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Nuove incredibili scoperte a San Casciano dei Bagni: emergono corone, gioielli, serpenti in bronzo, statue e uova di gallina

Nell’autunno del 2025 al via i lavori per il museo e il Parco archeologico, finanziati dal Ministero della Cultura con una prima tranche da 4,5 milioni di euro. La prima apertura è prevista già per la fine del 2026

Corone, gioielli, casse di monete, nuove statue di bronzo tra cui serpenti (di cui uno lungo quasi un metro) e un bambino con una palla in mano e persino uova di gallina perfettamente integre, è questo il “tesoro prezioso” emerso dagli ultimi scavi effettuati a San Casciano dei Bagni.

Nuove straordinarie scoperte che escono dal fango e fanno nascere nuovi interrogativi agli studiosi. Nella vasca sacra del Bagno Grande, gli archeologi si sono imbattuti da subito in una serie di offerte vegetali e centinaia di uova, alcune delle quali ancora intere e incredibilmente conservate persino nella consistenza e nell’odore. Le prime analisi, affidate a Beatrice Demarchi dell’Università di Torino, rivelano che si tratta prevalentemente di uova di pollo.

“Non ci stupisce – afferma Jacopo Tabolli, l’archeologo responsabile scientifico dello scavo dell’Università per Stranieri di Siena, che insieme a Emanuele Mariotti, direttore dello scavo, e Ada Salvi, responsabile per la soprintendenza, guida dal 2019 l’avventura di questa ricerca – perché le uova sono simboli rigenerativi, legati alla natalità e alla vita e non è strano trovarle nei santuari di questo tipo, in ambito etrusco, italico e romano, dove l’uovo ha una lunga tradizione rituale”.

Quello che invece sorprende, sottolinea, è proprio lo stato di conservazione di queste uova, davvero stupefacente se si pensa ai duemila anni trascorsi nel fango bollente. Alcune, hanno raccontato i ragazzi che l’Università per gli Stranieri di Siena ha chiamato a collaborare alla campagna di scavi, “si sono rotte nelle nostre mani, l’odore era nauseabondo”.

L’ipotesi, spiega Tabolli, è che “la deposizione nel fango sia avvenuta velocemente e tutta in una volta insieme a quella delle statue e che lo strato di tegole disposto sopra i doni abbia in qualche modo sigillato l’intero tesoro togliendo ossigeno, come in una sorta di sottovuoto. Un’azione che sarebbe avvenuta in una fase precisa della lunga vita del Bagno Grande, più o meno nell’epoca dell’imperatore Claudio (I secolo d.C.), quando, probabilmente dopo la caduta di un fulmine, che lo aveva danneggiato, i romani ristrutturarono il sito e ampliarono la grande vasca ereditata dagli etruschi. Per farlo tolsero tutte le statue che ne ornavano il perimetro e tutte le monete e gli oggetti preziosi accumulati fino ad allora nel santuario e le seppellirono con cura nel fondo della vasca, insieme alle uova, per affidarle al nume dell’acqua”.

Il serpente in bronzo lungo un metro: un “demone buono” (agatodemone)

Tra i ritrovamenti più affascinanti un serpente in bronzo lungo quasi un metro, con il corpo sinuoso, le squame rilucenti, la testa cornuta e barbuta. È un demone buono, – ha dichiarato Tabolli – di quelli che i romani definivano appunto agatodemoni, i simpatici serpenti che adornano anche le case di Pompei.

Era stato deposto nel punto in cui sgorgava l’acqua, perché con le sue spire rappresentava la sacralità della fonte. Il serpente era associato fin da tempi antichissimi alla divinazione e il suo ritrovamento è la conferma che alla fonte si veniva anche “per avere un rapporto diretto con la divinità”, per interrogare il serpente.

“È come se le piccole serpi e l’agatodemone, con le acque che scorrono di continuo, portassero un messaggio alla divinità della fonte e a quelle della salute”, spiegano Ada Salvi e Emanuele Mariotti.

Sono state ritrovate anche quattro grandi sculture tra cui: il tronco tagliato a metà di un corpo maschile offerto alla fonte da un certo Gaio Roscio, vissuto nel I secolo a.C. e la straordinaria statua, forgiata nel II sec. a.C, di un bimbo ritratto in piedi con la sua vestina che nella mano tiene una palla che l’artigiano ha riprodotto in maniera impeccabile riportando nel bronzo persino le sottili cuciture, e che incredibilmente si muove, oggi come duemila anni fa, ruotando sul palmo. Il bimbo ha sul piccolo polso anche un braccialetto a forma di serpente. 

Infine tra le offerte oltre 10mila monete, due corone d’oro, una integra in forma di tenia, l’altra in frammenti, un anello con l’ambra e altri gioielli.

