Il 25 aprile, nel giorno in cui tutta Italia ricorda la Liberazione, il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani ha visitato il borgo gremito di persone di Sant’Anna di Stazzema, luogo simbolo delle stragi nazifasciste.
Qui il 12 agosto 1944 vennero fucilate 393 persone tra cui donne, anziani e bambini. La vittima più giovane Anna Pardini aveva solo 20 giorni.
Non fu una rappresaglia, semmai un modo per tagliare i ponti tra popolazione e partigiani, sicuramente un eccidio pianificato a tavolino. Una strage come purtroppo molte altre c’erano già state e seguirono: più di ottocento episodi e circa 4.500 morti tra i civili solo in Toscana.
Il 25 aprile rappresenta l’antifascismo su cui è costruita la Repubblica italiana. “Celebrarlo qui, a Sant’Anna di Stazzema – ha sottolineato il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani – vuol dire coltivarne la memoria e non dimenticare, partendo dalle vite che si sono incrociate con la Storia, quella con la “S” maiuscola, e che da quest’ultima sono state cancellate: senza colpa, come nel caso delle 560 persone inermi trucidate senza pietà qui nel paese con la complicità e la partecipazione di fascisti italiani. A Sant’Anna di Stazzema – ha affermato il presidente Eugenio Giani – siamo in migliaia, il borgo è pieno. Con noi anche Pierluigi Bersani, una partecipazione senza precedenti”.
“Spesso siamo portati, sbagliando, a considerare la memoria solo una geografia di luoghi e un calendario di commemorazioni. Ma se la memoria si limitasse a questo, sarebbe a rischio con il passare degli anni, il succedersi delle generazioni e il venir meno dei testimoni” – ha evidenziato Eugenio Giani -. “C’è bisogno di una capacità di comprensione profonda, anche empatica, e vanno tenuti assieme impronta del passato e progetto del futuro. Solo così ci può essere vera memoria. E va fatto non un giorno all’anno, ma tutti i giorni dell’anno”.
“Ricordare il 25 aprile – ha proseguito ancora Giani – vuol dire non dimenticare le stragi nazifasciste, troppo a lungo rimaste impunite e nascoste negli armadi della vergogna. Vuol dire difendere i diritti dell’uomo e della persona e non dimenticare alcuna delle tanti anime della Resistenza: i partigiani, le donne e uomini che contribuirono a salvare migliaia di ebrei, oppositori e ricercati dal regime, gli operai e lavoratori che scioperarono nel marzo 1944 e che i fascisti consegnarono ai tedeschi, i militari italiani che all’indomani dell’8 settembre dissero “no” alla Repubblica di Salò. Su tutti loro poggia la nostra Costituzione – ha concluso Giani – e quella Resistenza continua oggi in difesa e per la piena attuazione della nostra carta costituzionale”.

L’onorevole Pierluigi Bersani ha dichiarato: “La costituzione italiana è antifascista in tutti i suoi articoli, e non poteva essere diversamente – ha spiegato -, dopo il disastro a cui ci ha portato il fascismo. La costituzione si scaglia contro in tutti gli articoli al modello autoritario, discriminatorio e corporativo del fascismo in nome di un modello solidale sociale e liberare. Sancisce il diritto alla salute per tutti, il salario dignitoso, e così la giustizia uguale per tutti. E rigorosa e rispettosa divisione dei poteri. Ma soprattutto una laicità dello Stato: non può un governo arruolare Dio come se fosse un sottosegretario”, ha tuonato l’ex ministro e ex segretario nazionale del Partito Democratico.
“C’è un solo Paese, uscito sconfitto dalla seconda guerra mondiale, che ha potuto scriversi la Costituzione: l’Italia. Questo perché c’è stata una Resistenza, e una forza politica avversa al regime fascista che era al governo. Purtroppo però sono passati 80 anni, ma il fascismo non è ancora morto». Bersani ha spiegato che il 25 aprile quest’anno non può essere solo di commemorazione ma deve essere di riflessione e di militanza, perché siamo di fronte ad una cultura regressiva, dove pervadono «i nazionalismi su basi etiche», e ci sono degli «attacchi agli ideali liberali, come la divisione dei poteri dello Stato. «L’unica alternativa è una rete fra le forze liberali e sociali, soprattutto europee perché l’Europa è stata per l’Occidente del mondo un modello di dialogo, pace, diritti, libertà, un modello sociale inclusivo e solidale – ha proseguito – . E può tornare ad essere un faro per un futuro diverso, ma se vogliamo che la democrazia non impallidisca, il popolo del 25 aprile deve stare vicino e difenda la costituzione e la democrazia”.