Mai avrebbe potuto immaginare che la sua più grande opera – tanto tardiva quando diversa per genere e linguaggio rispetto a quanto fin lì fatto – negli anni sarebbe diventata una scenografia architettonica e paesaggistica per turisti affamati di selfie e fotografi alla ricerca dell’essenza della bellezza. Eppure la torre campanaria di Santa Maria del Fiore è ancora lì, fieramente ed eternamente a fianco della cattedrale di Firenze, in piazza Duomo.
Forse non tutti sanno che questa grande narrazione, destinata poi a far parte della storia dell’arte e dell’architettura, ha avuto inizio proprio in un giorno come oggi. Era infatti il 18 luglio del 1334. E in quel giorno, nel cuore di Firenze, si prendevano il via i lavori per le fondamenta della torre di Giotto, cittadino illustre di Toscana che pur essendo noto soprttutto per le opere pittoriche, in quel momento sentì forte il bisogno di lasciare alla città e al mondo un’eredità che superasse perfino il limite della sua arte.
A ricordarci di questa ricorrenza è proprio il magazine on-line dell’Opera di Santa Maria del Fiore. In un articolo si legge che «lo stesso Giotto, ormai anziano – aveva 67 anni – dovette accettare l’incarico nel senso di un coronamento della propria carriera. Fu quindi – forse su sua iniziativa, subito accolta con entusiasmo dalla nuova direzione della gilda dei Produttori di lana – che si decise di avviare la costruzione della torre campanaria. Questa convergenza di intenti sul creare il nuovo edificio è manifesta nei documenti: appena tre mesi dopo l’elezione di Giotto a capomastro dell’Opera, il 18 luglio del 1334 si avviarono i lavori per le fondamenta della torre».
Del progetto di Giotto – che fu poi modificato in corso d’opera dai capomastri che si succedettero al cantiere (Andrea Pisano e Francesco Talenti) – «ci rimane memoria in un grande disegno colorato su pergamena oggi al Museo dell’Opera della Metropolitana di Siena» e «prevedeva un edificio a pianta quadrangolare, che svettasse sullo skyline cittadino a circa 115 metri d’altezza, concluso negli ultimi 30 da una gigantesca guglia piramidale (che fu poi abolita, interrompendo con una balaustra l’altezza agli 85 metri attuali)».
Come ricorda l’Opera magazine, Giotto «non vedrà mai completato il suo testamento di pietra: morì appena tre anni dopo, quando solo il primo livello era stato completato. Ma alla sua conclusione, nel 1359, questo monumentale scrigno di marmo superava in altezza e splendore ogni altro edificio cittadino, e si qualificava come vero ombelico di Firenze (sarà così fino al completamento della cupola). Per merito di questa impresa si legge ancora – il nome dell’artista si è sposato a quello della torre campanaria, e la sua fama permarrà finché durerà questo gigante di marmo e pietra: quasi mai si sente dire “Campanile di Santa Maria del Fiore”, ma da sette secoli, per i fiorentini e i milioni di visitatori che ogni anno lo ammirano, semplicemente è e rimarrà il “Campanile di Giotto”».