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La scrittrice Roberta Recchia vince il Premio letterario Massarosa con “Tutta la vita che resta”

“Tutta la vita che resta” è un romanzo dolcissimo, doloroso, accogliente, intimo e corale, che esplora i meccanismi della vergogna e del lutto, ma soprattutto dell’affetto e della cura, e li fa emergere con delicatezza sapiente

Roberta Recchia

La scrittrice Roberta Recchia con “Tutta la vita che resta” ha vinto la 38esima edizione del Premio letterario Massarosa.

L’annuncio è stato dato nella serata finale al Teatro Vittoria Manzoni di Massarosa, con il voto in diretta della giuria popolare.

Il premio della giuria tecnica è stato invece assegnato a “Marguerite è stata qui” di Eugenio Murrali, mentre ad aggiudicarsi il premio copertina è stata sempre Rizzoli per “Tutta la vita che resta” di Recchia.

Il premio, promosso dal Comune di Massarosa con il sostegno della Fondazione Pomara Scibetta arte bellezza e cultura, ha nella serata finale il suo momento più atteso con la messa in scena delle pagine dei romanzi finalisti a cura di Coquelicot teatro.

La colonna sonora è stata affidata alla voce di Michela Lombardi accompagnata dal maestro Andrea Garibaldi al piano, all’attrice Patrizia Lazzarini per la lettura delle sinossi e quest’anno i musicisti Giampiero Pierini e Roberto Baccelli per un omaggio al centenario pucciniano.

Tutta la vita che resta di Roberta Recchia

“Tutta la vita che resta” è un romanzo dolcissimo, doloroso, accogliente, intimo e corale, che esplora i meccanismi della vergogna e del lutto, ma soprattutto dell’affetto e della cura, e li fa emergere con delicatezza sapiente.

Racconta ala storia di uno strappo che sembrava impossibile da ricucire, una famiglia che nel corso degli anni ritrova la strada nella forza dei legami. Ci sono libri che ti entrano dentro, che ti accompagnano per mano nella vita di tutti i giorni.

È ciò che succede con l’esordio magnetico di Roberta Recchia, una storia da cui non ci si stacca, con protagonisti vivi, autentici. Come Marisa e Stelvio Ansaldo, che nella Roma degli anni Cinquanta si innamorano nella bottega del sor Ettore, il padre di lei.

La loro è una di quelle famiglie dei film d’amore in bianco e nero, fino a quando, anni dopo, l’adorata figlia sedicenne Betta – bellissima e intraprendente – viene uccisa sul litorale laziale, e tutti perdono il proprio centro. Quell’affetto e quella complicità reciproca non ci sono più, solo la pena per la figlia persa per sempre. Nessuno sa, però, che insieme a Betta sulla spiaggia c’era sua cugina Miriam, al contrario timida e introversa, anche lei vittima di un’indicibile violenza.

Sullo sfondo di un’indagine rallentata da omissioni e pregiudizi verso un’adolescente che affrontava la vita con tutta l’esuberanza della sua età, Marisa e Miriam devono confrontarsi con il peso quotidiano della propria tragedia.

Il segreto di quella notte diventa un macigno per Miriam fin quando – ormai al limite – l’incontro con Leo, un giovane di borgata, porta una luce inaspettata: l’inizio di un amore che fa breccia dove nessuno ha osato guardare.

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