L’intervento, compiuto dalle Gallerie degli Uffizi in collaborazione con la Soprintendenza e costato circa 300mila euro, è durato poco più di un anno. A determinare la necessità di una vasta operazione di restauro di questa parte della facciata era stata la caduta di frammenti delle pietre di rivestimento, che in alcuni punti erano in condizioni di grave degrado. Con il restauro, partito immediatamente, è stata effettuata un’accurata revisione di tutto il prospetto e un consolidamento del bugnato di pietra, anche mediante l’impiego di tecniche innovative.
L’intervento è stato accompagnato da un’estesa campagna di indagini diagnostiche, condotte dal laboratorio di restauro della Soprintendenza e dal Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze. Per mettere in sicurezza i grandi blocchi di pietra forte, segnati da vene di calcite che ne frammentano la continuità, sono state realizzate legature in cavo di acciaio: un metodo di intervento che costituisce una vera novità tecnica. E’ la prima volta, dagli anni ’90, che una parte delle facciate di Palazzo Pitti viene restaurata. E appena lo scorso anno è stato effettuato un ampio intervento di recupero e consolidamento dei bastioni che cingono la reggia medicea: in questo caso, era da prima della Seconda Guerra mondiale che non veniva svolto un lavoro del genere.
«Grazie all’autonomia gestionale dei musei, adesso possiamo provvedere a fondamentali operazioni di conservazione e tutela dei nostri edifici in tempi rapidi» commenta il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt. «Il restauro dei bastioni e del Rondò meridionale di Palazzo Pitti sono solo i primi due passi di un vasto lavoro di recupero delle facciate che intendiamo portare avanti già a partire dai prossimi mesi. Questa campagna avviene proprio nel momento in cui da parte del Mibact è da poco stato introdotto il “Bonus facciate” per i privati. Anche se noi, come Istituto pubblico, non ne beneficiamo, i risultati ottenuti a Palazzo Pitti potrebbero costituirne un impulso e un esempio».
Per il Soprintendente Andrea Pessina questo restauro «rinnova ancora una volta la stretta ed efficace collaborazione con le Gallerie degli Uffizi, un esempio di come l’esperienza operativa e la preparazione culturale e scientifica del personale tecnico del mio ufficio sia sempre a disposizione per la definizione delle tecniche e dei metodi più idonei per la conservazione del nostro patrimonio culturale, in questo caso di un testo architettonico di altissimo valore, quale è la vasta mole delle facciate di Palazzo Pitti».
La costruzione delle due ali laterali che serrano la piazza e concludono la secolare fabbrica di Palazzo Pitti si compie tra la seconda metà del Settecento e la prima metà del secolo successivo. Al suo avvio il cantiere interessa l’ala destra, a definire un corpo di fabbrica denominato nei documenti settecenteschi ‘rondò’ (adattamento del francese rondeau), da destinare a caserma per il corpo di guardia del palazzo. La conclusione dei lavori avviene nel 1840, con la realizzazione di un’analoga struttura anche sull’ala sinistra della reggia (il “rondò di Bacco”) dove vennero accolte rimesse e scuderie.
Due piazzette (oggi piazza Carlo Levi e piazza Anna Maria Ichino) distanziano i due rondò dalle costruzioni circostanti su entrambi i lati, tanto a nord quanto da sud, e contribuiscono a esaltare la dimensione monumentale di Palazzo Pitti nel tessuto urbano dell’Oltrarno. Il compimento della fabbrica di Palazzo Pitti e la costruzione dei due rondò furono effettuati nel deliberato ed esplicito riferimento al primigenio progetto di Filippo Brunelleschi, a sigillo della persistente, insopprimibile florentinitas nella cultura architettonica cittadina.