Bandiere a mezz’asta, drappi neri e campane che suonano in tutta la Toscana per esprimere condoglianze per la morte di Papa Francesco lunedì 21 aprile.
Papa Francesco, nato Jorge Mario Bergoglio il 17 dicembre 1936 a Buenos Aires, è deceduto il 21 aprile 2025 alle ore 7:35 nella sua residenza presso la Casa Santa Marta in Vaticano.
Il Pontefice aveva recentemente affrontato gravi problemi di salute, tra cui una polmonite bilaterale e una crisi respiratoria che lo avevano costretto a un ricovero di 38 giorni al Policlinico Gemelli. Nonostante un’apparente ripresa, le sue condizioni si sono aggravate improvvisamente la mattina del 21 aprile, senza che ci fosse il tempo di un nuovo trasferimento ospedaliero.
Papa Francesco è stato il primo pontefice latinoamericano e il primo gesuita a guidare la Chiesa cattolica. Eletto il 13 marzo 2013, ha lasciato un’impronta profonda con un pontificato durato 12 anni, caratterizzato da un forte impegno per la pace, la giustizia sociale, il dialogo interreligioso e la riforma della Curia romana.
Con la sua scomparsa, si è aperta ufficialmente la Sede Vacante. Il conclave per l’elezione del nuovo Papa è previsto dopo il 5 maggio. Secondo le norme canoniche, potranno partecipare al voto solo i cardinali con meno di 80 anni, attualmente 135, il numero più alto nella storia della Chiesa.
Sono due i cardinali legati alla Toscana chiamati a Conclave per eleggere il successore di Papa Francesco: il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo emerito di Firenze, e il cardinale Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo metropolita di Siena, Colle val d’Elsa, Montalcino, Montepulciano, e vescovo di Montepulciano- Chiusi-Pienza.
Il mondo cattolico, la comunità internazionale e tutte le istituzioni della Toscana piangono la perdita di un leader spirituale che ha saputo parlare al cuore delle persone con semplicità, coraggio e compassione.

Il cordoglio della comunità toscana per la morte di Papa Francesco
“Il dolore e la perdita di Papa Francesco – afferma il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani -, un sentimento che domina ciascuno di noi in un confuso rigenerarsi di emozioni caratterizzate dalla tristezza, ma è indubbio che con Papa Francesco se na va una figura che ha segnato la storia. Un uomo – prosegue Giani – che sempre si è espresso facendo sentire alta la sua voce per la pace in un mondo che sembra andare verso i conflitti, un uomo sempre attento e vicino agli ultimi e ai sofferenti”.
“Una grande personalità – conclude Giani – sul piano religioso e civile. Su quello religioso con un processo di rinnovamento della Chiesa ed una maggiore attenzione agli ultimi e ai sofferenti. Sul piano civile un uomo sempre attento ai processi di sviluppo delle società che avessero a cuore la solidarietà, lo sviluppo sostenibile e la cura dell’ambiente. Una personalità che con le sue encicliche ha saputo rapportare la Chiesa a quell’anima di vicinanza alla dimensione più popolare e autentica che indubbiamente giova a un mondo che ha bisogno di figure che, da un punto di vista religioso, siano così vicine e sensibili, con il loro carisma, alla gente comune”.
“È morto Papa Francesco. Un dolore immenso. Ci lascia un uomo straordinario, capace di cambiare la storia con la forza dell’umiltà, dell’ascolto, della misericordia. Papa Francesco è stato una luce nel buio di questi anni difficili. Ha parlato ai cuori con parole semplici e profonde, si è fatto vicino agli ultimi, ha indicato al mondo il valore immenso della fraternità”. Così il presidente del Consiglio regionale della Toscana Antonio Mazzeo esprimendo il cordoglio per la morte del pontefice a nome dell’Assemblea toscana. “Per chi ha avuto il privilegio di ascoltarlo dal vivo, di stringergli la mano, di incrociare anche solo il suo sguardo – prosegue Mazzeo -, è stato come ricevere un dono. A nome di tutto il Consiglio regionale della Toscana, abbraccio la comunità cattolica e tutti coloro che oggi piangono un papa che è stato soprattutto un padre. Ci mancherà, Santo Padre. Ma le sue parole, i suoi gesti, il suo esempio resteranno con noi. Per sempre.”
