Un braccio robotico che preleva i frammenti ceramici o di pietra, poi li passa ai sensori per le analisi chimico fisiche e crea un modello 3D completo di tutte le informazioni. Uno scenario avveniristico che unisce robotica e intelligenza artificiale, destinato a rivoluzionare il mondo dell’archeologia e che sarà presto realtà grazie ad Automata, un nuovo progetto della durata di cinque anni coordinato dall’Università di Pisa e finanziato dal programma HorizonEU dell’Unione Europea.
Verrano sviluppati due prototipi di braccia robotiche smart, uno dei quali sarà testato a Pisa nei laboratori del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere. L’obiettivo è di diffondere il più possibile la tecnologia rendendola disponibile a basso costo: i software saranno rilasciati come open source e le principali componenti robotiche del dispositivo potranno essere riprodotte con una stampante 3D.
“Ad oggi la fase di analisi dei reperti richiede molto tempo e forti competenze per questo non è possibile fare analisi in modo massivo” spiega il professore Gabriele Gattiglia dell’Università di Pisa, coordinatore del progetto. Con Automata tutto ciò potrebbe cambiare perché “faciliterà la documentazione archeologica grazie allo sviluppo di un sistema di digitalizzazione avanzata che integra sensoristica archeometrica, automazione robotica e intelligenza artificiale. I reperti diventeranno così oggetti parlanti a partire da origini, utilizzi ed evoluzione per raccontare la vita quotidiana, le relazioni, l’ambiente e la storia umana di chi ci ha preceduto”.
Il progetto consentirà una digitalizzazione rapida e a basso costo. Inoltre, semplificherà l’acquisizione dei dati, a beneficio di istituzioni pubbliche e private, musei e istituti dedicati alla ricerca, alla conservazione e alla tutela. Il lavoro di documentazione andrà ad arricchire il Cloud dedicato alla condivisione e all’utilizzo innovativo del patrimonio culturale che l’Unione Europea sta costruendo.
La realizzazzione di Automata prevede un partenariato di eccellenza composto da dodici organizzazioni accademiche e non accademiche provenienti da sette paesi: le università di Bordeaux Montaigne, York, Barcellona, Gerusalemme; il King’s college di Londra;l’Istituto Italiano di Tecnologia; l’Institut National de Recherches Archéologiques Préventives-INRAP; il Museo Archeologico di Zagabria; le imprese italiane QBrobotics e Miningful e l’agenzia di comunicazione belga Culturelab, sotto il coordinamento dell’Università di Pisa.