San Giovanni delle Contee in provincia di Grosseto è un paesino che si trova nell’estremo sud della Toscana, vicino a Sovana, Sorano e Pitigliano, a un passo dal lago di Bolsena, tra l’Umbria e il Lazio.
È un territorio di confine, in passato terra di briganti e di persone che si rifugiavano qui con lo scopo di non essere trovate, talmente isolato che neanche il Covid è riuscito ad arrivare fino a questo mucchio di case.
Non c’è ospedale, non c’è scuola, non c’è niente, San Giovanni delle Contee è un paese quasi archetipico simbolo della profonda provincia italiana.
Ma spesso è dal vuoto che nascono le idee migliori e più creative. Nasce così il libro autoprodotto: “Questo paese non esiste” un progetto di cinque “folli” creativi che hanno cercato di raccontare attraverso fotografie, testo e illustrazioni la storia di San Giovanni delle Contee.
Gli autori sono lo scrittore Tommaso Ciuffoletti, il fotografo Lorenzo Ferroni, la grafica e illustratrice Claudia Bessi, Costanza Ciattini che ha curato la direzione artistica e Claudia Paladini che si è occupata dell’editing fotografico.
Ecco la nostra intervista a Tommaso Ciuffoletti
Ciao Tommaso! Com’è nata l’idea di questo libro? E come si è formata la “squadra” che ha lavorato insieme?
Chi ha dato la prima spinta che poi ha fatto rotolare tutto in modo spontaneo, è stata Costanza Ciattini. Costanza è un’artista fiorentina che realizza in particolare splendidi collage. Attraverso giri di conoscenze comuni avevo visto i suoi lavori e le avevo chiesto di realizzare un’etichetta per un vino molto particolare che realizzo insieme ad alcuni amici. Lei ha così conosciuto San Giovanni delle Contee e tutto quello che stiamo facendo per animare di iniziative questo piccolo paese. Un giorno mi ha invitato a pranzo insieme ad un gruppo di suoi amici e mi ha chiesto di raccontare loro ciò che per me significa San Giovanni. La scintilla è scaturita da quel pranzo, dal vino e dalle parole. Forse anche dalla luce, perché era uno di quei giorni in cui Firenze sa essere davvero bella. E così abbiano iniziato a sognare prima e realizzare poi quel progetto. Il team comprende, oltre Costanza e me: Claudia Bessi, illustratrice, Claudia Paladini, che ha curato l’editing fotografico del libro, e Lorenzo Ferroni, fotografo.
correre bambino per San Giovanni delle Contee mi ha insegnato alcune cose: la prima è che la bellezza più grande è quella che offre la natura
Qual è stata la reazione degli abitanti di San Giovanni a questo progetto?
In effetti dedicare un libro a San Giovanni delle Contee è un’idea piuttosto strampalata, ma io sono figlio di un sognatore, mio padre Zeffiro, sangiovannese DOC. E poi credo che ormai i sangiovannesi si siano abituati a vedermi spuntare con idee insensate e quindi non si sorprendono più! A parte scherzi, anche se magari inizialmente c’era una certa ritrosia a farsi ritrarre in foto – quella ritrosia che però si accompagna sempre alla curiosità di vedere poi com’è venuto lo scatto una volta che questo è stato fatto – beh … ben presto hanno aperto ogni porta e anzi, hanno aperto anche archivi delle loro vecchie foto, alcune delle quali hanno arricchito il libro.
Tu sei cresciuto a San Giovanni delle Conteee, un paese che tu non esiti a definire “brutto” un luogo in cui non succede mai niente. In che modo crescere in questo “vuoto” ti ha formato?
