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Quando Giorgio Vasari trasformò il Salone dei Cinquecento: una mostra a Firenze lo racconta

Fino al 9 marzo 2025 una mostra a Palazzo Vecchio racconta gli importanti lavori di rinnovamento che diresse Giorgio Vasari su mandato di Cosimo I de Medici in occasione delle nozze del principe Francesco con Giovanna d’Austria

Il Salone dei Cinquecento è la sala più grande e più spettacolare di Palazzo Vecchio a Firenze, che ogni anno accoglie migliaia di turisti venuti da ogni parte del mondo.

I quadri e il suntuoso soffitto a cassettoni che vediamo oggi sono il frutto di un importante rinnovamento a cura di Giorgio Vasari, avvenuto negli anni Sessanta del XVI secolo in occasione dei festeggiamenti per le nozze del principe Francesco, primogenito del duca Cosimo I de’ Medici, con Giovanna d’Asburgo, in programma nel dicembre 1565.

In occasione dei 450 anni dalla morte di Cosimo I de’ Medici e di Giorgio Vasari, Palazzo Vecchio a Firenze ospita una mostra, aperta fino a marzo 2025, che racconta la storia di com’è nata la magnifica decorazione che possiamo ammirare oggi.

La sindaca Sara Funaro ha dichiarato: “Abbiamo deciso come amministrazione di realizzare questa mostra grazie al “Fondo siti Unesco e città creative” per dare un tributo ai 450 anni dalla morte di Cosimo I e di Vasari. Quella che veniva chiamata la Sala Grande è oggi il salone dei 500, fulcro degli incontri tra Cosimo e Vasari. La mostra è l’occasione per raccontare la grande trasformazione di questo luogo e ripercorrere il processo artistico che ha portato a questo incredibile risultato. Mai ci dobbiamo stancare di approfondire e di riscoprire la storia del ‘cuore’ della nostra città”.

“Questa mostra di disegni dedicati alla Sala Grande, meglio conosciuta come Salone dei Cinquecento, chiude ufficialmente l’anno di celebrazioni per i 450 anni dalla morte di Giorgio Vasari e Cosimo I de’ Medici – dichiara Carlo Francini, curatore della mostra -. Abbiamo voluto analizzare la genesi della decorazione pittorica e del grande impalcato ligneo progettati e realizzati per la sala del gran consiglio. Un’operazione che vide Giorgio Vasari e tutti i suoi collaboratori impegnati, con una rapidità e un risultato straordinari: un’occasione per celebrare due personaggi, Vasari e Cosimo I, assolutamente centrali per la storia della nostra città. Una mostra che rientra nella strategia dei centenari, iniziata nel 2019 proprio con il 500° anniversario della nascita di Cosimo I, pensata per riavvicinare le cittadine e i cittadini al patrimonio culturale fiorentino”.

“La mostra approfondisce genesi e processo d’esecuzione della Sala grande, che ancora oggi è il cuore del museo e del palazzo – spiega Valentina Zucchi, curatrice della mostra – Essa si offre infatti come complemento prezioso della visita di Palazzo Vecchio, contestualizzando il programma decorativo di questo grandioso ambiente e valorizzando i ruoli di Cosimo I de’ Medici e di Giorgio Vasari, nonchè di tutti coloro che collaborarono all’impresa. Dopo il progetto dedicato a Giovanni Stradano dello scorso anno, si rinsalda così una linea di lavoro che vede le esposizioni in profondo dialogo con la storia, la natura e la qualità del palazzo, approfondendone l’inestimabile portata”.

La mostra “La Sala grande. Giorgio Vasari per Cosimo I de’ Medici”

Giorgio Vasari supportato da un team di artisti, artigiani e manovali, decise di sopraelevare le pareti di circa 7 metri.

Il soffitto a cassettoni venne realizzato grazie a un solido impianto ligneo e ornato di una ricca serie di dipinti ideati da Vasari che componevano una simbolica mappa storico-geografica della Toscana imperniata sulla figura di Cosimo I.

Sul soffitto infatti troviamo ancora oggi episodi della storia di Firenze e delle sue vittorie contro Pisa e contro Siena, cui si affiancano allegorie dei quartieri cittadini e delle città toscane. Al centro ovviamente il committente dei lavori: il duca Cosimo I de’ Medici.

Giorgio Vasari – Apotheosis of Cosimo I de Medici (1519-74) from the ceiling of the Salone dei Cinquecento 1565

L’esposizione presenta al pubblico un approfondimento su questa grandiosa fabbrica artistica, esponendo i disegni preparatori ma anche le lettere e i documenti. 

Le lettere in particolare sono preziose per comprendere la genesi e il processo dell’impresa, frutto di fitti scambi e aggiornamenti, e in tale ambito spicca il parere molto positivo di Michelangelo: “Illustrissimo Signor Duca. Io ho visto e disegni delle stanze dipinte da Messer Giorgio e il modello della sala grande con il disegnio della fontana di Messer Bartolomeo che va in detto luogo. Circa alla pictura m’è parso veder cose maravigliose, come sono e saranno tutte quelle che sono e saran fatte sotto l’ombra di V.E. Circa al modello della sala così come è mi par basso: bisognerebbe, poi che si fa tanta spesa, alzarla al meno braccia 12”.

Alla riuscita dell’impresa, coordinata da Vasari e posta in opera fra il 1563 e il 1565 (fatta eccezione per gli affreschi), concorsero i protagonisti delle Fabbriche Medicee: fra questi Bernardo d’Antonio di Monna Mattea come maestro muratore, Battista di Bartolomeo Botticelli maestro legnaiolo; Giovanni Stradano, Giovanni Battista Naldini e Jacopo Zucchi come pittori; Stefano Veltroni, Tommaso di Battista, Orazio Porta e Marco da Faenza come decoratori.

Il suntuoso matrimonio del principe Francesco e Giovanna d’Austria

Nel dicembre 1565 il principe Francesco e Giovanna d’Austria poterono celebrare le fastose nozze nel nuovo salone, offrendo a tutti gli ospiti uno spettacolo unico che ebbe eco in tutte le corti d’Italia e d’Europa.

Come racconta Domenico Mellini nella sala, gremita di gentildonne e gentiluomini fiorentini e di ospiti “alemanni”, ebbe luogo uno spettacolo teatrale seguito da un sontuoso banchetto.

Dal soffitto pendevano dodici grandi luci a guisa di corone, mentre le pareti lunghe erano ornate con dieci monumentali tele con vedute di città toscane, inframezzate da luci e da sfere di cristallo piene di acque di diversi colori, “che rendevano per la trasparenza d’un gran lume che gli era dietro a quel corpo diafano che faceva un grandissimo splendore”.

L’omaggio di Paolo Penko a Giorgio Vasari

In una delle sale che costituivano gli appartamenti di Cosimo, in mostra anche un’opera di artigianato artistico che omaggia la figura di Giorgio Vasari, eseguita dal maestro orafo Paolo Penko con estrema cura e perizia.

Sarà esposta la replica della catena e della medaglia donate all’artista dal pontefice Pio V il 30 giugno 1571 per ricompensarlo dei suoi interventi in Vaticano.

Come scrive lo stesso Vasari, egli venne nobilitato dal papa con l’ordine dello Sperone d’oro e con il cavalierato di san Pietro: “A dj 30 di Giugno 1571 […] S. Santità mj fé Cavaliere Spron doro et mj donò un Cavalierato di San Pietro che costò spedito scudi 900 et dj donativo scudi 150 et una catena di 80 scudi”.

Informazioni sull’evento:

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