti a pagare un premio del 10% in termini di prezzo per prodotti sostenibili, a parità di qualità e stile – spiega Claudio Marenzi, presidente di Confindustria Moda e di Pitti Immagine – gli stessi studi ragionano sul fatto che nei prossimi dieci anni più del 90% delle imprese investiranno in sostenibilità”.
Non a caso il tema green è al centro di molti progetti presenti in questi giorni a Pitti, che puntano sui tessuti naturali e recuperati, come l’impermeabile di denim riciclato al 95% di Landi, la capsule sostenibile di Chimborazo in nylon riciclato o ancora la collezione per l’America’s Cup realizzata interamente con materiali riciclati da North Sail, che sceglie solo fornitori con certificazioni ambientali.
Lo spazio Lyceum poi ospita Land Flag, una riflessione sui consumi e sull’ambiente dove sono espositi i rifiuti in plastica e vengono mostrati i loro possibili riutilizzi.
E inaugurando il salone, il sindaco di Firenze Dario Nardella ha lanciato l’idea di un patto tra primi cittadini e imprenditori della moda per la crescita sostenibile. “Non è una bandiera ideologica per dire no allo sviluppo – spiega Nardella – perché senza sviluppo non ha senso parlare di sostenibilità, ma non può essere neanche una medaglietta da mettere al petto per un bel discorso. La moda non fa della sostenibilità una moda: è un modo di pensare e produrre completamente diverso da quello che abbiamo alle spalle. La sfida della sostenibilità è emozionante, ma anche vitale”.
L’altro grande tema al centro di Pitti è l’internazionalizzazione, sempre più vitale per il comparto moda. Il tema di questo salone invernale è “Show Your Flags at Pitti” e le bandiere che lo colorano simboleggiano sia le diverse identità nazionali che la necessità di rimanere aperti in un mercato globalizzato.
“Le nostre esportazioni ci hanno tenuti in piedi: questo nostro Paese vive di pace e di apertura, e chi predica la chiusura non vuole bene al nostro Paese” ha sottolineato all’inaugurazione di Pitti il sottosegretario agli Esteri Ivan Scalfarotto. “Se non avessimo esportato nulla nel 2017 saremmo stati di 7 punti di Pil più poveri che nel 2020”, ha aggiunto.