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Dall’unione di 12 produttori nasce la prima Carta Etica del Vermouth toscano

La firma è il preludio verso la creazione di una denominazione e il riconoscimento della categoria di prodotto. Tra le regole che i produttori si sono auto-imposti che il vino di base del vermouth sia prodotto in Toscana. Ecco l’elenco dei firmatari

Nasce la “Carta Etica” del vermouth toscano - © Michele Tamasco

Dodici produttori hanno firmato la “Carta etica” del vermouth toscano . Non era un’impresa semplice mettere insieme i produttori toscani di vermouth sotto l’ombrello di una serie di valori condivisi ma la firma di oggi, 2 ottobre, a pochi giorni dal primo Salone del Vermouth, in scena al The Social Hub sabato 5 ottobre, battezza a tutti gli effetti la prima “Carta Etica” del vermouth toscano. Si tratta del primo passo verso la creazione di una denominazione e il riconoscimento della categoria di prodotto .

Il progetto nasce dall’idea di Enrico Chioccioli Altadonna (Winestillery), Tommaso Pieri (Duit) e del giornalista Federico Silvio Bellanca, e ha in pochissimo tempo trovato il favore di realtà produttive diverse tra loro di cinque province (Firenze, Prato, Siena, Grosseto e Livorno) unite dalla volontà di preservare la tradizione secolare locale della fortificazione del vino, e, all’interno della regolamentazione europea che già pone delle regole per la produzione, autoimporsi ulteriori paletti per la definizione in etichetta della dizione “Vermouth Toscano” .

“Nel mondo del gin abbiamo visto come con estrema facilità si possono aggirare le regole – ha raccontato Bellanca – ad esempio facendosi produrre il distillato a Londra o in qualche grande distilleria industriale collocata geograficamente in un’altra area della penisola, e poi chiamarlo toscano. Anche se a livello di legge non c’è nessun illecito, è comunque fuorviante per il consumatore e disincentiva lo sviluppo del settore a favore della semplice Private Label, senza dunque portare valore al territorio”.

La carta etica

La carta ha la forma di una lettera aperta che mira a coinvolgere anche gli altri produttori regionali

Alla base della carta una volontà dichiarata che impegna produttori, distillatori, trasformatori, esperti del settore, distributori, consumatori, utilizzatori, ovvero usare un Vermouth che sia toscano in quanto:

  1. Realizzato usando interamente vini prodotti nel rispetto della Indicazione Geografica Tipica “Toscano”
  2. Prodotto ed imbottigliato esclusivamente in Toscana
  3. Rispettoso delle uve, dei vini e dei metodi tradizionali del luogo di produzione
  4. Naturale tanto nei metodi produttivi quanto nella scelta delle materie prime
  5. Fedele alle origini del Vermouth storicamente prodotto in Toscana

Le aziende firmatarie

Le aziende firmatarie oggi sono:

  • Winestillery (Gaiole in Chianti)
  • Duit (Firenze)
  • Nannoni Grappe (Civitella Paganico)
  • Distilleria Elettrico (Livorno)
  • Opificio Nunquam (Prato)
  • Fermenthinks (Firenze)
  • Vermouth Del Mugello (Barberino di Mugello)
  • Senensis Spirits (Castellina in Chianti)
  • Mr Liquor (Lucca)
  • Tenuta Lenzini (Capannori)
  • La Selva (Orbetello)
  • Giochi di Spiaggia (Prato)

A supportare il progetto anche alcune distribuzioni importanti di livello nazionale come Fine Spirit, Spirits e colori, che si sono già impegnate a utilizzare il nome “vermouth toscano” solo per prodotti che rispettino i requisiti, e che al contempo proveranno a privilegiare a parità di condizioni chi lavora in maniera etica sostenibile e territoriale.

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