Cultura/

L’arte contemporanea contro la violenza sulle donne a Massa

In mostra a Palazzo Ducale fino al primo dicembre ‘Il corpo è un livido’: 21 fotografie di cinque artiste che raccontano la condizione femminile

Nan Goldin, Self portrait in kimono with Brian, New York City, 1983

Nelle tre sale della ex presidenza del Palazzo Ducale di Massa è aperta la mostra “Il corpo è un livido”, curata da Davide di Maggio e Nerina Toci, e organizzata dall’Associazione Quattro Coronati, dalla Fondazione Mudima di Milano e dalla Provincia di Massa Carrara.

In mostra 21 fotografie realizzate da cinque artiste: Diane Arbus, Nan Goldin, Gina Pane, Shirin Neshat e Francesca Woodman, ognuna delle quali racconta secondo la propria sensibilità, la condizione femminile e la violenza (fisica e psicologica) sulle donne. Cinque letture diverse della realtà che hanno come filo conduttore questo tema così forte e attuale.

Per Diane Arbus (New York 1923 – 1971) la fotografia è strenua affermazione del proprio essere deforme: del proprio esistere, in quanto individuo/entità autonoma, al di là di ogni forma prestabilita e imposta. E proprio la categoria del deforme, infatti – nella sua accezione etimologicamente neutra, e quindi sgombra da qualsiasi intento di giudizio -, il campo prescelto da questa fotografa americana per cercarsi, e riconoscersi, nel mondo che la circondava.

La fotografa Nan Goldin, (Washigton, 1953) osserva la parte trasgressiva e nascosta della vita della città con un approccio intimo e personale. Ritrae amici e conoscenti, ma anche sé stessa, come nel celebre autoritratto un mese dopo essere stata picchiata.

Una delle maggiori esponenti della Body Art è Gina Pane, nata a Biarritz in Francia il 24 maggio 1939 e scomparsa precocemente il 5 marzo 1990 a Parigi. È diventata un simbolo del dolore fisico ed emotivo come liberazione. Le sue performance sono emotivamente sconvolgenti ma hanno un potere rituale, esorcizzante. È una ricerca in se stessa e nell’altro che fa del limite della sofferenza una forma di rivoluzione. La sua performance più nota è Azione sentimentale del 1973.

Nata a Quazvin, in Iran, nel 1957, Shirin Neshat, artista di arte visiva, pone in relazione la religione islamica come oggi si manifesta e il femminismo, il rapporto fra i sessi, le censure di ordine sociale che regolano l’espressione del desiderio, la diversità”. Lo fa, però, in una prospettiva che «non intende dare giudizi, ma anzi ridiscutere le nostre certezze ideologiche e lasciare aperte le interpretazioni»: i suoi lavori, come ha scritto qualcuno, sono «un ponte fra le contraddizioni che attraversa il fiume dei pregiudizi».

Breve la vita di Francesca Woodman: la fotografa americana, nata nel 1957, pose fine ai suoi giorni il 19 gennaio del 1981, aveva 23 anni. Francesca Woodman è una delle figure più emblematiche dell’arte degli ultimi trent’anni. Figlia di artisti – padre pittore, madre ceramista – , interessata alla fotografia sin da quando aveva tredici anni. Fotografava spesso sé stessa: si autorappresentava – «per una questione di praticità. Io sono sempre disponibile» – dichiarò poi. Ma anche per conoscersi, indagando la sua fisicità e il rapporto con il contesto, lasciandosi travolgere da un flusso di coscienza dove soggetto e oggetto stabiliscono una relazione fluida e indefinita.

La mostra sarà aperta ad ingresso libero tutti i giorni fino al 1 dicembre dalle ore 16 alle ore 19.

Per informazioni:
3791855725

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