Sabato 2 novembre ospite dell’Autunno Fiesolano arriva in concerto al Teatro di Fiesole il violinista e polistrumentista Federico Mecozzi.
Al fianco del pianista di fama mondiale Ludovico Einaudi da quando aveva 17 anni, Federico Mecozzi compone e interpreta la musica senza confini o etichette, passando dal pop al rock, dal liscio alla musica tradizionale bretone, irlandese e scozzese.
Oltre ad essere stato nel 2019 il più giovane Direttore d’orchestra al Festival di Sanremo per Enrico Nigiotti, ha suonato con tantissimi musicisti diversi: Pacifico, Angelo Branduardi, Morgan, Enrico Nigiotti, Blonde Redhead, Remo Anzovino, Filippo Graziani, Andrea Mingardi, I Ministri.
Mecozzi offrirà agli spettatori di Fiesole un concerto insieme al suo quartetto che attraversa diversi brani dei suoi due album da solista, “Awakening” e “Inwards”, ma anche rivisitazioni di autori universalmente significativi.
Ecco la nostra intervista a Federico Mecozzi
Ciao Federico! Come hai iniziato a suonare il violino, com’è nata questa passione?
La passione è nata molto, molto presto, già quando ero neonato in casa mia si ascoltava tantissima musica e mi è entrata nel sangue ben presto. A 4-5 anni ho iniziato con la chitarra che ho scelto perché amavo la canzoni di Fabrizio De Andrè. Da piccolissimo conoscevo tutte le canzoni a memoria e avevo il desiderio di cantarle tutte. Ero convinto che nella vita a avrei fatto il cantautore, ho iniziato anche a scrivere canzoni. Poi a 12 anni ho sentito il bisogno di conoscere anche altro e esplorare nuovi strumenti. Ho scelto quasi casualmente il violino, anche se conoscevo bene Branduardi e Mario Pagani che sono violinisti. Mi sono iscritto al Conservatorio e poi con il violino è stato amore a prima vista.
il violino richiede un mantenimento a vita, è uno strumento che va continuato a studiare ogni giorno. Per cui si innesca questa sorta di amore e odio che ti rende schiavo e in realtà è bellissimo
Il violino è uno strumento difficile da imparare, soprattutto all’inizio non è facile
È uno strumento tremendo (ride), nei primi anni non da nessun tipo di soddisfazione ci vuole una grande perseveranza. Poi richiede un mantenimento a vita, è uno strumento che va continuato a studiare ogni giorno. Per cui si innesca questa sorta di amore e odio che ti rende schiavo e in realtà è bellissimo.
Da violinista quali sono le melodie o i compositori che ami suonare?
Ho sempre avuto una predilezione per tutto il periodo Barocco, in particolare amo Vivaldi.
Dal 2009 hai accompagnato un grandissimo pianista Ludovico Einaudi, che esperienza è stata?
Sicuramente continua ad essere l’esperienza più importante, più significativa e anche formativa della mia vita, sia a livello artistiche che a livello umano. Prima di tutto perché lui è una persona con cui è bellissimo lavorare, perché si pone sempre alla pari, ha creato una squadra di cui ho il piacere di fare parte che è una vera e propria famiglia. A livello artistico la cosa più bella è che da lui viene richiesta molta creatività, non è il maestro che impone la parte, ma chiede piuttosto di dare un tuo contributo alla sua musica e questo è meraviglioso. In più calcare palchi così importanti in tutto il mondo e viaggiare così tanto è un’esperienza che continua ad aprirmi la mente sempre di più.
Hai collaborato con musicisti diversissimi tra loro da Pacifico a Branduardi a gruppi rock con i Ministri o i Blonde Redhead. Come fai ad essere così versatile?
La mia filosofia nell’approccio alla musica è da sempre lo spaziare tra mondi musicali e sonori sempre diversi e contaminarli. Fin da piccolo ho sempre ascoltato musica di ogni tipo dalla classica al rock, i cantautori italiani, tanta musica etnica. Per cui anche quando studiavo in conservatorio dove il percorso è molto accademico in realtà ho sempre sentito il bisogno di toccare da subito tanti altri generi. Ho suonato musica tradizionale nord europea, folk irlandese, il liscio romagnolo, le ho fatte tutte, è un grande bagaglio che mi porto dentro. Penso sia giusto anche sdoganare un uso del violino che non è propriamente classico ma che si inserisce anche nel pop o nel rock. Per me è sempre qualcosa di molto gustoso e si riflette anche nella musica che scrivo
Nel 2019 sei stato il più giovane Direttore d’orchestra al Festival di Sanremo con Enrico Nigiotti, com’è andata?
È stato indimenticabile perché è come una grande giostra che gira e in quella settimana quasi non capisci niente, non realizzi. Ci sono talmente tante cose che succedono che il fatto di salire sul palco per tre minuti quasi non te ne accorgi. Tutto va velocissimo, ma è stato bellissimo perché Sanremo per tutti noi è qualcosa che fa proprio parte del nostro DNA, della coscienza collettiva e farne parte è stato incredibile. Mi è piaciuto moltissimo lavorare con Nigiotti un artista che stimo molto e con cui mi sono trovato benissimo anche a livello umano, tra l’altro toscanaccio doc. Anche lavorare con l’orchestra del festival è stato stupendo perché hanno tutti una grandissima professionalità e una bravura eccellente. Detto questo io mi sento più a mio agio sul palcoscenico quando suono il violino, piuttosto che in un contesto televisivo.
Tu che hai suonato tutto con tutti, c’è qualcosa che vorresti ancora fare o un artista con cui ti piacerebbe lavorare?
Se è ammesso anche il campo dell’irrealizzabilità, il mio grande rimpianto è di non aver mai incontrato e conosciuto e magari suonato con Franco Battiato. Sono un fan, ma fan è riduttivo, sono un devoto di Battiato. Se potessi tornare indietro nel tempo e realizzare un sogno sarebbe questo.
I biglietti (15 e 20 euro) sono disponibili sul sito del teatro www.teatrodifiesole.it, su www.ticketone.it (tel. 892 101) e nei punti Box Office Toscana (www.boxofficetoscana.it/punti-vendita – tel. 055 210804).