È un paese che non fa niente per sedurti, nella sua semplicità è però il suo fascino. Ci sono quei paesi bellini, anche un po’ infiocchettati, che sembrano fatti proprio per sedurti … ma a me quasi mai affascinano. Sono un po’ come quelle persone che si sforzano e fanno di tutto per piacerti, spesso ottenendo esattamente l’effetto opposto. San Giovanni delle Contee è invece un paese che non fa niente per sedurti; è in questo, estremamente sincero. E poi è vero che nel tempo – complici amministrazioni locali poco serie – sono stati costruiti anche edifici e spazi proprio brutti. Il paese ne ha risentito, ma rimane un paese che conserva delle bellezze che sono nascoste, devi andare a cercarle e a me questo piace. Così come mi piace l’estrema libertà che un luogo così lontano da tutto ti garantisce. Forse in questo, correre bambino per San Giovanni delle Contee mi ha insegnato alcune cose: la prima è che la bellezza più grande è quella che offre la natura, coi suoi boschi, i suoi fiumi, i suoi paesaggi, la seconda è che gli uomini spesso fanno danni a cui poi non è facile rimediare (e in questo pubblico e privato non fanno differenza) e infine mi ha insegnato che essere gli ultimi degli ultimi è un destino a cui è giusto ribellarsi!
Il vostro libro si concentra anche sulla produzione del vino, che però non è “romanticizzata” o “mitizzata” come capita spesso in Toscana, ma che proviene dalla così detta “Mezzadria”, spiegaci di cosa si tratta
In effetti gli infiocchettamenti del marketing a me danno una certa uggia. Non amo molto quelle storie da brochure aziendale che raccontano di passati agricoli mitici e idilliaci e quei raffazzonamenti folclorici ad uso e consumo dei turisti. La verità è che la storia secolare dell’agricoltura e del vino in Italia (come nella gran parte dei paesi del Mediterraneo) è quella della mezzadria, un contratto agricolo di origine medievale ed in vigore fino alla fine degli anni ’60 del secolo scorso. Un contratto molto semplice: “io sono il padrone della terra e di tutto ciò che vi sta sopra, tu sei il mezzadro a cui io concedo di lavorarla: a fine stagione metà raccolto sarà tuo e metà sarà mio, quindi fa’ che la terra produca tanto, perché se non sarò soddisfatto del tuo lavoro, caccerò te e la tua famiglia dalla mia terra”. Era questa la regola spietata della mezzadria e la conseguenza era una e semplice: si doveva produrre tanto, la qualità non era contemplata. Ecco quando si racconta il vino in Italia, escludere la mezzadria è la norma. Peccato sia stato il principale contratto agricolo in vigore negli ultimi non anni o decenni: ma secoli!
Vi siete “inventati” a fine giugno la “Disfida delle contee”, raccontaci cosa succede a San Giovanni delle Contee
Io e miei due amici, Olmo Fratini e Tommaso Furzi, abbiamo iniziato a produrre vino in modo clandestino, ben sapendo della forza che il vino ha per raccontare un luogo. Poi nel 2021 ci siamo messi in regola e oggi facciamo un vino ufficiale a tutti gli effetti. Ma vogliamo rendere omaggio invece a quella storia secolare del vino italiano che ancora a San Giovanni delle Contee sopravvive nelle tante vigne e nelle tante cantine dove ogni persona fa il vino per sé e non per venderlo. Persone che non hanno studiato enologia, ma che pure sanno curare una vigna, sanno potare, vendemmiare, sanno condurre una fermentazione, svinare etc… E allora l’ultimo weekend di giugno invitiamo in paese tantissimi professionisti del vino, persone di assoluta caratura, tra critici, giornalisti, produttori, importatori etc.. E lo facciamo per far degustare loro e far loro giudicare i vini contadini fatti dai paesani. Una degustazione serissima, come si fa nei grandi concorsi internazionali, solo fatta per giudicare umilissimi vini contadini. Pieni di difetti, magari, eppure bellissimi nella loro sincerità.
Dove è possibile acquistare il libro?
Il libro è stato autoprodotto per una precisa scelta di indipendenza totale. A Firenze potete trovarlo alla Libreria Brac, che ci ha sostenuto quando ancora questo progetto era solo un’idea apparentemente folle. E poi lo si può trovare ancora – sono rimaste pochissime copie – su www.questopaesenonesiste.it.