Primo giorno del Forum Risk di Arezzo arrivato alla diciannovesima edizione, l’evento nazionale che affronta le sfide della sanità del presente e soprattutto del futuro. Una giornata di contronto, per un nuovo patto Governo-Regioni a cui ha partecipato anche il ministro Orazio Schillaci insieme a quattro presidenti di Regione o Consiglio regionale, di Toscana, Marche, Lazio e Calabria.
C’è chi chiede riforme e una migliore programmazione dei bisogni e degli investimenti, c’è chi spinge sull’autonomia differenziata e chi no, perché sempre più risorse sono vincolate e finalizzate. “C’è sicuramente necessità di fare squadra tra Regioni e Governo – esordisce il presidente della Toscana, Eugenio Giani – Ma il problema della sanità non sono le riforme da fare o l’autonomia, che già c’è, ma le risorse che mancano e che si possono trovare senza aggiungere nuove tasse”.
Il presidente lo spiega. “Le tre voci principali del bilancio statale – elenca – sono oggi 500 miliardi di spesa dei ministeri e dei loro apparati, quasi 300 miliardi per la previdenza sociale e 138 miliardi per la sanità. Quello che con molto pragmatismo e buon senso propongo è togliere venti miliardi ai ministeri, un taglio del quattro per cento di cui neppure si accorgerebbero, e investirli sulla sanità. Con queste risorse alla Toscana potrebbero arrivare tra i quattro e i cinquecento milioni l’anno, che potrrebbero permettere di avere liste di attesa più corte e pronto soccorsi più funzionali, perché potremmo assumere medici e pagare gli straordinari, e strutture socio sanitarie con servizi diffusi sul territorio come le case di comunità, gli ospedali di comunità, i punti di intervento rapido o le cure a domicilio”. “Serve chiaramente una volontà politica forte, occorre – conclude Giani – ridare centralità alla sanità e fare un prorità della difesa dei sistemi sanitari pubblici”. In questo modo – tira le somme – si potrebbe arrivare ad investire per la salute di tutti i cittadini non il 6,3 per cento del prodotto interno lordo quanto è oggi, ma anche l’8 per cento come la Francia o il 10 per cento della Germania”.
Abolire il numero chiuso a Medicina
Rimane il problema dei medici che, anche quando si riescono a bandire i concorsi, comunque non si trovano, soprattutto per lavorare nelle aree interne più marginali o nelle isole. Al riguardo Giani propone di abolire il numero chiuso per l’accesso alle facoltà di medicina. “Non ha più senso, è solo una spinta corporativa”, commenta.
Su autonomia o centralizzazione, il presidente Giani dichiara: “La sanità è gestita bene dalle Regioni, che garantiscono anche grande flessibilità. Non inseguiamo modelli del passato”. “Chiediamo più risorse al Governo, stanziamenti che tengano conto dell’inflazione – risponde Giani –. Ma nel momento in cui chiediamo più fondi per non tagliare i servizi erogati, abbiamo anche quest’anno investito 330 milioni di euro sulla sanità pubblica toscana togliendoli al resto del bilancio regionale. Investimenti che ci hanno consentito di rimanere sul podio della sanità italiana. Lo abbiamo fatto perché convinti che la risposta ai bisogni di salute dei cittadini sia una priorità. Se l’abbiamo fatto noi lo possono fare anche il Governo e i Ministeri”.