Si intitola “Dizzy”, cioè “vertigine” il secondo album strumentale di Ghigo Renzulli, storico chitarrista dei Litfiba, un viaggio sonoro che alterna momenti sognanti a passaggi forti e potenti, creando un’esperienza musicale ricca di contrasti.
Una delle caratteristiche principali di Dizzy è una straordinaria varietà di melodie, dominate dalla chitarra di Ghigo e arricchite dai contributi di ben 14 musicisti che hanno partecipato al progetto.
L’album contiene 15 brani e offre una gamma di atmosfere che si muovono in modo fluido e vertiginoso, raccontando un universo sonoro unico e personale.
Ghigo Renzulli presenterà il disco il 1° febbraio all’Alchemica di Bologna, il 6 febbraio al Defrag di Roma e l’8 febbraio al Legend di Milano.
Ecco la nostra intervista a Ghigo Renzulli
Buongiorno Ghigo, tra qualche giorno è il tuo compleanno, quindi tanti auguri in anticipo!
È vero ne faccio 71, anche se si dice che dopo una certa età i compleanni si tende a dimenticarli. Me li ricordano gli altri.
Adesso esce “Dizzy”, questa tua nuova creatura, una vertigine che è nata ricordando un’indimenticabile esperienza lisergica di tanti anni fa
Ero un hippy negli anni ’70, io sono del ’53, avevo 20 anni ed era il periodo in cui ci si facevano tante canne e si facevano anche esperienze psichedeliche. Ora tutto questo è passato di moda, l’ultima esperienza di questo tipo l’ho fatta credo nell’84 a Barcellona, insieme al compianto Ringo. È passato tanto tempo ma mi è rimasta impressa nei ricordi una scena in cui insieme con un mio amico eravamo saliti su una giostrina per bambini, quelle tonde di metallo di una volta. Ci siamo messi a girare vorticosamente ed è successo che ci sembrava che noi fossimo fermi mentre il mondo ci girava intorno. Da lì è nata l’idea per questo brano Dizzy che è stato l’ultimo ad essere composto per il disco. Aveva un altro titolo prima, all’ultimo secondo ho cambiato titolo, copertina tutto quanto. Il brano è strano, abbastanza atipico, si basa su diverse scale musicali, è molto particolare, però descrive bene il senso di vertigine.
Il disco è pieno di tante cose diverse, c’è tutto il mio bagaglio musicale dentro, si va dalla musica dura, a cose dolcissime, dal blues, al jazz, dal rock, al folk
A chi ti sei ispirato per questo disco? Io ci ho sentito dentro Morricone, anche il Prog italiano…
Il disco è pieno di tante cose diverse, c’è tutto il mio bagaglio musicale dentro, si va dalla musica dura, a cose dolcissime, dal blues, al jazz, dal rock, al folk. Morricone è sempre stato il mio mito. Chitarristicamente, come compositore, ho influenze morriconiane, e anche napoletane. Il mio vecchio manager diceva sempre che secondo lui io sono la reincarnazione di un artista napoletano del ‘600. Mi piace la melodia fischiabile e cantabile. Sulla chitarra faccio cose melodiche, è il mio stile.
Ti senti più libero ora o quando suonavi nei Litfiba?
Sono più libero ora, anche se suonare con i Litfiba è stata una bellissima esperienza. I brani dei Litfiba li ho sempre scritti io, da un punto di vista compositivo non cambia molto. però quando c’è un cantante bisogna raggiungere dei compromessi, mi devo dare un po’ una calmata, perché non posso fare una melodia di chitarra se poi deve esserci una melodia di voce. È più facile fare musica con un cantante perché quando ho fatto un bel riff, un bel gancio, una bella apertura armonica per i ritornelli poi ho finito. Sono problemi del cantante che deve metterci testi e voce. Quando è solo strumentale invece la musica deve essere più raffinata, devono esserci cambi, movimenti, successioni. La musica strumentale va costruita in un altro modo.
Com’è nata l’idea di un disco strumentale?
Questo esperimento l’avevo già iniziato nel 2021 durante la pandemia, poi c’è stata la pausa per l’ultimo tour dei Litfiba. Per fare questo disco ci ho messo un anno e mezzo non è stato una passeggiata perché andava ben ponderato. Dovevo capire come arrangiarlo e alla fine grazie all’aiuto di tanti amici l’ho realizzato, sono ben 15 le collaborazioni, tra cui anche quella con i Negrita. In questo momento sono abbastanza soddisfatto del risultato poi magari, come a volte mi capita, tra n anno mi farà cagare e vorrò fare cose diverse. È un mio progetto, uno dei tanti che porto avanti. In un futuro potrò lavorare con altri cantanti, rimettere in vita insieme a Piero i Litfiba, può succedere di tutto.
Questo disco lo porterai un po’ in giro? Potremo venire a sentirti suonare?
Sì, è tutto da scoprire, per adesso abbiamo deciso di fare tre presentazioni live i primi di febbraio. Ne faremo una a Milano, una a Roma e una a Bologna, in tre locali piccoli, confidenziali, con firmacopie e l’incontro con i fan. Suoneremo un’ora, fatto questo vedremo come aggiustare il tiro. Se sono rose fioriranno.