La morte di Papa Francesco è stata “un colpo a sorpresa e ha provocato tanto dolore in me, ma credo in tutti. Tanta gente in queste ore mi si è rivolta per dire la propria partecipazione al dolore della Chiesa per la perdita di un Papa che ha segnato e continuerà a segnare profondamente la storia della Chiesa, ma anche la storia del mondo”. Così l’arcivescovo emerito di Firenze, cardinale Giuseppe Betori. La sua eredità, ha aggiunto, “è fondamentalmente un messaggio di misericordia anzitutto, e poi di speranza. La fiducia che si ha nel Signore che è pieno di misericordia, ma è anche capace di di rinnovare il mondo. E allora dobbiamo metterci fiduciosamente nelle mani del Dio misericordioso, il mondo può cambiare”.
Durante lo scorso conclave, ha raccontato Betori, Bergoglio “entrando alla Sistina mi chiese di dove ero, e gli dissi che ero l’arcivescovo di Firenze, e lui mi disse che non era mai stato a Firenze. Allora io gli dissi ‘Venga, venga’. Non immaginavo che sarebbe venuto da Papa, anche se qualche avvisaglia c’era. Poi il suo desiderio di venire a visitare Firenze lo ha esaudito da Papa” e con “il suo meraviglioso discorso in cattedrale ha saputo cogliere proprio l’anima della storia fiorentina con i due riferimenti: l’uno alla immagine del Cristo sull’alto della cupola di Brunelleschi, e l’altro nella medaglia spezzata dei bambini che venivano affidati all’istituto degli innocenti. Ricordo tanta gente quel giorno, sia lungo le strade sia allo stadio, per stare vicino a lui. E poi ricordo il suo momento più intimo con Don Lorenzo Milani, in cui ce lo ha restituito in una maniera piena, come Don Milani avrebbe voluto, cioè come prete, come uomo di chiesa, come uomo dei poveri”. Per Betori Papa Francesco “ha sottolineato questa unità tra la dimensione di fede e la dimensione sociale di Milani, legati tutto alla appartenenza alla Chiesa. E anche questo è stato un grande messaggio per noi, per non perdere un’eredità così bella”. Quanto al futuro, “sembrava impossibile un dopo Giovanni XXIII, oppure un dopo Giovanni Paolo II. Invece la Chiesa ha sempre trovato dal Signore il modo di ricostruire il futuro” prendendo “direzioni diverse nel solco del Vangelo con spiriti e con impulsi e con orizzonti anche sempre nuovi. Ci aspettiamo ancora qualcosa di nuovo”.
La morte di Papa Francesco “indubbiamente è una perdita che inquieta, perché tutti noi e in questo momento avevamo e abbiamo tanto bisogno di testimoni autorevoli e Papa Francesco lo era in sommo grado. Perché non parlava soltanto con l’intelligenza, il cuore, la parola, ma anche la forza del gesto e la coerenza, diciamo, di una di una vita. Ci auguriamo che lo Spirito Santo, come certo che accadrà, saprà condurre la Chiesa e affidarla a chi, come Papa Francesco, le ha restituito anche quell’autorevolezza capace di contribuire a quel coro, giustamente più ampio e purtroppo non universale, che invoca pace e giustizia per il mondo intero”. Così padre Bernardo Gianni, abate dell’abbazia di San Miniato al Monte di Firenze che nel 2019 ha tenuto meditazioni durante gli esercizi spirituali per il Papa e la curia romana, intervistato da Radio Toscana. “Credo che uno dei verbi chiave – ha aggiunto – per comprendere, penso un po’ anche alla psicologia oltre che alla spiritualità di questo straordinario testimone del Vangelo, sia accorciare: accorciare la distanza, accorciare tutto quello che in qualche misura ci impedisce di cogliere un dato essenziale, ovvero l’appartenenza di ognuno di noi a quella famiglia umana di cui” Papa Francesco “ha inteso svelarne le potenzialità di amore, ma anche le contraddizioni e le ferite. E di farlo riconducendoci con un’autorevolezza dialogante e rispettosa verso quella possibilità che il Vangelo insegna al nostro cuore, ovvero chiamare Dio Padre ed estendere dunque la categoria della fraternità il più possibile. Nella consapevolezza che il futuro della nostra convivenza è tanto quanto daremo futuro alla categoria della fraternità. Escludendo quindi dinamiche di violenza, di odio, di guerra, di tutto quello che invece purtroppo sembrano tenere in ostaggio il presente e soprattutto il futuro”.
Per padre Bernardo “quindi direi che il dialogo interreligioso e l’attenzione agli emarginati sono una delle tante sfaccettature riconducibili ad un’attitudine di esuberante umanità che peraltro abbiamo imparato ad amare nei suoi tra virgolette ‘fuori programmi’ e tutte quelle situazioni relazionali che dal dal basso verso l’alto lo hanno sempre avvicinato agli altri in una dimensione così generosa, disinteressata e prorompente”.
