La criminalità organizzata in Toscana vale 11,3 miliardi di euro. Un’economia sommersa, illegale, fatta di attività illecite, di evasione fiscale e di riciclaggio. I numeri, relativi al 2023, emergono dal rapporto Irpet sull’illegalità. Un monitoraggio annuale che consente, come ha spiegato il presidente della Regione Eugenio Giani, “di agire e mettere in campo azioni comuni”.
“Dati preoccupanti – ha spiegato Giani – ma un dato positivo possiamo trovarlo nel fatto che, rispetto agli indicatori di presenza oggettiva della criminalità organizzata, la Toscana è al sedicesimo posto in Italia, e al tredicesimo per il controllo del territorio. Buono anche il risultato sulla lotta all’evasione fiscale”. A destare più preoccupazioni sono il traffico di stupefacenti radicato nel porto di Livorno, il sistema del caporalato e dello sfruttamento del lavoro, oltre che i reati di contraffazione. “Unire le forze per contrastare queste derive, attraverso accordi e protocolli di intesa per adottare azioni trasversali – è l’appello del presidente – I risultati positivi ottenuti a Prato sul versante del lavoro sicuro, grazie ad azioni sinergiche, sono replicabili anche per il contrasto alle attività illecite”.
Le attività economiche che nascondono reati
Come sottolinea la direzione investigativa antimafia, la criminalità organizzata in Toscana, pur non avendo contaminato il tessuto sociale, prospera nei territori con una ricchezza diffusa e la predilige per attività di riciclaggio di denaro sporco e reati finanziari. Esistono alcuni segnali che possono indicare la presenza di attività criminali: sono le cosiddette imprese cartiere, che nascono con il solo scopo di evasione e riciclaggio e che presentano anomalie nella loro attività. Secondo i dati rilevati dall’irpet, incidono per il 3,6 per cento sul totale.
Per l’assessore regionale Stefano Ciuoffo il rispetto della legalità è una delle condizioni necessarie per garantire la qualità dei processi produttivi, come il rispetto dell’ambiente e la buona occupazione. “La capacità della Toscana – ha proseguito Ciuoffo – di collocare la propria manifattura a livelli di elevata qualità è legato anche al rispetto della legalità. I dati confermano che alcune situazioni possono migliorare. Va ad esempio contrastata con determinazione la cosiddetta mortalità delle imprese, la velocità con la quale ditte individuali aprono e chiudono, senza che vengano mai sottoposte a controlli da parte dei soggetti preposti. Inoltre l’uso del part time pone elementi di criticità, con un numero di occupati a tempo indeterminato che fa presumere un utilizzo non effettivo di manodopera, creando così un vantaggio competitivo improprio per alcune realtà imprenditoriali. Insistere sui controlli per restringere gli spazi per comportamenti illeciti”.
I principali reati in Toscana sono soprattutto riconducibili a contraffazione, contrabbando, reati collegati al ciclo dei rifiuti e sfruttamento della prostituzione. A livello territoriale, le aree più interessanti risultano essere: l’area pratese, con il settore moda, la provincia di Livorno, con problemi legati al narcotraffico, il grossetano per il sommerso e Firenze e Siena per questioni finanziarie legate al riciclaggio.