Per scrivere dello show teatrale di Panariello, Conti e Pieraccioni, dobbiamo necessariamente partire dalla fine dello spettavolo. E da un concetto che va oltre il talento e le capacità professionali dei tre artisti: quello dell’amicizia trentennale che li unisce, un messaggio che il trio regala a quel pubblico fedele ed entusiasta che lo sta premiando da settimane al Teatro Verdi di Firenze, con date tutte in sold out.
Uno show di oltre due ore che fa sorridere su cosa siamo, su come ci muoviamo in questo mondo e nelle nostre città, che ci ricorda cosa siamo diventati. Le nostre manie, le assurdità, la famiglia, il rapporto di coppia e quello con i figli, senza tralasciare una politica che ormai pare un coccio rotto che difficilmente potrà tornare a ricomporsi, a rimettere insieme i pezzi.
Non sono mancate le immancabili battute su Toninelli e il tunnel del Brennero, su Renzi e la propria avventura televisiva, con un Pieraccioni che ha definito ‘Renzi che racconta Firenze come Ceccherini che spiega il catechismo’. Un Pieraccioni in grande spolvero che va fuori copione, improvvisa, scende dal palco e corre in mezzo al pubblico, a regalare ad ogni spettacolo, una sfumatura diversa. E poi Panariello, che al Verdi ha portato i suoi personaggi più noti e amati: da ‘Sirvano’, il classico commentatore da bar, fino a ‘Merigo’, l’ingenuo ubriacone accompagnato dalla sua inseparabile bicicletta.
Carlo Conti è invece il punto di equilibrio dello spettacolo: l’uomo di punta della Rai, quello che i programmi li scrive, li pensa e li presenta, ha portato in teatro uno dei suoi maggiori successi, un ‘Tale e quale show’ in versione comica, trasformato in ‘Montale e quale show’, un concorso di poesia dove si sono alternati improbabili poeti, con un Pieraccioni e Panariello che hanno rinnovato ancora una volta, sul palco, la loro intesa naturale. Perché al di là di tutto, ciò che premia ancora una volta i tre artisti è la naturale sintonia, il capirsi al volo, il cogliere ogni volta una tonalità nuova ad ogni spettacolo, un colore diverso nel tono della voce, nella mimica, nei movimenti. E’ uno spettacolo – quello di Panariello, Conti e Pieraccioni – che si veste ogni volta di una pelle diversa, seppur seguendo lo stesso copione. E’ la capacità di chi va oltre il ‘deciso’ e lo ‘scritto’, di chi questo mestiere lo fa ancora divertendosi, di chi sfida la sorte con una battuta che esce improvvisa e “sì, dai, non sta dentro il copione ma facciamola lo stesso”. Questo è il pregio di chi sa essere camaleontico e artisticamente vivace. E loro tre, in teatro, danno il meglio di sé.
Ancora oggi, nonostante abbiano raggiunto un consolidato successo, vivono una ‘vita normale’. Come ha ricordato più volte Pieraccioni, hanno casa a Roma ma continuano a vivere nella loro Firenze, la città a misura d’uomo. E continuano a osservare la gente, i comportamenti semplici della vita di tutti i giorni, mentre siamo in coda alla cassa del supermercato, mentre guardiamo una tv sempre più falsata o mentre camminiamo per le nostre città, andiamo allo stadio o invitiamo la bella di turno a cena, cresciamo figli, facciamo sogni che realizziamo, altri che lasciamo per strada.
Questo premia i tre toscani, la lettura della società.
Tre artisti cinquantenni, tre amici. Perché come ha ricordato Panariello a fine show, nell’amicizia presunta c’è chi ci sta dietro, per superarti, chi ti cammina davanti, per precederti e chi – nell’amicizia vera, ti cammina a fianco, proprio come hanno fatto e stanno facendo loro da tre decenni. Prendendosi in giro, scherzando sui propri difetti e sul tempo che passa ma che li vede ancora una volta insieme, sul palco e nella vita.