“San Casciano dei Bagni è l’esempio della forza della cultura – ha detto il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani – Il tema che qui emerge nitidamente è quello di come la cultura sia capace di rivitalizzare i piccoli centri. San Casciano dei Bagni può diventare un esempio per tutti di prospettiva per il futuro, un vero emblema della Toscana diffusa. Il giorno di oggi è importante per dare concretezza e questo, con la sinergia tra tutte le Istituzioni che verrà fissata a partire dallo statuto della Fondazione che sarà un modello tra Comune, Regione Toscana e Ministero, per valorizzare questo tesoro inestimabile, gestire il nuovo museo e più in generale per dare centralità alla cultura, elemento fondante della nostra identità”. Il presidente Giani ha poi sottolineato l’importanza della riscoperta della civiltà etrusca: “Il rilancio della conoscenza della civiltà etrusca – ha concluso Giani – con i suoi elementi di modernità, come il ruolo centrale della donna nella società, è un tema cruciale per il nostro futuro culturale”.

Un museo per dare casa ai ritrovamenti e un parco archeologico

Nel futuro di San Casciano dei Bagni c’è il progetto di un museo per dare casa ai bronzi e raccontarne la storia e le storie. Ma anche un Parco archeologico termale, da visitare e nello stesso tempo da vivere, immergendosi nelle stesse acque che accoglievano gli etruschi e poi i romani oltre duemila anni fa.

I due grandi interventi saranno finanziati dal Ministero della Cultura, con una prima tranche da 4,5 milioni di euro e la prima apertura è prevista già per la fine del 2026, la stessa data fissata per l’avvio dell’Hub di ricerca internazionale finanziato dall’Università per Stranieri di Siena.

Il museo di quattro piani sarà ospitato nel cinquecentesco palazzetto che fu dell’Arcipretura, comprato un anno fa, per circa 600mila euro dal Ministero guidato da Alessandro Giuli.

Un ambiente che verrà allestito, spiega il direttore generale Musei Massimo Osanna, con l’obiettivo di dare al visitatore l’emozione di un vero e proprio tuffo nella vasca sacra. Esaurita entro il giugno del 2025 la parte progettuale e l’affidamento delle gare, i lavori, per 2,2 milioni di euro – dovrebbero cominciare nell’autunno del 2025 e concludersi in meno di un anno. Si sta provvedendo anche a comprare l’attiguo Palazzo Barbetti dove fare posto ad uffici e servizi.

Per vedere completato il Parco Archeologico  ci vorrà più tempo perché la realizzazione è legata al progresso degli scavi. I tecnici sono attualmente impegnati per risolvere una serie di complessi problemi statici insieme ad altri legati al flusso dell’acqua per consentire agli archeologi di tirare fuori dalla terra la parte posteriore della vasca sacra, che è ancora sepolta.

Tutto questo mentre si lavora alle acquisizioni dei terreni privati che circondano l’attuale scavo e che saranno indispensabili per allargare le ricerche ai resti del complesso nel quale il santuario romano era inserito.

Sarà sistemata anche la strada di accesso, oggi molto accidentata, e si realizzeranno una recinzione, un portale d’ingresso, il gabbiotto per i biglietti e le informazioni, con gli itinerari di visita e una serie di pannelli informativi.

Un progetto in divenire, che non impedirà comunque una prima apertura al pubblico in contemporanea con museo e hub.

Le vasche termali costruite nel ‘500 dai Medici, frequentatissime da locali e turisti, che si trovano proprio a ridosso del sito resteranno fruibili dal pubblico in maniera libera e gratuita.

“Il significato di questi ritrovamenti è di altissimo valore”, ha sottolineato il ministro della Cultura Alessandro Giuli a San Casciano dei Bagni – “In questa comunità dal 2022 è successo qualcosa di enorme, di incredibilmente bello e importante. Ma è anche un posto di grande interesse culturale e storico che subisce il problema dello spopolamento. È qui che mi è venuta l’idea di un piano Olivetti per la cultura, di stabilire un legame tra borghi, periferie, città”. Da qui, sottolinea il ministro, citando l’impegno dello Stato per l’apertura nel borgo di un museo, del parco archeologico e dell’hub di ricerca, l’obiettivo che queste scoperte restino nei loro luoghi e che la comunità venga aiutata e sostenuta. “È avendo cura del presente che possiamo cogliere l’estrema qualità del passato” aggiunge riprendendo da Montanari una citazione dallo storico Marc Bloch. “Da ministro – conclude – oggi ho una responsabilità in più. Sono qui idealmente e concretamente a rappresentare quella stretta di mano, quello stretto connubio, quel matrimonio, tra chi governa e una comunità straordinaria come questa”. 

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