Trafugato nel 1944 da un soldato della Wehrmacht nazista, tornerà finalmente al suo posto in una sala della Galleria Palatina di Palazzo Pitti a Firenze il “Vaso di fiori” dell’artista olandese Jan van Huysum. Dopo mesi di polemiche e trattative, la notizia è arrivata nei giorni scorsi da un comunicato congiunto Germania-Italia. Esulta il direttore degli Uffizi Eike Schmidt che a gennaio aveva lanciato un appello dopo aver provocatoriamente appeso al suo posto una copia con sopra la scritta “Dipinto rubato”. “È una grande vittoria per tutta l’Italia”, dice ringraziando il governo che lo ha aiutato. E applaudono anche i ministri della cultura Bonisoli e degli esteri Moavero, sottolineando come questo ritorno in patria, arrivato alla fine di un processo “lungo e laborioso” sia il segno di una diplomazia culturale pienamente riuscita.
Anche per ricambiare, intanto, l’Italia restituirà a Berlino una preziosa Maddalena in terracotta di Andrea della Robbia (1435-1525) che era conservata nei depositi degli Uffizi e che invece è risultata di proprietà di un museo tedesco al quale verrà fatta riavere non appena saranno state completate tutte le procedure burocratiche. Il rapporto di scambio tra i due paesi si era avviato già dalla scorsa estate, quando Bonisoli ha incontrato a Venezia il ministro per la politica estera culturale della Repubblica federale tedesca Michelle Müntefering, un incontro al quale ne era seguito un altro, questa volta a Roma, con la ministra tedesca di Cultura e i Media, Monika Grütters.
Acquistata nel 1824 da Leopoldo II Granduca di Toscana che lo voleva per la sua collezione, la natura morta dell’olandese Jan van Huysum, pittore e disegnatore che aveva la sua specialità proprio nella riproduzione di fiori e di frutta, verrà quindi definitivamente restituita dai privati tedeschi ai quali era arrivata dopo quel furto di guerra. E tornerà a fare bella mostra di sé a Firenze, “tassello fondamentale nella collezione delle nature morte di Palazzo Pitti” annota fiero il direttore Schmidt. Da oggi anche icona e simbolo di un mondo che rifiuta i saccheggi dell’arte.