Fino al 30 marzo 2025 il Refettorio d’inverno del complesso monumentale di Santa Croce a Firenze ospita una grande mostra dove dialogano opere d’arte. antichi monumenti, per celebrare gli ottocento anni del miracolo delle Stimmate di San Francesco d’Assisi.
L’esposizione dal titolo “La croce che fiorisce e le stimmate di Francesco, un percorso fra testi e immagini a Santa Croce”, racconta i cambiamenti nelle rappresentazioni artistiche del miracolo delle stimmate tra la metà del Duecento e la prima metà del Trecento, mettendo a confronto opere e antichi testi manoscritti, che dopo secoli tornano nella loro casa di origine.
“Questa mostra è un’occasione straordinariamente interessante per fare il punto sull’iconografia delle Stimmate – sottolinea la presidente dell’Opera, Cristina Acidini – sono state riunite alcune sceltissime testimonianze artistiche e documentarie che dimostrano il formarsi e il consolidarsi di questa iconografia che nel complesso di Santa Croce ricorre in numerosi esemplari. In particolare, grazie al generoso prestito della Galleria dell’Accademia di Firenze, vengono riportate in Santa Croce due tavole dipinte da Taddeo Gaddi che facevano parte di un ben più complesso arredo costituito addirittura da 28 tavole, 14 dedicate a Cristo e 14 a Francesco, l’alter Christus. A corredo anche un altarolo portatile mai esposto prima d’ora, noto solamente agli specialisti, che conferma ancora una volta la grandezza di Gaddi pittore, che continua la linea del grande Giotto, e in Santa Croce caratterizza profondamente l’età gotica”.
L’esposizione è stata curata da Sonia Chiodo, Giovanni Giura, Anna Pegoretti e Federico Rossi. “La mostra si inserisce nel progetto di rinnovamento del percorso di visita, avviato dall’Opera di Santa Croce dopo la pandemia con l’obiettivo di offrire ai visitatori l’opportunità di una fruizione più consapevole – spiega il segretario generale dell’Opera, Stefano Filipponi – In questo contesto il refettorio d’inverno, con il Cenacolo e la Cappella Cerchi, costituisce il percorso che con nuovi allestimenti accoglie i visitatori introducendo i temi essenziali alla comprensione del complesso monumentale di Santa Croce”.
La croce che fiorisce: le opere in mostra
Elemento cardine della narrazione del miracolo delle stimmate è la creatura angelica apparsa a Francesco: nella prima Vita di Tommaso da Celano (1228-1229) si tratta di un serafino crocifisso, nella Legenda maior di Bonaventura da Bagnoregio scritta nel 1263, è Cristo crocifisso tra le ali del serafino.
Il percorso espositivo parte dalla tavola di metà Duecento, dell’anonimo Maestro della croce 434, custodita alle Gallerie degli Uffizi, un unicum nell’ambito della più antica tradizione della raffigurazione delle Stimmate, e visualizza il racconto della prima biografia di Francesco, scritta da Tommaso da Celano fra il 1228 e il 1229. Da essa dipende la raffigurazione del miracolo inclusa nella tavola con San Francesco e storie della sua vita di Coppo di Marcovaldo, della basilica di Santa Croce, eseguita per la primitiva chiesa dei francescani fiorentini.
In occasione della mostra alcune opere d’arte tornano dopo secoli nel luogo della loro origine. Culmine del percorso espositivo sono infatti due formelle di Taddeo Gaddi con la Crocifissione di Cristo e San Francesco che riceve le Stigmate che fino al 1810 facevano parte dell’arredo della sagrestia di Santa Croce e che adesso si trovano alla Galleria dell’Accademia di Firenze. Dopo oltre duecento anni vengono riportate nel complesso conventuale per il quale furono realizzate, insieme agli altri 26 elementi della serie, oggi divisi e custoditi dalla Galleria dell’Accademia di Firenze, dalla Gemäldegalerie di Berlino e la Alte Pinakothek di Monaco.
Singolare fiore all’occhiello della mostra è un’opera, mai esposta in pubblico, anch’essa di Taddeo Gaddi: un piccolo tabernacolo “portatile” (aperto misura 60 X 70 centimetri) con la Crocifissione e gli Apostoli (al centro), le Stigmate di san Francesco e la Resurrezione di Drusiana (sportello sinistro), la Madonna con il Bambino in trono tra sant’Antonio di Padova e san Ludovico di Tolosa, il battesimo di Cristo (a destra).
Le peculiarità iconografiche dell’opera, che fa parte di una collezione privata, ne fanno un unicum nell’ambito della pittura fiorentina del Trecento. La Crocifissione, infatti, si qualifica come una rara variante della croce “che fiorisce”, ovvero fonte di salvezza. Questa e altre considerazioni suggeriscono la possibilità di una identificazione del tabernacolo con un’opera eseguita per il frate inquisitore (Santa Croce è stata per secoli sede dell’Inquisizione), pagata a Taddeo Gaddi nel 1322. Nel catalogo della mostra si propone di identificare il dotto religioso con Fra’ Pace da Castelfiorentino, inquisitore dal 1319 al 1322.
Il percorso espositivo vede anche molte testimonianze scritte e illustrazioni librarie che documentano l’evoluzione del rapporto tra immagine e fonti scritte. Tra le opere più prestigiose in mostra: la celebre Bibbia francescana di Cesena, miniata dal Maestro di Bagnacavallo, un graduale dell’Archivio storico di Arezzo, proveniente da San Lorenzo a Bibbiena, contenente una miniatura con le Stimmate in corrispondenza della festa di San Francesco e due manoscritti della Medicea Laurenziana oggetto di recenti studi.