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Vinicio Capossela “esorcizza il Natale” in concerto a Firenze con il suo album “Sciusten Feste n.1965”

Venerdì 8 novembre al Teatro Cartiere Carrara di Firenze piomba l’irresistibile Vinicio Capossela con “Conciati per le feste” questa la traduzione del titolo dell’ultimo disco del cantautore

Al periodo delle festività natalizie spesso si associa anche un mood malinconico, perché il Natale non è bello per tutti, soprattutto per chi è solo o sta attraversando un periodo difficile.

Questo Vinicio Capossela lo sa bene e proprio per esorcizzare lo spirito natalizio ha realizzato il suo ultimo album “Sciusten Feste n.1965” che presenterà in concerto venerdì 8 novembre al Teatro Cartiere Carrara di Firenze.

“Conciati per le feste” questa la traduzione del titolo dell’album che è stato registrato tra il 2020 e il 2021 insieme alla storica band del cantautore, quindici canzoni tra riscritture, rivisitazioni e reinterpretazioni di standard natalizi, con la partecipazione di alcuni ospiti speciali come Marc Ribot, Greg Cohen, Mikey Kenney, Vincenzo Vasi e le Sorelle Marinetti.

In Sciusten Feste n. 1965 ci sono anche tre brani inediti (il primo singolo estratto Voodoo Mambo, Sciusten feste n.1965 e Il guastafeste) che affiancano dodici canzoni d’importazione che, per assonanze diverse, per Capossela hanno a che fare con la festa: c’è lo swing alla Louis Prima, il folklore italo-americano di Lou Monte e Nick Apollo Forte, gli inni presbiteriani, le fantasmagorie fiabesche, pezzi festivi e digestivi, marimbe di ossa, ottoni e vibrafòni. C’è la doppia ancia dei sassofoni, l’organo Farfisa, la chitarra a pancia grossa, il contrabbasso degli Aristogatti, i tamburi forsennati, i cori, gli inni e le campanelle.

“Sono canzoni che danno spazio all’anima della festa, ai trambusti, agli abbracci, alle lacrime, alle redenzioni, alle rivoluzioni, alle ribellioni, ai trabocchi e agli sgambetti della stagione in cui si sospende il tempo dell’utile. Il tempo del lutto, il tempo della morte e della rabbia, per recuperare sotto la tenda di Achille, mentre fuori infuria la battaglia, quel senso di comunità, di gioco e di festa, che è una delle più feconde espressioni dell’umano – racconta Capossela – ci sono riscritture, rivisitazioni e reinterpretazioni di standard natalizi, brani inediti, luna park, danze di ossa, raffiche di spumante e swing italo-americano, Tanzlieder da umanità pangermanica, inni, feste e guastafeste, senza dimenticarci di Erode, perché non bisogna dimenticarsi del male nemmeno quando è occultato dai rassicuranti giorni del presepe. E tutto finisce in coriandoli come quelli che compongono la scritta del titolo che sta al collo del cane da circo in copertina, che fatica a stare in equilibrio. Ed è fatta di coriandoli anche la preziosa strenna in ghost track, la traccia fantasma che arriva a salone vuoto.”

Il disco ha una storia lunga che risale al 1999, anno in cui Capossela ha fatto il primo concerto per le feste al Fuori Orario, locale storico affacciato ai binari della ferrovia a Taneto di Gattatico. Da allora, ha continuato ogni dicembre a dare vita a concerti strabordanti, che hanno glorificato la festa e l’hanno realizzata. Concerti grazie ai quali si è creata una comunità e una tradizione: il Natale al Fuori Orario.

Nel sostantivo Schutzen c’è anche la radice del verbo proteggere. Proteggere, riparare, difendere ciò che si ha di più caro. Difendere la nostra innocenza in un mondo che la nega

Una storia unica, celebrata anche nel film documentario Natale Fuori Orario, presentato lo scorso 17 ottobre alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Freestyle e distribuito dalla Cineteca di Bologna.

Più di vent’anni di pratica di concerti per le feste hanno affinato, tornito e rinforzato il repertorio del disco, ma ne hanno al tempo stesso impedito la registrazione. C’è voluto il confinamento pandemico per trovare il Natale libero per registrare le canzoni allo studio Esagono di Rubiera, riunendo la band dei veterani del Natale Alessandro “Asso” Stefana, Giancarlo Bianchetti, Mirco Mariani, Teo Ciavarella, Glauco Zuppiroli, Michele Vignali e Achille Succi.

“Il titolo “Sciusten Feste n.1965” lo ha scritto a penna Vito, mio padre, anni fa su un foglio di carta arancione, – ha raccontato Vinicio Capossela – ed è un ricordo a orecchio della festa con luna park più smisurata vista nella sua gioventù ad Hannover, dove è tradizione ospitare i più estesi accampamenti di Schützenfest, questo chiassoso raduno in cui si tira al bersaglio, si elegge un campione, si beve moltissimo e la musica non è un granché. All’apparenza è una di quelle ritualità pittoresche e anche un po’ inquietanti del mondo germanico, però a indagare bene nel sostantivo Schutzen c’è anche la radice del verbo proteggere. Proteggere, riparare, difendere ciò che si ha di più caro. Difendere la nostra innocenza in un mondo che la nega, che si può misteriosamente fare anche salvaguardandola in cose di poco valore come le lucine, i coriandoli, le canzoni o i bersagli. Difendere la festa è un po’ come salvare il gioco e l’infanzia del mondo. Sciusten Feste n.1965 esce in questo 2024 un po’ perché, per citare Piero Ciampi, “è Natale il 24” e un po’ perché se aspettiamo il corso degli avvenimenti non ci sarà niente da festeggiare per un bel pezzo.conclude Capossela – Lo pubblichiamo dunque ora, nel momento del buio, per invocare la luce. Come gli Schutzen, i tiratori da luna park, per difendere con fucili giocattolo la nostra innocenza, e anche per guastare un po’ la festa a quanti ci stanno facendo la festa. In maniera propiziatoria. Sperando che sia di buon auspicio.”

Vinicio Capossela

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