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Dopo il Setterosa, Caterina Banchelli disegna il suo futuro tra studio e creatività

L’ex portiere della nazionale italiana racconta a La Toscana delle Donne il suo addio alla pallanuoto e la necessità di maggiore visibilità e riconoscimento per lo sport femminile

Caterina Banchelli è stata per oltre un decennio volto simbolo della pallanuoto italiana. Dopo aver iniziato con nuoto e atletica, nel 2012 si avvicina alla pallanuoto, ricoprendo il ruolo di portiere per la Rari Nantes Florentia. Qui resta per 12 stagioni, tra giovanili e prima squadra, prima di trasferirsi, nel 2023, alla SIS Roma, con cui conquista la Coppa Italia.

In ambito internazionale, Banchelli ha contribuito ai successi della Nazionale italiana, vincendo il bronzo agli Europei 2022 e ai Mondiali 2023, oltre a partecipare alle Olimpiadi di Parigi 2024. Subito dopo i Giochi, però, la ventiquattrenne fiorentina ha annunciato il ritiro dall’attività agonistica per concentrarsi sugli studi, sulla professione di designer e aprire un nuovo capitolo della sua vita.

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Caterina Banchelli è stata tra le atlete toscane che hanno ricevuto il Pegaso delle Donne in occasione dell’evento dedicato allo sport nel programma della terza edizione de La Toscana delle Donne, occasione per affermare un mondo sportivo più inclusivo, superare discriminazioni e violenze, sensibilizzare su pari opportunità e diritti, promuovere un linguaggio di genere e, più in generale, una cultura sportiva universale.

Penso che questa sia un’ottima iniziativa. È giusto iniziare a spingere sempre di più per la promozione dello sport femminile, anche in Italia. Purtroppo, però, ci sono ancora discipline che necessitano di una spinta ulteriore, e tra queste c’è sicuramente anche la pallanuoto femminile”.

Caterina sottolinea che, pur avendo lasciato l’agonismo per motivi personali, la mancanza di visibilità e di riconoscimento per sport come il suo resta un problema evidente. “Ho sempre condotto due vite parallele: quella in vasca e quella da studentessa. La mia è stata una scelta di vita per aprirmi a nuove esperienze. Ma non possiamo negare che lo sport femminile, a differenza del calcio maschile, fatichi ancora a trovare spazio sulle prime pagine. È importante continuare a lottare affinché anche discipline come la pallanuoto abbiano il riconoscimento che meritano“.

 

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Banchelli si sofferma anche su un tema centrale: il professionismo nello sport femminile. “Allenarsi tutti i giorni, fare sacrifici e rinunce, richiede lo stesso impegno che vediamo nel calcio maschile, ma le donne non ricevono lo stesso riconoscimento. È fondamentale che tutti gli sport, a livello femminile, possano essere riconosciuti come professionistici, non solo il calcio“.

Guardando ad esempi internazionali, Caterina cita il modello americano: “Negli Stati Uniti hanno saputo valorizzare lo sport femminile attraverso una comunicazione efficace. La pallacanestro femminile, che un tempo giocava in palazzetti vuoti, ora riempie gli stadi grazie alla visibilità e al sostegno adeguati. Dovremmo imparare da loro”.

Alla domanda se avrebbe continuato a giocare se fosse stata una professionista, Caterina risponde con sincerità: “Non lo so, forse sì, forse no. La mia è stata una decisione personale: voglio esplorare nuovi mondi, conoscere nuove persone e aprire un nuovo capitolo della mia vita. Non si è trattato di una scelta economica, ma di un cambiamento che sentivo necessario per me stessa“.

 

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