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© Leonardo Morfini

Cultura /

La primavera del Museo Novecento dedicata a una nuova generazione di artiste da tutto il mondo

Fino all’8 giugno a Firenze due mostre con artiste che riflettono sul presente e sulla società in cui viviamo. Esposte le opere di: Marion Baruch, Chiara Baima Poma, Fatima Bianchi, Lucia Cantò, Parul Thacker e Tuli Mekondjo

Fino all’8 giugno le sale al piano terra del Museo Novecento a Firenze, storicamente riservate alle suore che vivevano nel complesso delle Leopoldine, accolgono una nuova generazione di artiste: Chiara Baima Poma (Cuorgnè, TO, 1990), Fatima Bianchi (Como, 1981), Lucia Cantò (Pescara, 1995), Parul Thacker (Mumbai, 1973) e Tuli Mekondjo (Kwanza-Sul, Angola, 1982).

La mostra “Messaggere” vuole sottolineare la natura costruttiva dell’arte, la sua capacità di creare spazi di pensiero, luoghi di confronto e isole di resistenza.

Le artiste esposte a Firenze si sono domandate: in un’epoca così complessa, drammatica e distruttiva, può l’arte essere concepita come una pratica spirituale? Può essere uno spazio, personale e collettivo, in cui sperimentare la fede, la ritualità, la trascendenza oltre la materialità, verso un orizzonte temporale nuovo?

Chi fa arte sa di avere una missione importante e di trasmettere un messaggio, si tratta di una forma di ‘spiritualità pratica’.

L’esposizione stessa dell’arte – che implica un invito alla concentrazione, al coinvolgimento e alla contemplazione – porta con sé una ritualità che sembra essere vicina a luoghi sacri, come chiese, templi, santuari e spazi di preghiera di ogni tipo.

La mostra Messaggere accoglie giovani artiste che, pur essendo diverse per provenienza, cultura, formazione e modalità espressive, appaiono accomunate da una ricerca in grado di toccare le corde più profonde dell’animo umano.

L’indagine di Baima Poma, Bianchi, Cantò, Mekondjo e Thacker si svincola da precise confessioni religiose per aprirsi a una diversa esperienza del sacro.

Marion Baruch: “Un passo avanti e tanti indietro”

Dal 15 marzo all’8 giugno il Museo Novecento ospiterà “Un passo avanti tanti dietro” un’ampia retrospettiva dedicata all’artista cosmopolita Marion Baruch (Timisoara, 1929)

L’esposizione si estenderà anche negli spazi di Manifattura Tabacchi e di Polimoda, che hanno collaborato e contribuito generosamente alla realizzazione del progetto, dove saranno presentate diverse installazioni ambientali.

Baruch è nata in Romania ma vissuta tra Israele, Francia e Italia, nel corso della sua lunga carriera ha esplorato con disinvoltura differenti media, materiali e discipline, dalle arti visive alla moda e al design.

Ha così sviluppato un approccio del tutto personale al formalismo, creando un linguaggio espressivo che si concretizza in sculture, dipinti, installazioni, oggetti e immagini molto evocative e mai scontate.

In tanti anni, oltre sessanta, Baruch non ha mai smesso di interrogarsi sul significato della creazione artistica e sul suo posizionamento all’interno della società sviluppando un’estetica formalmente molto definita, asciutta e concreta allo stesso tempo, nonché densa di riflessioni legate alla realtà e alla dimensione politica e sociale dell’arte.

Le sue opere riflettono sul linguaggio, sul lavoro, sulla migrazione, sul femminismo, sul patriarcato, sulla società dei consumi e su internet. 

Informazioni sull’evento:

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