Un imprenditorie visionario, la bellezza di Firenze e un’intuizione: si può dire che nacque così la moda italiana e, di fatto, quello che si ama chiamare il made in Italy. L’anno è il 1951. Giovan Battista Giorgini era un agente di commercio originario di Forte dei Marmi (classe 1898) con buoni contatti oltreoceano e soprattutto convinto che lo stile italiano potesse competere con le più affermate firme francesi.
L’imprenditore, per gli amici “Bista”, radunò importatori stranieri nella sua casa fiorentina di via dei Serragli, in Oltrarno, Villa Torrigiani, e presentò al mondo alcuni stilisti al tempo emergenti: era il 12 febbraio 1951 e la stampa internazionale parlò di un terremoto nella moda. Fu un successo e l’anno dopo, sempre per sua volontà, le sfilate furono spostate nella sontuosa Sala Bianca di Palazzo Pitti. Il resto è storia.
Firenze passerella mondiale (per il no di New York)
Giorgini, sin dagli anni ’20, lavorò molto con gli Stati Uniti per esportare l’artigiano italiano di qualità. Dopo la crisi del ’29 e la seconda guerra mondiale, cambiò prospettiva e organizzò una mostra itinerante sul design italiano negli Usa, seguendo la scia della ripresa segnata dal Piano Marshall.
Nel 1951 puntò tutto su una delle massime espressioni dell’artigianato nazionale, la moda italiana, ancora poco conosciuta e offuscata dal monopolio francese e da firme imponenti come Dior. Capì che il mercato più interessato alle creazioni italiane fosse proprio quello americano, che voleva meno formalità e pomposità e più creatività. Così decise di organizzare una mostra a New York con una grande sfilata di abiti italiani, ma l’evento sfumò a causa del diniego del grande magazzino Altman. Giorgini non si arrese e decise che Firenze, casa sua, fosse il luogo ideale per questo suo ambizioso progetto.
E così, subito dopo le sfilate parigine, intercettò una manciata di importatori statunitensi e il 12 febbraio del 1951 li portò nella sua casa fiorentina. Non si parlò subito di sfilata, ma di serata di ballo, invitando le signore ad indossare abiti sartoriali italiani.
Radunò quanto di meglio esprimeva la moda italiana come Simonetta, Fabiani, Fontana, Schuberth e Carosa di Roma, Marucelli, Veneziani, Noberasco, Vanna di Milano, Emilio Pucci, Avolio, Bertoli e la Tessitrice dell’Isola. Da allora si iniziò a parlare per la prima volta di moda italiana. Fu un trionfo e la stampa internazionale decretò la fine del primato francese: nacque il made in Italy e il suo riconoscimento internazionale.
La Sala Bianca di Palazzo Pitti cuore dell’alta moda per 30 anni
La sfilata di Villa Torrigiani cambiò le carte in tavola e nell’estate del 1952 i défilé, sempre per volontà di Giorgini, si trasferirono nella grandiosa Sala Bianca di Palazzo Pitti. Qui, nei successivi 30 anni, debuttaremo le più grandi firme, come Balestra, Valentino, Mila Schon, Krizia. Da qui Pitti divenne sinonimo di alta moda.
Nel 1965, Giorgini lasciò la direzione delle sfilate fiorentine che comunque continuarono fino al 1982. Con il tempo, si affermarono altre grandi piazze come Milano e Roma, ma Firenze continua a difendersi anche con eventi mondiali e affermati come Pitti Immagine Uomo, ma soprattutto con la creatività e la qualità dei suoi artigiani della moda che hanno raccolto l’eredità imponente che “Bista”, più di 70 anni fa, gli ha consegnato.