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Il “desert rock” di Brian Lopez arriva a Firenze: “La musica? Non è un lavoro, per me è pura gioia”

Brian Lopez chitarrista dei Calexico presenta sul palco fiorentino venerdì 6 dicembre il suo ultimo lavoro solista, l’intenso “Tidal”

Brian Lopez

Venerdì 6 dicembre arriva sul palco del Circolo Arci Il Progresso di Firenze Brian Lopez, musicista poliedrico nato a Tucson in Arizona.

Lopez ha iniziato il suo percorso musicale prima con la band Mostly Bears nell’ambiente del desert rock del southwest, poi con la fotografa e cantautrice francese Marianne Dissard con cui ha girato il mondo in tour.

Sono moltissime le sue collaborazioni, con artisti del calibro di: KT Tunstall, Howe Gelb, i Giant Sand (con cui tutt’oggi va spesso in tour come bassista), fino a entrare in pianta stabile con gli XIXA prima e con i Calexico poi, con cui dal 2018 è chitarrista e vocalist.

Nell’estate 2023 ha pubblicato il suo quarto lavoro solista, lo splendido “Tidal”, in cui miscela le sfumature folk a-la Nick Drake (senza tralasciare una delle sue massime ispirazioni come Jeff Buckley) con il suo amato desert rock.

Ecco la nostra intervista a Brian Lopez

Tu vieni da Tucson, in Arizona, un luogo che non ho mai avuto il piacere di visitare, ma che dicono essere un paradiso. La tua musica in qualche modo è stata influenzata dall’ambiente in cui hai vissuto?

Tucson è un posto speciale, con cui litigo da sempre. È bello tornare a casa e necessario andarsene. Ogni volta che torno vedo i cambiamenti nella mia piccola città. Non è più quella di una volta. Ma d’altronde, cosa lo è? Detto questo, è impossibile sfuggire all’influenza del deserto di Sonoran nella scrittura delle mie canzoni. Sono fuggito per anni, ma alla fine mi sono arreso e ho lasciato che prendesse il sopravvento.

Per fortuna più invecchio, più amo il processo di creazione della musica e la realizzazione di diversi progetti musicali in cui credo. Quindi per me non è affatto lavoro, è pura gioia

Il tuo ultimo disco “Tidal” è stato definito un “capolavoro psichedelico”, in quanto tempo e come lo hai realizzato? A cosa ti sei ispirato?

Ho scritto e registrato Tidal durante la pandemia. All’epoca stavo sperimentando la psilocibina. Non prendevo funghi da quando andavo al college e, da uomo adulto, l’ho trovata un’esperienza completamente diversa. Dal punto di vista dei testi, sento che i funghi mi hanno spinto in nuovi spazi che prima non mi erano accessibili. Ma dal punto di vista musicale, mi sembra che tutti i miei album precedenti avessero una produzione psichedelica molto più intenzionale. In effetti, ho cercato di rendere Tidal il più “pop” possibile, dal punto di vista della produzione. Quindi sono contento che la psichedelia emerga ancora.

Una canzone del disco è dedicata all’attrice Margot Kiddar, protagonista di Superman e poi morta suicida. Cosa ti ha colpito della sua storia?

Mi sono imbattuto nella sua storia in una rivista e mi ha colpito. Sembrava che vivesse una doppia vita: da un lato era la stella più luminosa, dall’altro lottava contro il disturbo bipolare. Credo che la maggior parte di noi possa identificarsi con questa dualità: Da un lato, abbiamo la nostra vita pubblica che gli altri possono vedere e che possiamo manipolare per farla apparire come vogliamo. Dall’altro lato, abbiamo una vita privata… una vita in cui soffriamo. Una vita che chiudiamo al pubblico per paura di essere percepiti come deboli o fallibili.

Il brano Psilocybin Dream ricorda un po’ la musiche di Ennio Morricone, conosci questo grande compositore italiano? È uno dei più grandi motivi di orgoglio per noi italiani!

Ma certo! Ennio Morricone è una grande influenza nella musica degli XIXA (una band di Cumbia rock psichedelica, nata nel 2015). Ho molte delle sue colonne sonore in vinile… roba che non si trova online. È uno dei grandi maestri del nostro tempo, questo è certo! Ottimo lavoro, Italia!

Negli ultimi dieci anni hai suonato con i Calexico, con la tua band XIXA, con gruppi come Orkesta Mendoza e Giant Sand. So che sei già al lavoro sul prossimo album degli XIXA e con una cantautrice francese. Sembra che tu non riesca a stare con le mani in mano. La musica è la tua ragione di vita…

L’industria musicale non è più quella di una volta. Ma io stesso non ho mai vissuto nei giorni di gloria. Ora bisogna avere le mani in pasta in molti progetti diversi e far progredire tutto in ogni momento, altrimenti si rimane indietro. Per fortuna più invecchio, più amo il processo di creazione della musica e la realizzazione di diversi progetti musicali in cui credo. Quindi per me non è affatto lavoro, è pura gioia. Ora, se fossi stato più alto di circa 10 centimetri, avrei preferito essere un giocatore di basket professionista… forse nella prossima vita.

La tua voce viene paragonata a cantanti come Jeff Buckley e Devendra Banahrt, ma anche a Nick Drake, Syd Barrett, Bob Dylan e Donovan.
Ti ritrovi in questi paragoni?

Sento spesso parlare di Jeff Buckley e Nick Drake... Non mi sono mai appassionato troppo alla musica di Jeff Buckley, ma capisco il paragone con le nostre voci. Abbiamo la stessa gamma e lo stesso timbro. E per quanto riguarda Nick Drake, cosa posso dire? Pink Moon è uno dei miei album preferiti di sempre. Gradisco sempre gli artisti che scrivono musica estremamente complicata, interessante, ma velata di “pop”. Come Elliott Smith, i Beatles, Nick Drake... Non ce ne sono molti là fuori. Nick Drake è stato uno dei veri Maestri.

Cosa suonerai per noi a Firenze? Suonerai “Tidal” o forse qualcos’altro?

Ho passato alcuni mesi a creare questo spettacolo, concettualmente. Sarà intimo, ma molto più di un uomo con la sua chitarra che suona le sue canzoni. Detto questo, sì, potete aspettarvi molte canzoni da Tidal – e alcuni brani scelti dal mio disco precedente, oltre a un paio di cover divertenti. È tutto l’anno che aspetto questo tour italiano. È la prima volta che vengo in questo paese, quindi sono molto emozionato e orgoglioso di essere con voi questo dicembre!

Birna Lopez, Tidal

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